Gruppo Nivola: padre e figlio nei guai per bancarotta e per evasione fiscale

Sonia

Gruppo Nivola: padre e figlio nei guai per bancarotta e per evasione fiscale

giovedì 10 Aprile 2014 - 18:12
Ispezione della Guardia di finanza

Ispezione della Guardia di finanza

Beni sequestrati per oltre cinque milioni di euro

Il Nucleo di Polizia Tributaria di Nuoro ha concluso un’importante operazione nel settore dei reati fallimentari e tributari, che ha visto coinvolto il “GRUPPO NIVOLA” con sede a Orani e operante nel settore dell’edilizia.

A Giuseppe e Angelo Nivola, rispettivamente a padre e figlio e accusati di bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale, sono stati sequestrati beni per oltre cinque milioni di euro.

Il G.i.p. del Tribunale di Nuoro, Mauro Pusceddu, ha disposto il sequestro preventivo di immobili, crediti commerciali, quote di partecipazione sociale in altre imprese, attrezzature edili, autoveicoli e somme di denaro depositate nei conti correnti bancari.

Entrambi sono responsabili legali rispettivamente delle società di capitali “Nivola Giuseppe S.r.l” e della “Impresa Nivola Costruzioni S.r.l”.

Giuseppe Nivola, classe 1945, per ora è stato raggiunto da un provvedimento di obbligo di dimora,  mentre il figlio Angelo (34 anni)  si trova agli arresti domiciliari.

L’indagine, coordinata del Sostituto Procuratore della Repubblica di Nuoro, Andrea Schirra, ha consentito di smascherare l’illecita attività criminosa dettagliatamente pianificata e messo in pratica dai due imprenditori.

Gli indagati avevano escogitato complesse operazioni commerciali e societarie attraverso  passaggi di denaro apparentemente regolari. Attraverso dei prestanome, avevano creato ad hoc alcune nuove società di capitali ubicate e operanti in Sardegna. Le imprese risultavano formalmente intestate a persone compiacenti, verso le quali far confluire le consistenti risorse economiche sottratte al patrimonio aziendale delle vecchie società fortemente indebitate e portate poi al sicuro fallimento. In tal modo non venivano pagati i creditori; questo, inoltre,  era un metodo sicuro per evadere l’Erario.

I due, tra l’altro, hanno emesso cambiali false, ottenuto il pagamento di assegni bancari falsi e stipulato atti di compravendita sulla base di concessioni edilizie falsificate.

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