NUORO – Riprendendo il racconto dall’eco degli eventi e dall’analisi del contesto in cui si generarono i Moti de Su Connottu, dopo aver esplorato il luogo simbolo della rivolta, Palazzo Martoni, e le intricate dinamiche che la innescarono, analizziamo ora i protagonisti della rivolta, da Paska Zau, la cui voce diede il via alla sommossa, alle figure istituzionali che ne furono travolte.
PASKEDDA ZAU – Pasqua Selis Zau nacque a Nuoro il 16 giugno del 1808, da Sebastiano Selis e Elena Mele. All’età di 20 anni, il 10 ottobre del 1828, sposò Salvatore Guiso – Brotzu di anni 23, nato a Nuoro il 13 giugno del 1805, che morì sempre a Nuoro nel 1856, noto con il sopranome di Valerio (derivato dal nome spesso usato per tradizione in famiglia). Dallo loro unione nacquero numerosi figli (diversi morirono prematuramente e alcuni nacquero da parti gemellari): Maria Rosa, nel 1832; Mariantonia, nel 1833; Valerio, nel 1835; Elena, nel 1838; Sebastiana, nel 1840; Maddalena, nel 1840; Francesco (premorto), nel 1842; Francesco (*), nel 1843; Antonio, nel 1843; Giovanni Antonio, nel 1845, e Rosa, nel 1848.

La casa di Paska-Zau (attuale via Azuni). Foto anni ’60
Paska Zau mori a Nuoro nel rione di Santu Predu, munita dei sacramenti della fede alle ore 7 la mattina del 31 gennaio 1882 in via delle Conce (attuale Via Azuni). Se ne andò cosi, in un freddo mattino d’inverno, la coraggiosa e battagliera eroina che scosse gli animi dei poveri nuoresi per ribellarsi a un grave stato di povertà e ingiustizia sociale. Al momento della morte, Paska Zau aveva dunque 75 anni, anche se i registri della Curia vescovile nuorese riportano che morì all’età di “… circa ottant’anni…”. Segno evidente di una esistenza consumata da fatiche, dolori e dalle grandi avversità della vita. Gli attuali eredi nuoresi di Paska Zau, discendono dal ramo di Francesco Guiso (*), che sposò Luigia Floris, e da questi nacque Salvatore Guiso, che a sua volta sposò Maria Grazia Angozzi. Dal matrimonio Guiso – Angozzi, nacque Luisa Guiso, che andando in sposa a Antonio Pala da questi nacque Pala Domenico, che sposò Antonietta Arcogiese e da questi discendono gli attuali eredi viventi di Paska Zau.

Le tombe di Francesco Gallisai e Salvatore Pirisi Siotto
FRANCESCO GALLISAI – L’avvocato Francesco Gallisai – Serra nacque a Nuoro il 10 febbraio del 1822, figlio di don Giuseppe Gallisai e Annica Serra, giurista, esercitò l’attività legale a Nuoro. Nel 1854 fu eletto deputato al Parlamento Subalpino di Torino nella V legislatura per il II Collegio di Nuoro. Alla scadenza del mandato parlamentare nel 1864, ricoprì la carica di sindaco di Nuoro, carica che abbandonò quando, sul finire del 1867, iniziarono a farsi sempre frequenti le avvisaglie e le incertezze in previsione della scadenza dell’aprile del 1868, data definitiva per la messa in vendita (entro 3 anni) dei terreni comunali gravati da usi civici, in ottemperanza con la Legge 2252 del 23 aprile 1865. In previsione della scadenza del 1868, il sindaco Gallisai (che non voleva passare alla storia come “il sindaco che aveva portato via la terra ai nuoresi”) si attivò tuttavia per avviare, lo stesso anno, le pratiche per la procedura di lottizzazione e il bando di vendita relativo agli stessi terreni. Il 2 ottobre del 1867, Gallisai comunicò al sotto prefetto Giovanni Pes di San Vittorio che l’estrazione dei lotti relativi ai salti comunali era stata conclusa, poi si dimise dalla carica. Alle dimissioni di Francesco Gallisai, subentrò l’avvocato Salvatore Pirisi – Siotto, il quale, visto che la situazione amministrativa era ormai divenuta insostenibile si dimise anch’esso dalla carica di primo cittadino, non prima però di aver disposto l’affissione di un pubblico manifesto col quale, pervia delibera comunale s’intimava ai pastori nuoresi di ritirare entro tre giorni il bestiame lasciato al libero pascolo sui terreni comunali, che, in rispetto alla legge 2252 dovevano essere messi in vendita. Compiuto il suo ruolo il 23 aprile del 1868 lasciava anch’esso la carica di primo cittadino, mentre su di Nuoro si addensavano già nubi sommossa popolare. Per sopperire alla carenza istituzionale il Regio Governo inviò d’urgenza a Nuoro il Regio Delegato Straordinario cav. Emanuele Ravot, che rimase in carica fino all’agosto del 1868.

Giovanni Pes di San Vittorio sotto prefetto di Nuoro
GIOVANNI PES DI SAN VITTORIO – Giovanni Pes, nobile dei marchesi di San Vittorio, nacque ad Alghero nel 1821, iniziò gli studi nella sua città, per per seguirli in seguito all’Università Sassari dove si laureò in Giurisprudenza il 14 agosto del 1843. Si sposò ad Alghero il 1 aprile del 1848 con la nobildonna Caterinangela Lavagna, dalla quale ebbe cinque figli. Dopo il matrimonio intraprese la carriera di funzionario del Governo presso la Regia Segreteria di Stato di Firenze, grazie all’interessamento del sardo marchese Emanuele Pes di Villamarina. Il 28 ottobre 1848 viene nominato sostituto procuratore regio di terza classe presso il Consiglio della Divisione Amministrativa di Genova. Il 2 settembre del 1852 viene promosso alla seconda classe. Il 30giugno 1853 viene promosso Consigliere di terza classe. Il 1 gennaio 1860 viene promosso consigliere presso il Governo della provincia di Novara. Il 25 aprile 1867 è nominato sotto prefetto di Lanusei e infine il 26 maggio 1867 (ma a partire dal 1 giugno 1867) è nominato sotto prefetto di Nuoro. Dal momento della sua presa di possesso della sotto prefettura nuorese, il Pes di Villamarina si rese subito conto, in qualità di rappresentante del R. Governo, di avere a che fare con un territorio difficile da amministrare. L’alto funzionario si trovò infatti, a che fare con una popolazione in pieno fermento per gravi disagi sociali e per le difficilissime situazioni di sopravvivenza, dovute ciclici periodi di carestia di cronica siccità e invasioni di cavallette. Ma sopratutto sui nuoresi si profilava come un spettro la fatidica scadenza dell’aprile 1868, scadenza improrogabile che imponeva al Comune di Nuoro, in applicazione della Legge 2252 del 1865, la messa in vendita al maggior offerente dei terreni comunali soggetti ai diritti di ademprivio (diritti di uso civico); in caso contrario avrebbe provveduto alla vendita direttamente lo stesso Stato tramite le prefetture. Preso atto della difficile prospettiva che si presenta, Pes di San Vittorio a pochi giorni dal suo insediamento, il 7 giugno 1867, tramite la stampa fece diffondere una circolare dove bonariamente si dichiarava a parole di voler tutelare gli interessi della popolazione: «Solito ad attendere più che a promettere – dichiarava allora – , non vi dirò della mia buona volontà, desiderando meglio di essere giudicato dagli atti della mia amministrazione. Oltre quattro lustri di carriera mi confortano nel mio compito; tuttavia – aggiungeva – non posso né so dissimulare a me stesso quanto sarà per essermi utile ed anche necessaria l’altrui consiglio».

Pes di San Vittorio circolare del 7 giugno 1867
Tuttavia, le promesse e i buoni propositi del Pes di San Vittorio si infransero davanti all’esasperazione della misera popolazione nuorese, che alla scadenza dell’aprile del 1868 scese in piazza indignata contro le istituzioni. A farne le spese, in primis fu proprio lo stesso sotto prefetto, che il mattino di venerdì 24 aprile del 1868 (due giorni prima della sommossa) dovette fronteggiare un primo assalto di uno stuolo di popolane che presero d’assalto la sotto prefettura chiedendo a gran voce l’intervento del Pes per ottenere la revoca del provvedimento in atto. Il funzionario tuttavia non riuscì a fronteggiare la grave situazione, limitandosi a liquidare le donne esasperate con buone parole e rassicurazioni. Queste tuttavia promisero di ritornare in piazza con gli uomini la domenica successiva; cosa che poi fecero la mattina del 26, quando scoppiò la sommossa. Il 17 settembre del 1868 (5 mesi dopo la sommossa de Su Connottu) Pes di San Vittorio fu promosso sotto prefetto di Pavullo (MO) e dovette lasciare Nuoro. A riguardo va detto comunque, che quello, che secondo alcune voci veniva considerato come un normale trasferimento “d’ufficio”, si dovesse invece interpretare come una drastica rimozione dall’incarico del funzionario, che, in quanto rappresentante del Regio Governo non fu all’altezza della situazione, non sapendo cogliere in tempo i malumori e le lagnanza della cittadinanza che poi sarebbero sfociate nella violenta sommossa popolare la mattina del 26 aprile 1868.

Il vescovo Demartis, protagonista de Su Connottu
MONSIGNOR DEMARTIS E LO SCONTRO TRA CHIESA E MASSONERIA – La sommossa popolare, che poi sfociò con i fatti del 26 aprile 1868, offrì terreno fertile per fornire motivi per un violento scontro e minacce accompagnate da accuse reciproche, e per riprendere una mai sopita lotta (che andava avanti dal 1867, data in cui Demartis giunse a Nuoro) tra la Chiesa locale, rappresentata dal vescovo di Nuoro, monsignor Salvatorangelo Demartis e Massoneria nuorese, rappresenta da don Gavino Gallisai e dal medico dott. Giuseppe Cottone. Risalgono infatti ai primi mesi del 1867, le minacce fatte giungere a mons. Demartis, prima di prendere possesso della diocesi di Nuoro, dal Gallisai, col preciso intento di farlo desistere dall’incarico. Il presule tuttavia non si fece intimorire, e preso possesso dell’incarico s’impose coraggiosamente per far valere i suoi diritti per legge. Le accuse si fecero più accese allo scoppio dei moti de Su Connottu, quando la Massoneria locale accusò apertamente il vescovo di aver fomentato i disordini per gettare discredito sulle istituzioni civili. Da parte sua il Demartis rimandò le accuse al mittente, accusando apertamente gli amministratori comunali (che in gran parte non facevano mistero di appartenere alla massonerie) di aver applicato atto una legge dello Stato, che per fare cassa aveva tolto ai cittadini la terra comunitaria da lavorare, unica fonte di sostentamento.

Don Gavino Gallisai
GAVINO GALLISAI – Don Gavino Gallisai – Serra (fratello del sindaco Francesco, e in seguito anch’esso sindaco di Nuoro nel 1889) nacque a Nuoro nel 1824 da nobile famiglia. Personaggio di spicco della vita sociale e politica e nuorese, anticlericale, massone, repubblicano convinto (amico fraterno di Giorgio Asproni e dei maggiori protagonisti del Risorgimento italiano, tra cui il generale Giuseppe Garibaldi), fondò a Nuoro nel 1867, insieme all’amico dott. Giuseppe Cottone la Loggia Massonica “Eleonora”. Giuseppe Cottone, siciliano, giunse a Nuoro come medico grazie anche l’interessamento di Giorgio Asproni; già legato alla Massoneria dal periodo trascorso in Sicilia, il dott.Cottone legò forte amicizia con don Gavino Gallisai, grazie sopratutto ai comuni ideali massonici. Gavino Gallisai e Carmelo Cottone non tardarono a schierarsi da subito contro le prese di posizioni della Chiesa nuorese, rappresentata dal mons. Salvatorangelo Demartis, contro cui ebbero forti contrapposizione e dissensi. Con lo scopo di coinvolgere la Chiesa nuorese nei fatti che portarono alla sommossa popolare del 26 aprile 1868, la notte tra il 21 e 22 aprile inscenarono con diversi massoni sotto le finestre dell’episcopio, una manifestazione contro il vescovo Demartis al grido”… morte al papa, fuori il vescovo vivano i massoni…”, accusando allo stesso tempo il presule di essere un sobillatore del popolo contro le civiche istituzioni.

Il capitano Brunero e l’elenco degli imputati per la rivolta
I RESPONSABILI DELLA RIVOLTA – A sedare la violenta sommossa dei moti di Su Connottu di quella domenica del 26 aprile 1868, intervenne un squadrone di Reali Carabinieri, al comando del capitano Giacomo Brunero (vedi foto), che una volta ristabilito l’ordine pubblico procedette all’arreso dei responsabili. Vennero tratti in arresto e inviati a processo alla Corte d’Appello di Cagliari sessantanove imputati (vedi foto). Di questi, dieci: Gavino Gallisai, Giuseppe Cottone, Giuseppe Corbu, Giuseppe Floris Puggioni, Pasquale Ghisu Manca, Michele Deledda, Giovanni Nieddu, Ignazio Serra, Sebastiano Cambosu e Salvatore Verachi, furono quelli accusati”di essere stati promotori ed istigatori di saccheggio, guasti e danni violentemente commessi nella casa Municipale di Nuoro il 26 aprile 1868”, e cinquantanove quelli con l’accusa di”reato di saccheggio, di guasti e danni commessi volontariamente il 26 aprile 1868 nella casa Municipale di Nuoro, a danno di quella Civica Amministrazione”. Il tempestivo intervento del deputato Giorgio Asproni presso il ministro di Grazia e Giustizia on. Defilippo portò a una richiesta di amnistia da parte del re. La richiesta fu accolta, e il 29 novembre del 1868 Vittorio Emanuele II firmo la concessione di grazia.