NUORO – L’eco delle grida inferocite che risuonarono a Palazzo Martoni nel 1868 non si è spenta ancora oggi, 157 anni dopo i moti de Su Connottu (APPROFONDISCI). Oggi raccontiamo la storia dell’edificio che in quel momento era il cuore amministrativo della città, ovvero la sua sede comunale, la cui storia era e sarà legata a lungo e a doppio filo a quella della città.

Il vecchio Comune di Nuoro ai tempi de Su Connottu (foto S.Novellu)
I LUOGHI DE SU CONNOTTU: IL PALAZZO MARTONI – Teatro principale di quelle tragiche ore di 157 anni fa in cui si mise a ferro e fuoco la città fu il cosiddetto “Palazzo Martoni”, all’epoca sede del Comune.
In passato Nuoro non aveva una propria sede comunale fissa. La prima casa comunale effettiva fu istituita solo nel 1894 in corso Garibaldi, nei locali del cosiddetto “Palazzo Mereu” (dal nome del vecchio proprietario, l’imprenditore Gaetano Mereu), edificio a cui in seguito si affianco il nuovo nel 1914 (poi entrambi demoliti per fare spazio alla nuova sede del Banco di Sardegna). In precedenza la sede civica cittadina dovette adattarsi a diversi locali provvisori presi in affitto e, a volte, a essere ospitata presso le abitazioni degli stessi sindaci.

Nuoro, rievocazione storica de su Connottu (foto S.Novellu)
Nel 1868, al periodo che scoppiarono i moti de Su Connottu, la sede comunale era situata nei locali del Palazzo Martoni. L’edificio (che prende il nome dal proprietario Giovannino Martoni, commerciante milanese, poi sindaco di Nuoro nel 1841), costruito dalla famiglia Corda nella prima metà dell’Ottocento, in seguito venne ereditato da una discendente, Giuseppa Corda, che nel 1837 sposò Giovanni Martoni. Dal matrimonio nacque Luigi Martoni, 1839 – 1902, che ereditò lo stabile (anch’esso negoziante, e sindaco di Nuoro dal 1873 al 1876 e nel 1893) che sposò Efisia Carta. Rimasto vedovo e senza eredi, nel 1896 , alla data della sua morte, Luigi Martoni lasciò con testamento olografo erede dello stabile, alla sua morte, la sua fedele domestica Pasqua Corraine, che a sua volta alla sua morte lo lasciò in eredità a una sua sorella Rosa Corraine. In seguito, Rosa Corraine sposò Giovanni Ticca e da questi nacquero: Rosa (che morì senza eredi), Lucia, poi coniugata D’ascanio, e Luisa, poi coniugata Ticca. Da questi discendono gli attuali eredi D’ascanio e Ticca, proprietari del Palazzo Martoni.
APPUNTAMENTO A DOMANI, CON IL RACCONTO DEI PROTAGONISTI DE SU CONNOTTU
LEGGI ANCHE: