La clamorosa evasione di Marco Raduano dal carcere di Badu ‘e Carros di Nuoro avrà un seguito giudiziario rapido. La Procura ha infatti disposto il giudizio immediato per i quattordici indagati nell’ambito dell’inchiesta che ha fatto luce sulla fuga dell’ex boss della mafia di Vieste, ora collaboratore di giustizia dal marzo 2024.

Un frame dal video della fuga di Raduano
Raduano si era dileguato dalla struttura penitenziaria nuorese il 24 febbraio del 2023, riuscendo a superare il muro di cinta e ad aprire diverse porte con delle chiavi. La sua successiva cattura in Corsica ha portato a rivelazioni importanti sulla rete di complici e fiancheggiatori che lo hanno supportato durante la fuga e la latitanza.
Il processo prenderà il via il prossimo 9 luglio davanti ai giudici del tribunale di Nuoro. A sostenere l’accusa saranno i pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) Danilo Tronci ed Emanuele Secci. Le accuse contestate ai quattordici imputati sono, a vario titolo, favoreggiamento e procurata inosservanza di pena, aggravate dall’agevolazione mafiosa, e detenzione di armi.
Durante gli interrogatori di garanzia successivi agli arresti, tutti gli indagati si erano avvalsi della facoltà di non rispondere.
Sarà processato anche lo stesso Marco Raduano per la sua rocambolesca evasione dal carcere di Nuoro, avvenuta il 24 febbraio 2023 con tanto di lenzuolo arrotolato. Il giudizio immediato, fissato per il 9 luglio nel capoluogo barbaricino, vedrà Raduano imputato non solo per la fuga spettacolare, ma anche per il possesso illegale di un telefono cellulare durante la sua detenzione a Badu ‘e Carros. Quest’ultima accusa è aggravata, come sottolinea il giudice per le indagini preliminari di Cagliari, dal fatto che, secondo l’accusa, Raduano avrebbe utilizzato il dispositivo per agevolare le attività del clan mafioso di cui era il capo indiscusso.
Oltre a Raduano, come confermato dalla carta stampata, compariranno davanti al tribunale di Nuoro altri tredici individui, accusati a vario titolo di reati connessi alla fuga del boss di Vieste e alla sua successiva latitanza. Si tratta di Martino Contu, 55 anni di Nuoro, attualmente detenuto nello stesso carcere da cui Raduano evase; Massimiliano Demontis, 47 anni nato a Lecce; Marco Furfaro, 56 anni nato a Bastia, in Corsica; Antonio Gusinu, 40 anni di Olbia; Elio Gusinu, 66 anni nato a Buddusò; Mauro Gusinu, 33 anni nato a Olbia; Antonio Mangia, 55 anni di Orune; Daniele Peron, 61 anni di Venezia; Marco Rinaldi, 31 anni di San Giovanni Rotondo; Tommaso Ruffert, 27 anni di Venezia; Pietro Antonio Tolu, 52 anni di Nuoro e Gianluigi Troiano, 32 anni di San Giovanni Rotondo.
Tra gli imputati spicca il nome di Salvatore Deledda, l’agente di polizia penitenziaria in servizio a Badu ‘e Carros all’epoca dell’evasione. Come emerso dalle indagini e dalla successiva maxi operazione di polizia, Deledda è accusato di aver facilitato la fuga di Raduano introducendo illegalmente telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici nel penitenziario nuorese. Inoltre, avrebbe favorito una certa libertà di movimento del boss all’interno del carcere nei giorni precedenti l’evasione. Il processo promette di fare luce su tutti gli aspetti di questa vicenda che ha scosso il sistema penitenziario.