NUORO – Una giornata intensa e ricca di significato ha segnato la mattinata di oggi nel Capoluogo barbaricino, unendo il ricordo del tragico attentato di Capaci alla promozione di un gesto di vitale importanza come la donazione del sangue. L’evento clou della manifestazione è stata l’esposizione in piazza Vittorio Emanuele della teca contenente i resti della Quarto Savona 15, l’auto della scorta di Giovanni Falcone disintegrata dall’esplosione del 23 maggio 1992, insieme ai propri occupanti: Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, vittime innocenti della ferocia mafiosa.

I resti della Quarto Savona 15 (foto S.Novellu)
L’iniziativa si inserisce nel più ampio progetto “dal Sangue Versato al Sangue Donato”, nato dalla sinergia tra DonatoriNati e l’Associazione Quarto Savona 15. Questa collaborazione, formalizzata nel settembre 2023, mira a sensibilizzare soprattutto i giovani sull’importanza cruciale della donazione di sangue e sul rispetto delle regole come fondamento di una società civile.
La giornata è iniziata con una mattinata dedicata alla donazione di sangue grazie all’autoemoteca AVIS presente in loco. Alle 9.30, poi, è stata svelata la teca con i resti della QS15, un momento di forte impatto emotivo e riflessione. La mattinata si è conclusa con un incontro dedicato agli studenti presso la sala convegni della Camera di Commercio di Nuoro.

Nuoro ricorda la strage di Capaci (foto S.Novellu)
La solenne cerimonia ha visto la partecipazione delle massime autorità istituzionali, che hanno rimarcato il coraggio e il sacrificio degli uomini della scorta. Nel ricordando le parole di Antonio Montinaro, il prefetto Alessandra Nigro ha sottolineato come per loro la consapevolezza del pericolo non li abbia “portati a non fare le cose che hanno fatto”. La presidente della Regione Alessandra Todde, dal canto suo, ha invitato i giovani a studiare la storia per non dimenticare, in quanto la mafia è sempre tra noi, per quanto abbia preso altre sembianze.

La presidente della Regione Alessandra Todde (foto S.Novellu)
Claudio Saltari, presidente nazionale di DonatoriNati Polizia di Stato, ha ribadito l’importanza di coinvolgere attivamente la cittadinanza nella donazione, sottolineando l’impegno dell’associazione in linea con il motto “L’Esserci Sempre” della Polizia di Stato e dei Vigili del fuoco. Daniele Rocchi, vice presidente di DonatoriNati Sardegna, ha evidenziato come la trasfusione di sangue rappresenti una terapia insostituibile in svariate emergenze mediche e nella cura di gravi patologie.

Le autorità nuoresi con Tina Montinaro (foto S.Novellu)
Tina Montinaro, presidente dell’Associazione QS15 e vedova di Antonio Montinaro, ha posto l’accento sulla centralità del tema della legalità nella lotta contro le mafie. “È fondamentale motivare i giovani e le loro famiglie attraverso il dialogo per costruire una società più giusta e democratica”.
L’esposizione della teca della Quarto Savona 15 a Nuoro rappresenta un’occasione tangibile per non dimenticare il sacrificio delle vittime di mafia e per promuovere valori essenziali come la legalità, la memoria e la solidarietà. Un monito potente che si unisce all’invito concreto a compiere un gesto di altruismo e generosità come la donazione del sangue, un “sangue donato” che idealmente raccoglie l’eredità del “sangue versato” per un futuro più sicuro e solidale.

I resti della Quarto Savona 15 (foto S.Novellu)
CAPACI – 23 maggio 1992 – Il 23 maggio 1992, nei pressi di Palermo, la mafia perpetrò un sanguinoso attentato sull’autostrada A29. Il giudice Giovanni Falcone, di ritorno da Roma con la moglie Francesca Morvillo e l’autista Giuseppe Costanza a bordo di una Fiat Croma bianca, fu il principale bersaglio. Lo precedevano di poco, su una Fiat Croma marrone, gli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, mentre una terza vettura con Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo seguiva il convoglio.
Giovanni Brusca azionò un telecomando che innescò l’esplosione di 500 kg di tritolo, nascosti in un cunicolo sotto l’autostrada. L’immane deflagrazione dilaniò gli occupanti della prima e della seconda auto. Miracolosamente, gli agenti nella terza vettura e una ventina di automobilisti di passaggio sopravvissero. Alle 19.05, un’ora e sette minuti dopo l’attentato, Giovanni Falcone spirò; poco dopo morì anche la vita la moglie Francesca Morvillo.
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