MAMOIADA – Immagina di trovarti tra le vie di un piccolo paese nel cuore della Sardegna, dove il tempo sembra essersi fermato. Qui, il Carnevale non è solo allegria e divertimento ma la rappresentazione profonda e misteriosa di un rituale millenario, di cui sono protagonisti i Mamuthones e gli Issohadores.
Dopo la prima uscita, che si tiene il 19 gennaio, festa di Sant’Antoni ‘e su O’u (Sant’Antonio Abate), il culmine di questo straordinario rito ancestrale, che si ripete inalterato da secoli e affonda le sue radici nella leggenda, avviene il giorno di Martedì Grasso.
Ieri pomeriggio, come ogni anno, le vie del centro storico mamoiadino sono state segnate, in un’atmosfera suggestiva e quasi ipnotica, dall’incedere lento e cadenzato dei Mamuthones, scandito dal suono dei campanacci, e dallo schiocco delle sohas (o unes de resta), le corde di cuoio crudo lanciate come un lazzo dagli Issohadores per “catturare” gli spettatori in segno benaugurante.
Una volta ultimata la cerimonia della vestizione, che i due gruppi, nonché associazioni culturali, Pro Loco e Atzeni-Beccoi, tengono in forma strettamente privata, Mamuthones e Issohadores hanno trovato ad accoglierli una folla immensa di paesani e spettatori accorsi, per l’occasione, da tutta la Sardegna e, in molti casi, da varie regioni europee, tutti con smartphone alla mano per catturare immagini straordinarie ed esclusive da condividere all’istante sui social.
Cambiano i tempi e, oggi, il Martedì Grasso non è più solo il giorno dei Mamuthones e degli Issohadores, ma anche della sfilata delle maschere moderne e dei carri allegorici e, di due gruppi ospiti di provenienza iberica: Las Carantoñas e Jarramplas.
Ultimato il giro del paese, tutti si sono ritrovati tutti in piazza Santa Croce per il tradizionale ballo tondo al suono dell’organetto e, una volta calate le luci della sera, l’altrettanto tradizionale distribuzione di fave e lardo a tutti i presenti.
LE IMMAGINI di Salvatore Novellu
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