La sanità in Sardegna è in una fase critica, con la regione che detiene il primato nazionale per l’abbandono delle cure e si colloca all’ultimo posto per i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). In questo contesto di emergenza, la proposta della Giunta regionale, contenuta nel Ddl 40/24, di una semplice riorganizzazione affidata a commissari straordinari, suscita forti preoccupazioni.
Medicina Democratica Sardegna, attraverso il suo referente Francesco Carta, lancia un appello per una riforma strutturale che parta dalla riorganizzazione territoriale delle cure primarie e di prossimità. «È necessario un Piano Sanitario Regionale (PSR) che analizzi i dati epidemiologici e demografici, coinvolgendo attivamente la cittadinanza attraverso una Consulta regionale». afferma Carta.
PUNTI CHIAVE DELLA PROPOSTA – Tra i punti chiave della proposta ci sono: conferma delle ASL e dei distretti esistenti, in questo caso si eviterebbe di evitare ulteriori stravolgimenti che hanno peggiorato la situazione. Riorganizzazione delle cure primarie: partire dall’esistente, spesso sottoutilizzato, e recepire il DM 77/22 su case e ospedali di comunità. Centralità del medico di medicina generale (MMG): integrare il suo ruolo con le nuove strutture territoriali, superando la carenza con un accordo integrativo Regionale (AIR) attrattivo. Gestione delle patologie croniche sul territorio: ridurre l’accesso improprio agli ospedali e promuovere la prevenzione. Partecipazione attiva della cittadinanza: coinvolgere operatori sanitari, enti locali e associazioni dei pazienti nella programmazione. Emergenza Medici di Base:la carenza di medici di famiglia è una delle emergenze principali, con oltre 400.000 sardi senza assistenza di base. «Il ruolo del MMG è fondamentale e non può essere superato dalle Case di comunità,» sottolinea Carta. «È necessaria una seria integrazione e un miglioramento delle condizioni di lavoro, con una riduzione del carico burocratico e un AIR che renda la professione più attrattiva». Per questo motivo Medicina Democratica Sardegna chiede un cambio di rotta, con un PSR partecipato e un AIR efficace, per salvare il servizio sanitario pubblico e garantire il diritto alla salute dei cittadini sardi.