Il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha impugnato la legge della Regione Sardegna n. 20 del 5 dicembre 2024, che disciplina le aree idonee all’installazione di impianti per l’energia rinnovabile. La decisione è stata motivata da presunte violazioni della Costituzione e delle normative statali ed europee in materia di energia e tutela del paesaggio.
La legge sarda, fortemente voluta dalla Giunta Todde, aveva l’obiettivo di tutelare il territorio regionale limitando l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici. La Regione si era mossa in anticipo rispetto alle direttive nazionali, diventando la prima in Italia a recepire il decreto del Ministero dell’Ambiente sulle aree idonee per le fonti rinnovabili.
Tuttavia, il Governo ha ritenuto che alcune disposizioni della legge sarda “eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale ed europea in materia di energia e di beni culturali e paesaggistici, violano gli articoli 117, primo comma, secondo comma, lettera m) e s), e terzo comma, della Costituzione, nonché i principi di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione, di certezza del diritto e del legittimo affidamento e di libertà di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione”.
LA REAZIONE DI ALESSANDRA TODDE – La decisione del Governo ha scatenato la dura reazione della presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, che ha parlato di “atto di prepotenza” e di “violazione dello Statuto sardo”. Todde ha inoltre accusato alcune forze politiche di “schierarsi a parole contro la speculazione energetica e a difesa dell’ambiente in Sardegna, mentre a Roma operano sistematicamente contro gli interessi regionali”.
La presidente ha difeso con orgoglio la legge sarda, sottolineando che la Regione si è trasformata in un “modello di tutela e pianificazione del territorio per tutto il Paese” e che l’impugnazione dimostra che il Governo ha preso in seria considerazione la legge, contrariamente a quanto sostenuto da alcuni.
La questione è ora nelle mani della Corte Costituzionale, che dovrà valutare la legittimità della legge sarda. Si preannuncia una battaglia legale e politica, con risvolti importanti per il futuro energetico della Sardegna e per il rapporto tra Stato e Regioni.