Si è conclusa oggi, dopo 21 giorni, con il rientro in Italia, la vicenda della giornalista Cecilia Sala, detenuta nel carcere di Evin, a Teheran, la capitale dell’Iran dal 19 dicembre scorso. Il Falcon decollato in mattinata da Teheran è atterrato poco dopo le 16 all’aeroporto di Ciampino con a bordo la giornalista de “Il Foglio” e di “Chora Media”, la cui liberazione è stata annunciata da Palazzo Chigi in una nota questa mattina, e il direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise), Giovanni Caravelli, Ad accoglierla nello scalo romano, la premier Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, e i familiari.
“Adesso devi solo stare serena. Sono qui per ringraziarti e per dirti che sei stata forte”, ha detto la premier Meloni nel corso dell’incontro con la giornalista. Non appena atterrata a Roma, Sala è stata ascoltata dai carabinieri del ROS che raccoglieranno le sue dichiarazioni in una informativa che verrà trasmessa alla procura di Roma.
Elogio al “lavoro di squadra” è arrivato da tutte le parti politiche. Il ministro degli Esteri Tajani, intervenuto durante il Question Time alla Camera, si è detto “orgoglioso per il prezioso lavoro di squadra che ha portato a questo risultato. Il governo, la diplomazia, l’intelligence e il Parlamento hanno tutti lavorato nella stessa direzione per riportare a casa in tempi brevi la nostra connazionale”.
La giornalista si era recata in Iran con regolare visto per lavoro, ma è stata arrestata dalle autorità iraniane il 19 dicembre e condotta nella prigione di Evin con la vaga accusa di aver violato le leggi islamiche. La notizia si è diffusa soltanto diversi giorni dopo. Sin dall’inizio è emerso il possibile legame del fermo di Sala con l’arresto dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini avvenuto a Milano appena tre giorni prima, il 16 dicembre, su richiesta degli Usa, con la relativa richiesta di estradizione. L’accusa nei confronti di Abedini è di aver trafficato tecnologia militare dagli Usa per la costruzione di droni esplosivi, gli stessi che lo scorso 28 gennaio 2024 uccisero tre militari statunitensi in una base in Giordania. Mentre l’intelligence e la diplomazia erano al lavoro, il 5 gennaio con una visita a sorpresa, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è recata in Florida, a Mar-a-Lago, dove ha incontro il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump. Fonti stampa hanno rivelato subito dopo che il caso della giornalista italiana Sala è stato affrontato durante il colloquio su esplicita iniziativa della premier. Negli stessi giorni, la famiglia di Sala ha chiesto il silenzio stampa, proprio per raggiungere l’agognato risultato: la scarcerazione della giornalista italiana.
A sorpresa, il 7 gennaio, l’Iran cambia narrazione. Durante un punto stampa, la portavoce del governo di Teheran Fatemeh Mohajerani, ha detto che il fermo di Sala “non è una ritorsione” per l’arresto in Italia dell’ingegnere iraniano, e ha auspicato che il caso “venga risolto rapidamente”, sottolineando che “non si tratta di ritorsione, questo arresto non ha nulla a che vedere con altre questioni”. Il lieto fine questa mattina, quando Palazzo Chigi ha annunciato il rientro di Sala. La giornalista sarà ascoltata già nelle prossime ore dagli inquirenti. Intanto, l’arrivo a Palazzo Chigi nel primo pomeriggio di oggi del ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva lasciato presagire un contestuale rilascio di Abedini, ma al riguardo, lo stesso guardasigilli ha spiegato che l’estradizione del cittadino svizzero-iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, fermato a Milano in base al mandato d’arresto internazionale spiccato dagli Stati Uniti, sarà valutata secondo i parametri giuridici.