Crisi industriali. CGIL: “Abbiamo un Governo distante da Paese troppo reale”

Salvatore

Crisi industriali. CGIL: “Abbiamo un Governo distante da Paese troppo reale”

domenica 22 Dicembre 2024 - 15:15
Crisi industriali. CGIL: “Abbiamo un Governo distante da Paese troppo reale”

Uno scorcio del polo industriale di Ottana (foto S.Novellu)

“Le mancate politiche industriali del Governo Meloni, al di là degli annunci propagandistici di questo o quel ministro, dimostrano la distanza dal Paese reale e il totale disimpegno dell’Esecutivo sul tema della crisi dell’industria italiana, che ormai è al palo da quasi due anni”. Pino Gesmundo – il segretario confederale CGIL a capo dell’area delle politiche industriali – presenta così all’ANSA i dati del sindacato sui lavoratori coinvolti dai tavoli di crisi, raddoppiati in un anno. Con un “tessuto industriale impoverito”, avverte, servono “scelte diverse delle imprese e dei governi”.

Pino Gesmundo

“Negli ultimi tre decenni – rileva il segretario confederale CGIL che ha la delega su politiche industriali e energetiche, infrastrutture e trasporti, aree di crisi – a guidare le scelte industriali sono state le multinazionali e i fondi speculativi, che hanno fatto shopping di imprese nel nostro Paese, spesso a basso costo e usufruendo di benefici ed agevolazioni governative, con il totale disimpegno della politica e dello Stato”. E evidenzia: “Oltre alle aziende private, questi processi hanno peraltro riguardato anche le partecipate pubbliche, abbattendosi spesso sui lavoratori”. L’allarme della Cgil si fonda sullo “scenario sconfortante ” che emerge dai dati aggiornati a fine anno, del sindacato, sul numero dei lavoratori coinvolti dai tavoli sulle crisi di industria aperti al ministero delle Imprese, saliti in un anno da 58.026 a 105.974. Un numero che sale a 118.310 considerando “12.336 addetti di piccole e medie aziende che hanno perso il lavoro per vertenze che non sono neppure arrivate alle istituzioni”. “Così – evidenzia ancora Gesmundo – il nostro tessuto industriale è stato via via impoverito ed è oggi più che mai impreparato alle sfide globali, imposte dalla situazione geopolitica, e alla necessaria transizione ambientale e produttiva che – senza scelte diverse delle imprese e dei governi – rischia di essere pagata solo dalle lavoratrici e dai lavoratori”.

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