Prospettive dell’allevamento ovino sardo: a Tramatza si è discusso di come migliorare resa di latte e carne

Salvatore

Prospettive dell’allevamento ovino sardo: a Tramatza si è discusso di come migliorare resa di latte e carne

mercoledì 18 Dicembre 2024 - 15:49
Prospettive dell’allevamento ovino sardo: a Tramatza si è discusso di come migliorare resa di latte e carne

TRAMATZA – Il futuro del comparto al centro del convegno “Prospettive e problematiche del settore ovino sardo” dei progetti della Daga Carni Srl e Cooperativa 3A di Arborea. Il mondo dell’allevamento ovino potrà reagire ai gravi problemi che interessano il settore attraverso un lavoro di miglioramento della resa di latte e della carne ovina. È fondamentale che con il coinvolgimento di tutte le parti della filiera, dall’allevamento, alla trasformazione si segua un unico percorso. Assieme alla istituzione di un’unica regia regionale per il controllo della introduzione delle razze estere. È quanto è emerso dal convegno che si è tenuto il 13 dicembre scorso a Tramatza al centro Congressi l’Anfora, incentrato su “Prospettive e problematiche del settore ovino sardo” dove esperti, produttori e rappresentanti delle aziende agricole hanno discusso dell’importanza della sostenibilità e dell’innovazione nel futuro del comparto agroalimentare sardo.

Organizzato nell’ambito dei progetti Dairy Chain, promosso dalla Cooperativa 3A Latte Arborea e INCOVI, promosso da Daga Carni srl, entrambi finanziati dall’Agenzia regionale per il sostegno all’agricoltura ARGEA – PSR Sardegna 2014/2020 fondo FEARS 16.1, il convegno ha messo in luce le potenzialità della produzione razionale del latte e della carne ovina per trasformare le criticità del settore in nuove opportunità. “Vogliamo migliorare con questo progetto la qualità delle carni delle pecore a fine carriera e creare nuove opportunità per gli allevatori sardi” ha spiegato Angelo Daga, della Daga Carni, azienda capofila di Incovi. Per il responsabile scientifico del progetto Dairy Chain, Alberto Stanislao Atzori, del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari “il settore ovino dovrebbe allinearsi agli approcci che si osservano in altre specie, quali il bovino o caprino, differenziando le politiche di settore, per promuovere da una parte le tecniche di gestione tipiche dei sistemi intensivi – spiega – e dall’altra le tecniche di gestione dei sistemi multifunzionali, che oltre alla produzione di latte contribuiscono a fornire servizi ecosistemici particolarmente rilevanti per la qualità dei prodotti e la tutela del territorio e che svolgono importanti funzioni ecologiche e socio-economiche per il popolamento delle aree rurali della regione”.

Un contributo in linea con gli obiettivi del convegno come ha spiegato Daniela Auzzas della CDR Italia, project manager del progetto Incovi. “Trasformare una criticità in un’opportunità concreta per il territorio. Grazie a questa iniziativa, vogliamo creare – ha spiegato Auzzas – prodotti innovativi che valorizzino la carne ovina e promuovano la sostenibilità ambientale ed economica”. Per Emiliano Attardi di CAO Formaggi, azienda partner del Progetto Dairy Chain, ci sono grandi margini di crescita del settore ovino così come per Antonello Cannas, docente del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, responsabile scientifico del Progetto INCOVI, che ha presentato un decennio di dati sulla gestione dell’alimentazione negli allevamenti ovini sardi. “Il futuro dell’allevamento ovino in Sardegna – ha commentato – dovrà necessariamente passare attraverso un miglioramento della resa casearia e in carne. I recenti studi indicano che questo è possibile, ma è fondamentale che il tutto il sistema dei caseifici della Sardegna utilizzi una griglia di pagamento del latte basata sulla resa casearia, così da premiare gli allevamenti in tal senso più virtuosi, nonché parametri qualitativi che riconoscano, anche economicamente, i noti effetti positivi del pascolamento sulle caratteristiche del latte”.

Francesca Satta e Michela Cannas, della Università sassarese hanno illustrato le prove di alimentazione per l’ingrassamento di pecore di razza Sarda a fine carriera e le valutazioni sulla qualità delle carni e dei lavorati ottenuti. Dalle due relazioni è emerso che i risultati sono stati molto positivi. Infatti, con tecniche di alimentazione adeguate è stato possibile ingrassare, sostenendo costi ragionevoli, pecore Sarde a fine carriera ed ottenerne carni di qualità adatte per la produzione di hamburger ed arrosticini. Inoltre, i primi dati sull’incrocio industriale tra pecore Sarde e arieti da carne per la produzione di agnello da taglio IGP, mostrano una percentuale di fertilità vicina al 90%. Qualità da migliorare con l’alimentazione appunto, ambito di cui si è occupato anche Alberto Lelli, direttore dell’ambito amministrazione, finanza e controllo della Cooperativa Produttori Arborea, che ha sottolineato come “progetti come Incovi sono cruciali per la nostra cooperativa perché ci permettono di potenziare le nostre conoscenze in ambito mangimistico per il settore ovicaprino”.

Alessandro Mazzette, direttore del Consorzio di tutela dell’agnello IGP di Sardegna e partener del progetto, ha evidenziato come negli ultimi anni, la carne ovina, in particolare l’agnello da latte IGP, ha raggiunto quotazioni elevate sul mercato grazie all’aumento della domanda e alla qualità intrinseca del prodotto, riconosciuta dai consumatori. Attualmente, la carne rappresenta oltre il 25% del valore della produzione lorda vendibile nell’allevamento ovino, un dato che sottolinea la stretta complementarità con la produzione lattiero-casearia, tradizionalmente più sviluppata.” Mazzette ha poi riflettuto sugli scenari futuri: “Questo successo ci invita a pensare a una produzione di carne ovina che potrebbe crescere ulteriormente, ponendo maggiore attenzione alla prolificità delle greggi. Oltre all’agnello da latte, che è il prodotto di punta della nostra filiera, si dovrebbe implementare uno schema di incroci industriali tra pecora sarda e altre razze da carne, governato con una regia unica regionale, che segua le aziende nell’introduzione degli arieti. Questo approccio garantirebbe la produzione di agnelloni di qualità superiore, incrementando sia la resa in carne che il valore di mercato. In questo modo, le criticità attuali del settore legate alla stagionalità della produzione si potrebbero trasformare in opportunità concrete per il rilancio dell’allevamento ovino sardo, tutelando allo stesso tempo la razza sarda da ingressi non controllati di razze estere”.

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