NUORO – Si chiude il cerchio nell’indagine sull’evasione del boss della mafia foggiana Marco Raduano dal carcere di massima sicurezza di “Badu ‘e Carros”, avvenuta il 24 febbraio del 2023. La procura distrettuale antimafia ha chiesto e ottenuto l’arresto di 14 persone, accusate di aver favorito la fuga e la latitanza del pregiudicato pugliese, fuga conclusasi il primo febbraio di quest’anno, in Corsica, dove il latitante si era nascosto. Uno degli arrestati è un agente penitenziario, che avrebbe avuto un ruolo nell’evasione. Tra i destinatari degli ordini di custodia cautelare anche persone del Nuorese, altrettante del Sassarese, insieme ad alcuni residenti a Venezia ma originari del Foggiano. Agli arresti anche tre cittadini francesi. Gli arrestati sono stati tutti condotti in carcere. Tra i capi d’imputazione, insieme al favoreggiamento, il traffico di stupefacenti e di armi.
L’OPERAZIONE – I termini dell’operazione sono stati illustrati questa mattina nella questura di Nuoro. Presente con il questore Alfonso Polverino, il procuratore della direzione antimafia di Cagliari, Rodolfo Sabelli. Mentre da Bari si è collegato Francesco Giannella, coordinatore della direzione antimafia del capoluogo pugliese. Il lavoro è stato portato avanti dalle due procure, sotto la direzione dello SCO (Servizio Centro Operativo, di Roma), con la sua sezione investigativa (SISCO). Mentre l’investigazione all’interno del carcere nuorese, dopo la fuga di Raduano, è stata affidata ai responsabili della polizia penitenziaria, rappresentata stamane dal coordinatore Enzo Giacalone. Presenti anche gli uomini dell’arma dei carabinieri, che si sono uniti alla polizia di Stato nelle indagini, partite immediatamente dopo l’evasione del febbraio dell’anno passato.
Il questore Polverino, nel presentare l’indagine appena portata a termine, ha parlato «di giorno positivo per le forze dell’ordine, perché si conclude un’azione investigativa complessai». Concetti ripresi dal procuratore Sabelli: «La complessità è stata anche nel fatto di dover operare in più territori e poi portare a sintesi il lavoro». Tutti hanno evidenziato che si tratta di un primo “step” delle indagini, che andranno avanti: «Nei confronti degli arrestati – ha detto ancora il procuratore di Cagliari – abbiamo raccolto seri indizia di colpevolezza, che comunque sarà la fase processuale a confermare o meno». Mentre ci sono molte certezze sulle fasi della fuga e la latitanza di Raduano, perché raccontate dallo stesso boss mafioso, che ha collaborato con gli investigatori.
L’EVASIONE – Secondo le accuse, il boss avrebbe trovato supporto proprio all’interno del carcere. Al momento di fuggire era in possesso delle chiavi che gli hanno permesso di superare alcuni cancelli per poi calarsi dal muro esterno con la corda realizzata con lenzuola intrecciate tra loro. Con sé aveva un telefono cellulare che ha disattivato dopo l’evasione. Nessuno tra i fiancheggiatori è riuscito a dargli una mano d’aiuto nel momento in cui Raduano si è allontanato da “Badu ‘e Carros”, a causa di un semplice imprevisto. Il detenuto si è comunque procurato un nascondiglio in città, dov’è rimasto tre giorni prima di spostarsi nelle campagne di Bitti, in cui ha proseguita la latitanza, in campagna, protetto alla vista da una baracca. Il nascondiglio successivo nelle campagne di Padru, dove ha vissuto in una tenda. Prima di spostarsi in Corsica e poi in Spagna, dove avrebbe condiviso la latitanza con Gianluigi Troiano, considerato il suo braccio destro, prima di decidere di rientrare in Corsica, dove lo scorso febbraio è stato bloccato dalle forze dell’ordine, che hanno messo fine alla sua fuga.
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