NUORO – Qualcuno sosteneva che “Con la cultura non si mangia“, ma se si scava appena sotto la polvere della superficialità e dell’indifferenza, si scopre che con la cultura si mangia e come, anzi, la cultura sembra essere diventata una delle pietanze più ricche di cui abbuffarsi nonché costosa merce di scambio e di favoritismi politici, che non stupiscono più nessuno, nemmeno quando il gioco si fa sporco e, tra le mille pieghe che l’associazionismo culturale ha imparato ad assumere, interessi e conflitti di interesse appaiono sin troppo evidenti.
Nel frattempo ci si candida e, dopo sonora bocciatura, ci si ricandida a diventare ufficialmente “Capitale della Cultura“, noncuranti che di un passato in cui Satta, Deledda, Ciusa e Ballero, tra gli altri, diedero lustro e fecero guadagnare a Nuoro l’appellativo di “Atene della Sardegna “, oggi non rimane pressoché nulla, se non pagine, sculture e tele impolverate o esposte nei musei a sempiterna memoria.
L’ARCHIVIO DIOCESANO – Nel frattempo, mentre la Biblioteca Satta agonizza da anni prigioniera di beghe politiche che valgono fiumi di denaro (di recente la Regione sembrerebbe essersi preoccupata di sanare il debito che il Comune aveva nei confronti del Consorzio/Fondazione, per un importo da oltre un milione e mezzo di euro), da anni la città è priva del proprio Archivio storico diocesano, chiuso ufficialmente per lavori, per quanto il restauro integrale del gigantesco edificio, opera faraonica durata anch’essa circa un decennio, sono ormai terminati da tempo. Eppure l’Archivio risulta ancora chiuso, e la storia custodita all’interno dei suoi oltre mille preziosi volumi risulta inaccessibile a studiosi, studenti e semplici appassionati.
Quella dell’Archivio storico della Diocesi di Nuoro è una storia che inizia alla metà del 1500 e percorre i secoli attraverso le pagine dei Quinque Libri (istituiti dopo il Concilio di Trento, per tenere memoria di atti di battesimo, matrimonio, morte, confermazione e stato delle anime della parrocchia, e in questo caso le parrocchie afferenti alla diocesi nuorese erano circa 30), oltre a decreti e disposizioni vescovili, visite pastorali, Sinodi, atti del Tribunale ecclesiastico, registri contabili e corrispondenza varia. Un patrimonio immenso, dunque, completamente digitalizzato una decina di anni fa grazie a un cospicuo contributo della Fondazione del Banco di Sardegna e della CEI, da una parte per porre rimedio all’intrinseco degrado dei supporti cartacei e dall’altra per agevolarne la pubblica fruizione. A questa fase, poi, è seguito un ulteriore stanziamento economico della Regione per l’inventario e l’ordinamento dei documenti.
E fu così che, anziché rivedere la luce, la storia è ripiombata nel buio, chiusa a doppia mandata dietro le porte dell’archivio di piazza Madonna della Neve. Motivazione? Prima per i lavori di restauro dell’edificio, poi per la ricerca di un archivista che si facesse carico della sua gestione, ricerca mai andata a buon fine, nonostante fino a quel momento l’archivio sia rimasto aperto grazie al lavoro dei volontari che a turno ne hanno consentito la fruizione pubblica.
L’ARCHIVIO COMUNALE – Non è troppo diversa la storia dell’Archivio Storico del Comune di Nuoro, oggi ospitato nei locali dell’Ex Tribunale, adiacente alla Cattedrale, anch’esso silenzioso custode della storia di Nuoro almeno partire dal 1772. Anche in questo caso, si stratta di un repertorio ricco e variegato (circa 5000 unità archivistiche disposte in oltre 300 metri di scaffali) che, al momento del suo trasferimento fisico nei nuovi locali di piazza Santa Maria della Neve, è stato censito e in parte digitalizzato. Peccato che, poco dopo la sua inaugurazione, il TRIBU (che tra le altre cose ospita anche la collezione regionale delle opere dell’artista nuorese Francesco Ciusa), abbia chiuso i battenti poiché la copertura lignea fresca di posa – il restauro della struttura è costato oltre 220mila euro -, è stata subito attaccata dai tarli fino a risultare pericolante. Questa volta, magra consolazione, almeno i file digitalizzati risultano consultabili on line).
L’ARCHIVIO DI STATO – La speranza, adesso, è che almeno l’Archivio di Stato di via Mereu, da anni in sofferenza e a rischio chiusura per la motivazione, almeno apparente di carenza di personale, continui a essere operativo.