Nuoro. Nonostante le polemiche presto il Vescovo avrà il suo nuovo “trono”

NUORO – Continuano le polemiche da parte di comitati cittadini e singoli fedeli circa l’annunciata decisione del vescovo nuorese monsignor Antonello Mura di proseguire, nonostante le numerose proteste, nel suo progetto di ampliamento e trasformazione del presbiterio della cattedrale di Santa Maria della Neve, secondo prescrizione delle norme C.E.I. in materia di progetti per “adeguamenti liturgici”. Interviene sulla questione il giornalista nonché appassionato di storia locale Michele Pintore, che dal 2017 al 2019, insieme ad altre associazioni, si è fatto portavoce del comitato cittadino “NO al progetto Ziranu”, che si oppose al progetto con oltre cinquemila sottoscrizioni.

L’insediamento di Monsignor Antonello Mura (foto S.Novellu)

Pintore, proseguono le polemiche nei confronti del progetto del vescovo Mura, qualcuno pensa che si stia esagerando con le proteste, lei cosa risponde? Cosa vuole che risponda, nonostante le critiche mosse in passato dai cittadini, poi sfociate in dissenso con oltre cinquemila firme e i duri commenti sui social, si continua ad andare avanti, come che dal 2017 a oggi nulla sia accaduto. Tenendo a mente, poi, il discorso programmatico pronunciato dal Vescovo il 17 settembre 2019, all’atto del proprio insediamento a Nuoro: «[Nuoresi]… facciamo insieme lavoro di squadra!… » rimaniamo sconcertati dalla scarsa coerenza di chi prima sostiene di volere dialogo e sinergia con i nuoresi e poi non rispetta il loro volere. Ma tornando alla domanda, il 3 luglio 2024, dopo aver inaugurato la contestata nuova mensa liturgica e l’ambone della cattedrale, Mura ha annunciato ufficialmente che: «L’adeguamento non’è ancora completato, l’ambone ha bisogno di qualche accorgimento e la sede non è stata ancora adeguata ai criteri conciliari». In poche parole ulteriori “lavori in corso”.

Ma il vescovo parla di sede e non di trono come sostenete in tanti… Per favore, non nascondiamoci dietro a un dito! Dopo tutte le polemiche destate, per creare meno impatto, il Vescovo usa il termine sede (termine più vago che si presta a diverse interpretazioni) per non usare il termine giusto, ovvero cattedra = cattedra episcopale. Col termine cattedra episcopale (comunemente detto anche trono episcopale), nelle chiese cristiane si intende infatti il seggio dove siede il vescovo quando presiede l’assemblea liturgica. Quindi, perché usare termini ambigui! Se noi ci sbagliamo, il Vescovo intervenga e spieghi cosa intende.

Terminologia a parte, si tratta comunque di un nuovo tassello che necessariamente deve fare parte dell’arredo liturgico di una chiesa cattedrale: non vi sembra che tutto questo sia una sterile polemica dei soliti insoddisfatti contro ogni innovazione? No, nella maniera più assoluta! E’ giusto e sacrosanto che la chiesa cattedrale sia dotata di cattedra episcopale (o sede, come la chiama il Vescovo), ma si dà il caso che la cattedrale di Nuoro sia già dotata di una pregevole cattedra episcopale, che ora si vorrebbe sostituire, in nome dei citati “adeguamenti”. Quella attualmente in uso, infatti, è quanto rimane di una precedente grande opera, poi deturpata, che in origine comprendeva un artistico baldacchino sorretto da grandi colonne poi finito miseramente tra i rifiuti). Ora, insoddisfatti dello scempio, si vorrebbe intervenire per sostituire l’unico pezzo restante dei precedenti arredi, ovvero la cattedra, con un inspiegabile, eccessiva e inutile spesa, oltre all’ennesimo “furto”  alla memoria cittadina.

Il vecchio trono episcopale della cattedrale di Nuoro (1965)

Il Concilio Ecumenico Vaticano II, dopo il 1965 ha portato una ventata di rinnovamento nella Chiesa, è logico pertanto che ci sia un rinnovamento anche nei simboli della liturgia; una cattedra episcopale come quella attuale, che ricorda un trono di stile monarchico, non le pare che sia un po anacronistica? Non sono d’accordo! Circa la struttura ormai demolita (di cui ora resta solo l’attuale cattedra) bisogna dire che si trattava di un’opera “postconciliare”, donata a sue spese dall’allora vescovo monsignor Giuseppe Melas (che fu uno dei padri conciliari) nel 1965 in occasione della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Un’opera di pregio, realizzata dall’artista Lussorio Fancello (valido intagliatore dorgalese residente a Bosa) secondo le vigenti norme C.E.I.. La Chiesa nuorese (la stessa che ora intende procedere alla sua sostituzione), sul settimanale diocesano “L’ Ortobene” il 10 dicembre dello stesso anno così elogiava, con belle parole di circostanza, i nuovi arredi: «Per la munificenza di monsignor vescovo Giuseppe Melas, la nostra chiesa Cattedrale si è arricchita di un nuovo e prezioso trono episcopale, trono, che completa e abbellisce l’arte costruttiva della nostra cattedrale…». Una cosa è certa, dunque, non sanno come spendere i soldi, perché non si capisce come un vescovo annulli quanto fatto da un suo illustre predecessore. Tutto questo è percepito dai fedeli come segno di “idee confuse o poco chiare”. Forse non sanno, o fanno finta di non sapere, che quella cattedra ha ospitato grandi vescovi che hanno dato lustro, prestigio e dignità alla città e alla diocesi di Nuoro.

Sassari, altare di San Nicola (foto G.Gelsomino)

Mi scusi, ma la Chiesa cattolica, quando finanzia opere di culto come sono le chiese appunto, non impegna certo soldi pubblici; di conseguenza, dei propri soldi è giusto che disponga come crede, non le pare? Non è proprio così, non dimentichiamoci che la Chiesa chiede a ognuno di noi di contribuire con l’8 x mille ai propri bilanci; e con questo ho detto tutto! La Chiesa stessa ci ricorda anche di essere la casa di tutti, aperta ai fedeli, al dialogo, alla trasparenza e al confronto. Inoltre è sempre la Chiesa a ricordarci in materia di progetti di “adeguamenti liturgici” quanto riportato dalle norme C.E.I. al capitolo 56, pagina 187 indicando che: «Il progetto dovrà accogliere anche i suggerimenti dei fedeli, che saranno coinvolti sia nella fase di preparazione, sia in quella sperimentale del progetto», aggiungendo inoltre, che si tratta di suggerimenti preziosi, in quanto provenienti da persone che conoscono l’ambiente per lunga consuetudine. Da parte nostra non riusciamo a capire il perché in alcune altre chiese cattedrali, come esempio Sassari, non si siano messi in atto tutti questi stravolgimenti. Viene da pensare che questi adeguamenti liturgici siano frutto di un “fai da te” a discrezione del vescovo e dell’architetto di turno.

Perché cita il caso della cattedrale di Sassari? Lo cito a dimostrazione di come queste cosiddette norme di adeguamento liturgico vengano attuate a “macchia di leopardo”. A Sassari per esempio, nella antica cattedrale di San Nicola è sempre in uso la mensa liturgica, simile a quella inspiegabilmente smantellata a Nuoro, seppure postconciliare, dopo gli interventi del luglio scorso; sempre a Sassari è rimasta integra l’antica cattedra vescovile lignea sul lato sinistro del presbiterio. Inoltre, sempre a Sassari è ancora presente la pregevole balaustra in pregiato marmo, che “stranamente” a Nuoro è stata smantellata negli anni Settanta.

Il presbiterio della cattedrale di Nuoro nel 2018 (foto S.Novellu)

Ma secondo lei, perché si vogliono mandare avanti a tutti i costi questi contestati lavori di “adeguamento liturgico”? E’ presto detto. Il vescovo mons. Marcia, che nel 2017 aveva sempre negato l’esistenza di un progetto di “adeguamento liturgico”, messo alle strette dovette ammettere in seguito di aver acquistato (approfittando di un prezzo d’occasione ) un grosso quantitativo di marmo bianco del tipo “Michelangelo”, prova evidente di imminenti lavori da mettere in atto, lavori poi interrotti sul nascere a seguito della contestazione popolare e i giudizi negati espressi da noti archetti e ingegneri, tra questi il prof. Franco Masala, storico dell’Arte docente di architettura presso l’Università di Cagliari, che senza mezzi termini dichiarò il progetto Ziranu in netto contrasto con lo stile architettonico ottocentesco della cattedrale. Questo portò ad un accantonamento del progetto fino al 2024 quando, placati gli animi, senza alcuna consultazione popolare (come prevedono prevedono le norme C.E.I., norme che il vescovo conosce ma ignora) monsignor Mura ha ripreso i lavori e intende mandarli ancora avanti. Intanto proseguono le polemiche sopratutto sui social, circa l’insensata presa di posizione della Chiesa nuorese per lo sperpero inutile di denaro (150.000 euro -tale era la cifra prevista) in una comunità come quella attuale, tutti i giorni alle prese con guerre, sbarchi e fame nel mondo. Tutto questo, inoltre, ce lo ricorda tutti i giorni anche papa Francesco (che a proposito di tagli alle spese superflue è intervenuto anche sugli stipendi ai cardinali). A riguardo qualcuno si chiede il perché la Chiesa, che chiede sempre di aiutare i poveri in difficoltà, non devolva questi fondi a favore di chi ne ha realmente bisogno, o magari a favore del popolo palestinese, vista la critica situazione attuale. Il malcontento purtroppo si diffonde sempre più, provocando l’allontanamento dei fedeli, sopratutto nella stessa chiesa cattedrale, dove con rammarico si assiste sempre più spesso a messe domenicali con la presenza di poche decine di fedeli.

Il presbiterio della cattedrale alle dimissioni di mons. Marcia nel 2019 (foto S.Novellu)

Il clero locale come vive questa situazione? Il clero naturalmente non si esprime ufficialmente, dovendo rispettare l’obbligo dell’obbedienza; ma (a taccuini chiusi) in diversi religiosi è palpabile il clima di disorientamento percepito direttamente dai fedeli circa queste prese di posizioni del Vescovo riguardo alle spese non necessarie, non tralasciando la dura e contrastata presa di posizione nel voler chiudere ai riti religiosi la chiesa di N.S. di Valverde (a parte la Santa messa l’8 settembre), presa di posizione interpretata dai nuoresi come un’offesa alla nostra Storia, alla nostra Cultura e alle nostre tradizioni, nonché un’offesa alla figura e alla memoria del compianto monsignor Ottorino Alberti, che di Valverde fu saldo punto di riferimento di Storia e di Fede.

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Salvatore