Sorgono. La rivoluzione della telemedicina: sarà il nuovo standard dell’assistenza rurale

SORGONO – Gennargentu-Mandrolisai, Asl Nuoro e Comunità montana “rivoluzionano” la sanità territoriale. Alessandro Corona: «Potenziamo la medicina di prossimità con circa 2 milioni di euro».
«Avviamo una rivoluzione della sanità territoriale a 360 gradi», premette Paolo Cannas, direttore generale della Asl 3 di Nuoro. «Tutto poggia sulla presa in carico dei pazienti a domicilio. Siamo già partiti con la telemedicina». Una rivoluzione che parte dal basso, per dare la scossa a quel territorio dove l’accesso alle cure spesso appare un miraggio. E dove l’ospedale San Camillo combatte con le carenze, di continuo. Ecco perché l’accordo siglato ieri mattina a Sorgono dalla ASL nuorese e dalla Comunità montana Gennargentu-Mandrolisai sa di conquista attesa anni. Il territorio investe con decisione sulla medicina di prossimità. Con circa 2 milioni di euro dedicati, fondi del progetto Snai (Strategia nazionale aree interne).

L’ospedale San Camillo tappezzato di striscioni

UN CAMBIO DI PASSO – Il Mandrolisai cerca di reagire. Tutto possibile attraverso il progetto SNAI, scommessa virtuosa finanziata con quasi 10 milioni di euro di fondi ministeriali e regionali. E se gli occhi sono puntati soprattutto sulla sanità, alla luce della cronica mancanza di medici, il progetto della Comunità montana intende potenziare tre servizi considerati essenziali e carenti: mobilità, istruzione e appunto salute. «Finalmente questo percorso vede la luce», afferma Paolo Cannas, «negli ultimi due anni abbiamo messo il “seme” per fare la medicina di prossimità. Qualcosa si vede già. Telemedicina a parte, abbiamo gli “infermiere di comunità”; poi stiamo seguendo parecchi anziani nei cosiddetti percorsi di mobilità attiva. Con questo accordo che abbiamo stipulato con la Comunità montana, e con questi soldi a disposizione, le comunità si stringono e potenziano quello che è stato già seminato». Un progetto che entra nel vivo, punta nel breve periodo a dare le auspicate risposte al territorio. Il direttore generale dell’azienda sanitaria puntualizza: «Siamo già partiti, adesso si tratta di fare un apposito bando per potenziare il numero di “device” da dare a domicilio; quindi, chiamare gli infermieri che diventeranno “di comunità”. Ci saranno diversi “case manager”: gireranno nelle varie abitazioni del territorio per monitorare i pazienti seguiti a domicilio». Cannas non nasconde il suo entusiasmo: «La nostra è un’attività sinergica, il territorio sta rispondendo nel miglior modo possibile. Il messaggio è chiaro: la sanità in queste zone è lontana, quindi qui più che in altri luoghi dobbiamo puntare sulla medicina di prossimità».

IL PROGETTO – Un percorso che procede spedito, caldeggiato dalla Comunità montana Gennargentu-Mandrolisai con il forte sostegno della Asl 3. Come anticipato, prevede il miglioramento dei servizi di assistenza domiciliare integrata, con l’impiego delle figure professionali attive e formate sul territorio che integrano il servizio pubblico e collaborano con l’infermiere di comunità. È in questo frangente che il ruolo dell’Azienda sanitaria locale riveste un ruolo prioritario, attraverso l’utilizzo dei servizi di telemedicina e tele-assistenza. Insomma, dal Mandrolisai si fa largo un nuovo modo di intendere la sanità. Più duttile, legato alle esigenze del territorio, meno “ospedalocentrico”. «La nostra è una rivoluzione perché per la prima volta, non solo nel nostro territorio, la sanità viene costruita dal basso, con un rapporto diretto tra le istituzioni e per creare soluzioni efficaci e concrete», dichiara Alessandro Corona, sindaco di Atzara e presidente della Comunità montana Gennargentu-Mandrolisai. Paolo Fontana, presidente del Distretto sanitario di Sorgono, aggiunge: «Oggi è una giornata importante per il territorio. Portiamo a compimento degli atti di cui tutti beneficeranno. Speriamo sia di buon auspicio per il futuro».

I NUMERI – Se si parla di Sanità, il progetto SNAI mette in campo due schede progettuali: “Una comunità in salute, un nuovo welfare di comunità” (920 mila euro) e “La sanità territoriale” (977.500 euro). Tra le varie cose, il progetto prevede: l’attivazione del servizio dell’infermiere di famiglia e di comunità, con l’assunzione di cinque infermieri per 36 ore settimanali per un arco di 28 mesi; il potenziamento del servizio di tele-assistenza e telemedicina, che coinvolgerà 150 pazienti del territorio per 24 mesi; il servizio di “case manager”, con l’assunzione di 2 operatori per 24 mesi; il servizio “percorso nascita”, che potrà contare su altri 2 operatori per 18 ore settimanali per 28 mesi; l’implementazione del servizio delle “Cure domiciliari integrate”, con 2 infermieri per 36 ore settimanali per 28 mesi; la nascita del servizio di attività motoria con 2 istruttori Isef-Scienze motorie, per 18 ore alla settimana per 24 mesi.

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Published by
Salvatore