Abuso d’ufficio e induzione indebita: assolta la ex capo di gabinetto di Solinas

Salvatore

Abuso d’ufficio e induzione indebita: assolta la ex capo di gabinetto di Solinas

martedì 19 Novembre 2024 - 16:39
Abuso d’ufficio e induzione indebita: assolta la ex capo di gabinetto di Solinas

L'avvocato Rinaldo Lai e Il PM Andrea Vacca durante un udienza (f .C.Nuoresi)

Nell’ambito dell’inchiesta sulle nomine di Silvia Curto alla presidenza e Antonio Belloi alla Protezione civile, l’ex capo di gabinetto dell’ex governatore della Sardegna, Christian Solinas, è stata assolta in appello dall’accusa di abuso d’ufficio e induzione indebita. La magistratura ha confermato l’innocenza di  Maria Grazia Vivarelli, scagionandola dalle accuse mosse  per le quali era stata condannata in primo grado a 2 anni e 8 mesi scegliendo la via del rito abbreviato. Nello stesso procedimento invece l’ex governatore Christian Solinas è ancora a dibattimento per abuso d’ufficio assieme all’ex assessora Valeria Satta, imputata oltre anche di tentata concussione.

Oggi  per la Vivarelli  invece è arrivata la sentenza della corte presieduta dal giudice Massimo Poddighe: l’abuso d’ufficio non è più previsto dalla norma come reato, l’induzione indebita per non aver commesso il fatto.

Esprimono soddisfazione per la propria assistita gli avvocati della magistratura amministrativista, Filippo Dinacci e Rinaldo Lai, che per effetto della condanna di primo grado è attualmente sospesa dal Consiglio di Stato. L’inchiesta  è condotta dal Pubblico Ministero Andrea Vacca che contesta la legittimità delle nomine dei direttori generali della presidenza della Regione, l’avvocato Silvia Curto, e della Protezione civile, l’ingegner Antonio Pasquale Belloi, con esperienza nel Corpo dei vigili del fuoco. Tali contestazioni sono state appoggiate  dal sostituto procuratore generale Michele Incani che, aveva chiesto la conferma della condanna ritenendo che due prescelti, esterni all’amministrazione, non avessero i requisiti per ricoprire quegli incarichi dirigenziali in Regione e contestando la legittimità della procedura seguita presenta gravi violazioni di legge.

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