«La legge è stata supportata da 211mila sottoscrittori sardi. Noi non recederemo dall’impegno preso nei loro confronti». Così il sindaco di Orgosolo, Pasquale Mereu, aprendo la conferenza stampa a Cagliari con i comitati promotori della legge d’iniziativa popolare Pratobello 24. Gli attivisti sollecitano il consiglio regionale ad accogliere in Aula con procedura d’urgenza il provvedimento, al momento rimasto al palo dopo il rifiuto dei capigruppo di Maggioranza di portarla all’ordine del giorno prima del passaggio nelle commissioni. «Pretendiamo che venga portato rispetto a chi si è impegnato e a chi ha sottoscritto la legge, discutendola in consiglio e non nelle segrete stanze delle commissioni» ha spiegato l’avvocato Michele Zuddas, tra i promotori della Pratobello 2024. «Lo scopo è chiaro ed è quello di affossare la legge Pratobello o di modificarla per renderla inefficace. Noi a questo non ci stiamo e insistiamo affinché i capigruppo ci ripensino. Loro si sono opposti alla procedura d’urgenza perché intendono affossarla. Ci è stato detto che la Pratobello è una legge incostituzionale, ma si rifà all’articolo 3 del nostro Statuto, che a sua volta è una legge costituzionale, è una norma urbanistica e quindi di competenza esclusiva della Regione Sardegna». E sulla contrapposizione al disegno di legge sulle aree idonee chiarisce: «Stiamo parlando di una legge di iniziativa popolare che ha raccolto oltre oltre 210mila firme e che non può essere trattata come una legge ordinaria, con una procedura ordinaria, perché rappresenta il risultato di una mobilitazione senza precedenti in Sardegna, in Italia e in Europa». I comitati replicano poi alle critiche per le schedature online dei consiglieri regionali del Campo largo accusati di aver tradito i firmatari della legge. «In Sardegna vige ancora la democrazia, con il sacrosanto diritto alla critica, o siamo in pieno regime autoritario?» domanda Maria Grazia Demontis di Rete Pratobello e del comitato La Luna. “Troviamo preoccupante il diffuso atteggiamento intimidatorio della classe politica attualmente al governo della Regione Sardegna, che contro la libertà d’espressione mette alla gogna un comitato pacifico con false accuse di violenza. Dobbiamo chiederci se esista ancora la democrazia”. Infine, ribadito il no al Tyrrhenian Link: «Non serve alla Sardegna, è solo un’altra servitù» ha detto Francesca Olla del comitato di difesa del territorio.