LA CIFRA CONTESTATA – Alla influencer viene contestata la cifra totale di oltre 2 milioni di euro che avrebbe ottenuto come un ingiusto profitto. Nello specifico, secondo i magistrati, conseguito “dalle società Tbs Crew srl e Fenice srl e per il loro tramite anche dalle persone fisiche, pari a 750mila euro oltre Iva”. E ancora: “ingiusto profitto conseguito dalle società Tbs Crew srl e Fenice srl e per il loro tramite anche dalle persone fisiche, pari a 1.075.000 mln oltre iva”. I pm contestano un ingiusto profitto conseguito dalle società Sisterhood srl e Fenice srl e per il loro tramite anche dalle persone fisiche, pari a 400mila euro + iva”. Con la campagna commerciale sul Pandoro Balocco Pink Christmas, Limited Edition Chiara Ferragni “venivano propalate informazioni fuorvianti” attraverso “locuzioni” come il “pandoro Chiara Ferragni le cui vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’ospedale Regina Margherita di Torino”, “Il pandoro di Chiara Ferragni per sostenere l’ospedale Regina Margherita di Torino”, “Il mio pandoro @chiaraferragnibrand @balocco sostiene l’ospedale Regina Margherita di Torino per un Natale più dolce per tutti”, “Questo progetto sostiene l’ospedale Regina Margherita di Torino”. Lo sottolineano il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il sostituto Cristian Barilli nell’avviso di chiusura delle indagini preliminari notificato a Chiara Ferragni, Fabio Damato, Alessandra Balocco e Francesco Cannillo per truffa aggravata. Inoltre le viene contestato, sempre in merito all’operazione del pandoro, di aver omesso “di riferire che, contrariamente al messaggio promozionale, Balocco S.p.a Industria Dolciaria aveva effettuato in data 2 maggio 2022 un versamento di 50.000 a favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, e che nessuna correlazione sussisteva tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita del prodotto pandoro Balocco Pink Christmas, Limited Edition Chiara Ferragni” e anche di non avere fornito “spiegazioni a chi – attraverso i medesimi canali utilizzati per la promozione del prodotto – avanzava richieste volte a conoscere l’effettiva quota destinata all’iniziativa benefica”.
I LeGALI DELLA FERRAGNI – “Siamo di fronte ad un avviso di conclusione delle indagini, che permetterà una fase di confronto con la procura della Repubblica dalla quale confidiamo di far emergere la non rilevanza penale delle condotte contestate”. Lo ribadiscono i difensori di Chiara Ferragni e sottolineano che al momento non c’è alcuna “richiesta di processo”.
Secondo il codice, con l’atto di chiusura dell’inchiesta, il cosiddetto 415 bis, la difesa ha tempo 20 giorni per presentare documenti, memorie o per far rendere interrogatorio al proprio assistito, con lo scopo di dimostrare l’innocenza dell’indagato o l’insussitenza delle contestazioni e di ottenere una richiesta di archiviazione. In caso contrario i pm vanno avanti ed esercitano l’azione penale con la richiesta di rinvio a giudizio o con la citazione diretta a giudizio.