NUORO – Arrivano 5 medici nelle corsie dell’Urologia di Nuoro. Dopo quasi 4 anni (dai tempi pre Covid), il reparto torna a pieno regime. Una svolta resa possibile anche dall’instancabile direttore dell’unità operativa, Stefano Malloci che, dall’arrivo nel reparto, circa un anno fa, col supporto della direzione strategica dell’ASL 3, ha lavorato per creare le condizioni favorevoli al rilancio di una riconosciuta eccellenza nuorese, valorizzando e ottimizzando al massimo le risorse esistenti che, con sacrificio e abnegazione, avevano retto finora la struttura, e al contempo rendendola attrattiva per giovani
professionisti (anche specializzandi) che hanno voglia di investire in una realtà con una storia importante alle spalle. «L’arrivo dei cinque medici – conferma Malloci – ci consente di riprendere il servizio di “guardia attiva”, che da due anni non era possibile proprio per problemi di organico, sia la notte che nei fine settimana. Ma soprattutto contribuirà a dare nuovo impulso a tutta l’attività urologica, sia chirurgica (inclusa la robotica) che specialistica ambulatoriale». Le principali attività dell’urologia del San Francesco riguardano il trattamento medico e chirurgico di tutte le patologie urologiche, con un approccio diagnostico-terapeutico delle principali neoplasie urologiche in un contesto anche multidisciplinare. Ma il reparto si è ritagliato un ruolo centrale nel trattamento dei tumori alla prostata. L’Urologia del San Francesco è uno dei tre centri in Sardegna che utilizza la chirurgia robotica nel trattamento del tumore alla prostata: a confermare l’eccellenza raggiunta dal reparto sono alcuni numeri, come l’incremento del 50% dei pazienti provenienti da fuori provincia per farsi operare a Nuoro.
«L’implementazione dell’organico con l’assunzione dei nuovi medici giocherà un ruolo fondamentale nella possibilità di aumentare le prestazioni di un reparto già in forte ripresa, ma avrà anche ricadute positive sui servizi di tutta l’Asl, a cominciare dalla riduzione del boarding in Dea, cioè il tempo di attesa per il ricovero in reparto, ma consentirà la riattivazione dell’attività ambulatoriale, con conseguentabbattimento dei tempi di attesa, e un sostanziale beneficio per tutto il territorio».