ORANI – ha ospitato ieri una nuova tappa del confronto popolare sui progetti in Sardegna delle energie rinnovabili. Questione che tocca la sensibilità del paese, anche per quel parco di 10 pale nel territorio che si spinge al confine con Orgosolo.
IL PROGETTO – Una delle torri, da 240 metri, prevista su una collina davanti al monte Gonare. «Il progetto è sempre in piedi – ha spiegato il sindaco Marco Ziranu – e se dovesse cadere nella Corte costituzionale la moratoria della Regione, temo che andrà avanti». Ed è solo uno degli elementi di preoccupazione emersi durante l’assemblea, svoltasi nell’auditorium comunale, davanti a numerosi cittadini. Ribaditi nelle informazioni dello stesso Ziranu e poi negli interventi dell’agronomo Maurizio Fadda, del giornalista Lorenzo Tecleme, di Emilio Demuro, del comitato del Sarcidano, e Daniela Falconi, presidente regionale dell’Anci (l’associazione dei comuni italiani). Con loro uno dei referenti del comitato di Orani, Antonio Lombardo. Voci che hanno confermato il fermento presente nell’isola per la difesa dall’invasione dei progetti (circa 800) per parchi eolici e fotovoltaici.
IL PRESIDENTE DELL’ANCI – Piano che la Regione si è impegnata a disciplinare con la legge sulla mappa delle aree idonee. Di cui però la rappresentante dei sindaci, Falconi (primo cittadino a Fonni) ha contestato il metodo dell’amministrazione-Todde: «Hanno chiesto ai comuni di dare una serie di dati – ha spiegato – così da stabilire per ogni territorio le aree idonee per gli impianti. Il tutto da fare con molta fretta – ha contestato – e comunque senza la possibilità che i comuni stessi partecipino direttamente all’individuazione delle aree». Il concetto che ognuno dei relatori vuole sia chiaro e il favore per le rinnovabili, ma senza che il piano si trasformi in un’immane speculazione energetica a danno della Sardegna. Il rischio arriva dagli stessi numeri che vengono ricordati a Orani. Il dato sulle nuove pale: circa 2500, che si aggiungeranno alle 1082 censiti come attive. Le loro dimensioni: di media 240 metri di altezza. Mentre quelle in attività sono tra i 70 e gli 80 metri. Il pericolo della speculazione sarebbe leggibile nel fatto che a fronte d’investimenti tra gli 85 e i 100mila euro per parco eolico, le società che hanno presentato i progetti posseggono capitali versati di appena 10mila. Una sproporzione – è stato detto durante l’assemblea – che pone dei dubbi sia sull’effettivo pagamento dei prezzi e canoni di affitto, sia sullo smaltimento delle “torri”, alla fine della loro vita utile. L’altra parte del piano sulle rinnovabili è quello del fotovoltaico, con progetti per complessivi 70 ettari. Anche in questo caso segnati dagli stessi interrogativi su solvibilità economica e garanzie sullo smaltimento a fine vita. Fadda, componente del comitato di Nuoro: «Le nostre campagne nei progetti vengono definite aree marginali – ha ricordato – e questo dà l’idea di quanto queste iniziative sulle rinnovabili possano risultare deleterie per l’isola e in particolare per le attività agricole e il paesaggio, che sono la nostra ricchezza». Tecleme, giornalista impegnato nel dibattito in corso, mette in guardi da diversi rischi: «Da una parte c’è la lobby delle rinnovabili, con gli 800 progetti di aziende determinate a fare profitti. Dall’altra parte i fautori della scelta del gas – ricorda – che potrebbero cavalcare la lotta dei comitati contro eolico e fotovoltaico, per avere via libera al loro piano». Come dire, bisogna guardarsi da più fronti. Senza dimenticare l’esigenza della transizione energetica: «Perché in Sardegna – ha ricordato – oggi dipendiamo per il 75 per cento dai combustibili fossili. E sono causa del surriscaldamento climatico, che incide anche sulla crescita della siccità». Un altro elemento a conferma della speculazione delle multinazionali (pronte a subentrare a chi presenta in concreto i progetti) e dei rischi ambientali, lo evidenzia il portavoce dei comitati, Demuro: «In Sardegna hanno deciso di collocare le grosse e lunghe torri, mentre il nord Italia fa la transizione energetica con impianti di piccola taglia, certo meno impattanti».
E’vergognoso che la nostra terra venga sconvolta e nessuno faccia nulla dei politici per evitare la nostra fine.
Non mi sembra che la presidente meloni che tanto hanno votato si stia preoccupando dell’impatto ambientale dato che lei non vive qui e quindi non ha questi problemi