I nuraghi utilizzati sino alla prima età del ferro: dagli scavi di Sedilo conferme e nuove conoscenze

SEDILO – I nuraghi sono stati frequentati sino all’età del ferro, nel secolo VIII a.C. Una conferma è arrivata in questi anni dal complesso archeologico di “Iloi”, nel territorio di Sedilo. Dove dal 2018 è attiva una campagna di scavi diretta da Anna Depalmas, docente dell’università di Sassari. Un’operazione concentrata sul nuraghe del sito archeologico, che comprende anche le due tombe dei giganti, sempre di “Iloi” e le “domus de janas” di “Ispiluncas”, non lontano dal loro Omodeo.

IL TEAM – Nel gruppo di ricerca anche l’archeologa Marta Pais, 32 anni, dottoranda dell’ateneo turritano, che racconta: «L’opera più importante di questi sei anni di lavoro è l’aver riportato alla luce i resti dell’edificio circolare posto a pochi metri dal nuraghe. Dallo scavo ne ricaviamo – spiega Pais – che l’intero complesso fu utilizzato sino alla prima età del ferro, quando i nuraghi non venivano più costruiti. Perché di questo periodo sono i frammenti di brocche askoidi e di doli, contenitori con anse a X, ritrovati all’interno. L’altro elemento significativo – prosegue la giovane archeologa – è la presenza di una fornace in argilla, a ferro di cavallo. Da cui si arguisce l’utilizzato per la fusione di metalli e riparare utensili in uso nelle attività quotidiane». Dal locale officina la ricerca degli archeologi si è spostata a un’area vicina, dove sono stati ritrovati dei fornetti, sempre per la fusione dei metalli». Da là si dovrebbe riprendere nella prossima estate, con una nuova campagna di scavi. Per la quale c’è da attendere un nuovo finanziamento della Regione.

GLI SCAVI – La recente campagna di ricerca è iniziata alla fine di aprile per chiudersi negli ultimi giorni di luglio. Nella squadra diretta da Depalmas, oltre a Pais, le archeologhe Veronica Ortu e Rossana Conti. Impegnati inoltre studenti provenienti da università degli Usa, dell’Inghilterra, della Spagna, della Bielorussia, dell’Australia, oltre che da Sassari. Per il supporto negli scavi una squadra di operai. L’area di “Iloi” non è nuova all’attività di ricerca archeologica. A cavallo del 2000 vi fu impegnata l’équipe diretta dalla docente Peppina Tanda, sempre dell’università di Sassari. Gli scavi avevano interessato le “domus de janas” di “Lochele”, al confine con l’agro di Olzai, e di “Ispiluncas”, a valle del nuraghe. Mentre nell’area di “Iloi” la squadra di Tanda si era concentrata sulle due tombe dei giganti. E sulle quali oggi l’archeologa Pais spiega: «Si tratta di tombe per la sepoltura collettiva e utilizzate per più anni. Il tipo di monumento e le stesse conoscenze della ricerca archeologica – aggiunge – confermano un’antichità costruttiva maggiore rispetto a quella dei nuraghi. E, comunque, un contemporaneo utilizzo. Che si fermerà tuttavia nel tempo del bronzo finale». Ancora più datate nei secoli le “domus de janas”, di cui è certo l’impiego unicamente come necropoli. Il sito di “Iloi” – la cui attività di scavi ha il supporto del comune di Sedilo – sembra destinato a offrire ulteriori spunti e informazioni per la conoscenza dell’età nuragica. «Le varie campagne non hanno ancora toccato l’edificio del nuraghe – dice Pais – particolarmente interessante per via della presenza di un proto-nuraghe al quale è stata addossata una nuova costruzione, quella tipicamente nuragica». L’eventuale scavo all’interno potrebbe favorire nuove conoscenze sull’utilizzo dell’edificio: «Per il momenti sappiamo che si tratta di un nuraghe polifunzionale – ricorda Marta Pais – e ha costituito un complesso fondamentale nel territorio dell’alto Oristanese. Questi edifici, o parti di essi – aggiunge – sono stati utilizzati in alcuni casi come spazi per la produzione di alimenti, com’è stato evidenziato nel nuraghe di Orroli, o anche come siti in cui si svolgevano riti di culto, come nel caso nel complesso “Su mulinu”, a Villanovafranca». L’archeologa di Sassari, prima di chiudere, sottolinea: «Nella loro età storica i nuraghi sono stati un segno fortissimo per le comunità Lo conferma – rimarca Pais – che nell’epoca successiva venivano costruiti modellini scolpiti nella pietra o nel bronzo, per esaltare l’età precedente».

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Published by
Francesco Pirisi