Mamone. Intervista a Delmastro: “La colonia penale agricola un toccasana per i detenuti”

Il potenziamento delle colone penali, quelle agricole, e il miglioramento dell’edilizia penitenziaria tra le questioni affrontate dal sottosegretario della Giustizia, Andrea Delmastro, in questi giorni in visita tra gli istituti di pena sardi. Tra i primi interventi garantiti il finanziamento (entro sei mesi) per riqualificare la caserma nella colonia penale di Mamone, tra i territori di Bitti e Onanì. La notizia da parte dell’esponente del governo Meloni durante la visita che ha fatto ieri, accompagnato dai deputati di Fratelli d’Italia, Salvatore Deidda, e Gianni Lampis.

Mamone deve diventare una colonia agricola a tutti gli effetti. Ma l’obiettivo e il modello ancora non si vedono.

«Si vede ancora poco, ma non è neppure vero che non si veda. Sicuramente quello delle colonie agricole è il modello che dobbiamo valorizzare. Perché il trattamento eseguito con il lavoro sappiamo che esclude o limita i casi di recidiva nel reato. I dati lo confermano: tra i detenuti che sono collocati al lavoro c’è solo il 2 per cento di “recidivanza”. Negli altri casi arriviamo al 70 per cento. Sono qui per studiare proprio queste realtà di colonie penale».

Rispetto a questi obiettivi e priorità, qual è la condizione a Mamone?

«Parto con un impegno, che è quello di trovare entro sei mesi uno stanziamento per rimettere a posto la caserma. Questo perché il primo modo per aiutare il detenuto è quello di garantire il welfare, il benessere a uomini e donne della polizia penitenziaria».

Quali gli interventi per valorizzare le colonie penali, a partire proprio dalla Sardegna?

«Dobbiamo stabilizzare il bisogno del detenuto, rispetto alla richiesta e alla possibilità che sconti la pena in una colonia di lavoro. Inserendo anche detenuti che hanno ancora un percorso lungo di carcerazione. Dobbiamo sapere qual è il loro numero e inserirli con rapidità. E allo stesso tempo essere in grado di allontanare coloro che invece scelgono la colonia penale unicamente con l’obietto di sfuggire al carcere. Questi sottraggono il posto a chi lo meriterebbe. Dobbiamo garantire la possibilità di vendere i prodotti delle colonie agricole. Sono convinto che quando strutture come questa di Mamone hanno la capacità di stare sul mercato, la scommessa è vinta. Certo per potenziare le colonie penali c’è bisogno di più personale penitenziario».

Sull’aumento degli organici aveva preso degli impegni lo scorso febbraio, durante una visita a Nuoro. Ci sono dei risultati?

«Nei venti mesi dall’inizio del governo Meloni, abbiamo finanziato l’assunzione di 7mila agenti penitenziari. Se tutti coloro che mi hanno preceduto avessero finanziato le medesime assunzioni, oggi saremmo al sovra-popolamento degli agenti. E sono contento di avere trovato le risorse per altre 2mila extra-assunzioni. Questo significa che 2mila persone entrano oltre il “turn over” determinato dai pensionamenti. Le ultime mille sono all’interno del Dl carcere. Dov’ è previsto anche il commissario per l’edilizia penitenziaria, che garantirà che determinati interventi potranno essere fatti con meno vincoli burocratici».

La tempistica dei lavori qui a Mamone?

«La cosa fondamentale è avere un quadro complessivo di quanto va fatto. Riguardo ai tempi occorrenti non sono in grado oggi di dare delle risposte. Questa comunque è la colonia penale più grossa d’Europa e la prendiamo come modello per tutte le altre strutture. Un modello che dobbiamo studiare in maniera approfondita. Le risorse sono l’ultimo dei problemi, una volta che si è individuato il modello vincente».

Sovraffollamento e suicidi. Quali soluzioni per arginare il fenomeno?

«È un problema enorme. Stiamo puntando sull’edilizia penitenziaria. Nel passato al sovraffollamento seguiva un provvedimento di svuota carceri. Ma lo stretto fiumiciattolo del già visto e già vissuto non sembra abbia prodotto nulla di positivo. Per l’edilizia penitenziaria in 20 mesi abbiamo stanziato più di 255 milioni di euro. Secondo una prima prudenziale stima del ministero della Giustizia, insieme con il ministero delle Infrastrutture, con questi interventi si recupereranno circa 7mila dei 10mila posti che mancano».

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Published by
Francesco Pirisi