Sono quindici i focolai di Lingua blu scoperti in Sardegna. Come quasi ogni estate, dai primi anni 2000, la febbre catarrale degli ovini si ripresenta in Sardegna, mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle aziende di tutta l’Isola.
A oggi risultano segnalati quindici focolai tra la Gallura, con il sierotipo 8, e il Sulcis, con il sierotipo 3. Il timore è che nelle prossime settimane, anche perché le vaccinazioni sono partite neanche due mesi fa, l’epidemia si possa espandere pericolosamente da un allevamento all’altro aiutata dalle alte temperature che favoriscono il propagarsi dei culicoidi, i piccoli insetti vettori, con cui si muove la blue tongue. La sanità animale regionale è in allerta e proprio questa mattina si è tenuta a Sassari una riunione dove sono emerse due novità rispetto al passato: i focolai di quest’anno sono partiti un mese prima del 2023 e, a oggi, i vaccini per i bovini, animali portatori della malattia, non sono ancora stati messi in disponibilità dalla Regione. Proprio la movimentazione di bovini dalle zone infette è condizionata dal controllo PCR.
Il presidente provinciale. “Il quadro attuale palesa, ancora una volta, una mancata programmazione delle istituzioni rispetto a un’emergenza che di anno in anno va ripetendosi”. Così il presidente di Confagricoltura Sassari Olbia-Tempio, Stefano Taras, che ha aggiunto: “Ci appelliamo agli allevatori affinché seguano le poche buone pratiche di biosicurezza esistenti per fronteggiare le condizioni di propagazione: dall’uso corretto degli insetto-repellenti alla riduzione delle pozze d’acqua in prossimità dei luoghi dove sostano o si muovono le pecore. Chiediamo inoltre ai veterinari delle ASL di accelerare le vaccinazioni, così da assicurare una maggior copertura sanitaria e quel controllo virologico di gregge che contribuisce a ridurre i contagi”, ha concluso Taras.