Il turismo enogastronomico in Sardegna: una potenzialità da cogliere al più presto

Salvatore

Il turismo enogastronomico in Sardegna: una potenzialità da cogliere al più presto

lunedì 22 Luglio 2024 - 11:13
Il turismo enogastronomico in Sardegna: una potenzialità da cogliere al più presto

Foto di Roberto Cossu - via Flickr

I viaggi e le escursioni su base enogastronomiche in Italia sono in continua crescita e possono diventare il volano del turismo ed incidere in modo pesante nell’economia del nostro paese. L’edizione 2023 del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano non lascia spazio a dubbi.

Italia e turismo enogastronomico: dei dati significativi

Dal 2016 ad oggi, il segmento del Turismo Food & Wine è passato dal 21% al 58%: questo significa che tre turisti su cinque prediligono delle vacanze o dei weekend durante le quali andranno a conoscere le prelibatezze locali, piuttosto che dedicarsi al puro relax sulla spiaggia. In totale, stiamo parlando di 9,6 milioni di turisti per l’anno 2023, equamente suddivisi tra uomini e donne, in provenienza per il 37% da sud e isole, per il 26 % dalle regioni di nord ovest, per il 19% da quelle di nord est e per il 18% dal centro Italia.

Le fasce d’età? Solo il 12% ha più di 65 anni, mentre il 26% ha tra 18 e 34 anni, il 23% è in un’età compresa tra 35 e 44 anni, il 22% tra 45 e 54 anni, mentre il 16% ha tra 55 e 64 anni.

Le cosiddette “top Food & Wine destination” si trovano per il 46% in Sicilia, per il 44% in Emilia Romagna e per  il 40% in Campania. Napoli, Bologna e Roma sono le città più visitate, mentre le esperienze con una maggiore partecipazione sono gli eventi enogastronomici, le esperienze enogastronomiche attive (nelle quali è richiesta la partecipazione del turista, ad esempio nella preparazione di un piatto o di un alimento), le visite ai luoghi di produzione e i tour e gli itinerari tematici.

Tutto bello, se non fosse che in questo fenomeno in crescita … la Sardegna stenta a riconoscersi e ad inserirsi. Eppure, le potenzialità nell’Isola ci sarebbero tutte, al pari, ad esempio, della “cugina” Sicilia, che però, come abbiamo visto, si trova al primo posto tra le destinazioni scelte dai turisti enogastronomici del nostro paese.

Un settore che non decolla in Sardegna

Questo non significa che in Sardegna il turismo enogastronomico sia inesistente, ma semplicemente che, in rapporto alle potenzialità dell’isola – mare, coste e entroterra – i percorsi e le attività Food & Wine non sono sufficientemente sviluppati.

Cantine, caseifici, aziende a conduzione familiare di produzione di pane, pasta, insaccati, dolci e tanto altro, cui si aggiungono i laboratori dell’artigianato artistico tipico locale, sono altrettanti elementi che attraggono i turisti interessati a conoscere non solo le bellezze naturali, ma anche le specificità culturali in senso ampio di Barbagia, Gallura, Ogliastra… e tutto il resto dell’isola.

Ecco, allora, che il turista che sbarca o atterra in Sardegna, va alla ricerca di percorsi che lo conducano, provincia dopo provincia, a degustare ed acquistare prodotti locali, a visitare caseifici, birrifici, distillerie, case vitivinicole, frantoi. I più dinamici si gettano con entusiasmo in brevi corsi di formazione, per imparare a lavorare gli gnocchetti sardi, a preparare le sebadas, a cucinare i culurgiones…

Ma come lasciano intendere anche al Confartigianato Imprese Sardegna, non è sufficiente. Tra tutti i piccoli e medi imprenditori sardi che operano nel settore della produzione agroalimentare ed enologica, solo pochi hanno saputo inserirsi, anche grazie agli uffici del turismo, in un percorso di valorizzazione della propria attività. Un tale percorso, se sviluppato pienamente, sarebbe in grado di portare il turista anche nel caseificio della più remota Sardegna.

La strada da seguire

Cosa manca in Sardegna perché il turismo enogastronomico possa svilupparsi su tutto il territorio? Collaborazione tra un’azienda e l’altra? Collaborazione tra aziende, da una parte, ed enti di promozione del turismo dall’altra? Formazione specifica degli imprenditori? Circolazione delle informazioni? Promozione al di fuori dell’isola?

Probabilmente, ciò di cui ha bisogno il turismo Food & Wine in Sardegna è un mix di tutto ciò, previo un lavoro di gestione e monitoraggio dall’alto, che possa preparare adeguatamente gli operatori dell’enogastronomia, creare dei percorsi tra un sito e l’altro, attrarre turisti dalla terra ferma e dall’estero.

Ciò che fa ben sperare, tuttavia, è che alcune aziende hanno saputo rimboccarsi le maniche e dare vita a dei percorsi che fanno sognare i palati dei turisti più curiosi. I quali, tra una visita ad un oleificio e una ad una distilleria, si possono rilassare giocando nei casino non AAMS che offrono prelievi immediati in meno di 24 ore.

Alcuni possibili itinerari enogastronomici della Sardegna

Nel sud della Sardegna, gli amanti della buona cucina possono passare da un paese all’altro per degustare le prelibatezze locali. Da Cagliari a Sarroch e a Pula, i ristoratori propongono la fregola ai frutti di mare, la cui composizione varia a seconda del pescato del giorno (garanzia di pesce fresco, sempre) e la fanno accompagnare da un vermentino, un rosato di monica o un cannonau.

In alternativa al pesce, si possono degustare i malloreddus con sughi di carne e, come secondo, l’arrosto: porcetto, vitello, agnello o capretto, a scelta.

I centri del sud della Sardegna, poi, sono noti anche per altri piatti, in particolare, i suppasa, che sono delle fette di pane raffermo proposte in un piatto di brodo di carne, condite con sugo di pomodoro e pecorino; la “panada“, è una torta di pasta e strutto, tipica del campidano, da riempire con carne di agnello e patate o con anguille; la burrida si presenta come dei tocchetti di gattuccio di mare lasciato macerare in salsa di aceto e noci.

A sud ovest della Sardegna, troviamo l’area di Sulcis Iglesiente e l’isola di Carloforte, dove la Sardegna incontra la Liguria. Un tour enogastronomico qui non può prescindere dalla degustazione del tonno rosso: tartara, bottarga, cuore, trancio grigliato di ventresca, … qualsiasi sia la variante, il vino da abbinarvi, secondo gli specialisti e i locali è un rosso, il Carignano del Sulcis.

Ovviamente, nell’entroterra del Sulcis si torna a preferire la carne, come la “trattalia”, interiora dell’agnello cucinate allo spiedo o l’agnello in tegame con il finocchietto selvatico. Per i vegetariani, imperdibili i maccaronis a su ferrittu, una pasta locale condita con formaggio pecorino fresco, zafferano e limone.

Le possibilità enogastronomiche del nuorese

Spostandosi poi a Nuoro, i turisti dell’enogastronomia possono vivere esperienze indimenticabili, grazie alle quali non solo gustare i piatti tipici, ma anche prepararli.

Mini corsi della durata minima di due ore guidano i turisti del Food & Wine nella preparazione della pasta e dei sughi di accompagnamento, nella cottura delle carni (il porcetto) e nella realizzazione dei dolci.

Per chi ama il barbecue, sarà imperdibile l’esperienza del pranzo con il pastore: nell’attesa che la carne sia ben cotta, vi saranno gli assaggi di salumi e formaggi, accompagnati da vini rossi forti e dalla grappa filu e ferru. A seconda del periodo, poi, è possibile assistere alla tosatura delle pecore e alla preparazione del formaggio.

Come detto, le potenzialità ci sono tutte; imprenditori ed enti del turismo si impegnino per coglierle e sfruttarle!

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