La buona notizia. La moratoria sulle rinnovabili è legge: approvata la Salva Sardegna

La moratoria contro la speculazione energetica è stata approvata. La legge cosiddetta Salva Sardegna, costituita da 4 articoli, è passata dopo un braccio di ferro in Consiglio regionale durato più del previsto e che si è concluso soltanto oggi, con il voto finale poco prima delle 14.30.

LA DISCUSSIONE – Il tira e molla sul dl 15 era partito la scorsa settimana, con il tentativo della maggioranza di un’approvazione lampo che si era arenato sugli emendamenti analizzati in commissione. Dopo alcuni giorni di trattative serrate la minoranza ha strappato l’accordo solo su tre emendamenti: il via libera all’agrivoltaico, alla Società energetica sarda e al Piano regionale di sviluppo sulla transizione energetica. Caduta invece la proposta di modifica avanzata sempre dal centrodestra per la realizzazione di impianti destinati alla produzione di idrogeno verde.

LA VOTAZIONE – L’opposizione non è quindi arrivata a un voto compatto con la maggioranza, con 21 astenuti e un voto contrario di Alessandro Sorgia. 32 invece i voti favorevoli in aula al provvedimento. Il cuore del provvedimento risiede nell’articolo 2 che stabilisce il divieto di installare nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili fino all’approvazione della legge regionale per individuare le aree idonee e fino all’aggiornamento, adeguamento e completamento del Piano paesaggistico regionale, comunque per un massimo di 18 mesi dall’entrata in vigore della legge.

LA SALVA SARDEGNA – Il divieto sui nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili riguarda tutte le zone urbanistiche, con alcune eccezioni come le comunità energetiche, le aree naturali protette, le zone umide d’importanza internazionale inserite nella Convenzione di Ramsar e quelle che ricadono in Siti d’interesse comunitario (Sic) o in Zone di protezione speciale (Zps). E ancora le aree incluse nella Rete Natura 2000, quelle di riproduzione, alimentazione e transito di specie faunistiche protette; aree agricole interessate da produzioni agricolo-alimentari di qualità o di particolare pregio paesaggistico naturale.

No anche sulle aree caratterizzate da situazioni di dissesto o di rischio idrogeologico perimetrate nei Piani di assetto idrogeologico, così come sulle aree che distano meno di 7 chilometri dai beni culturali oppure 1.500 metri per le isole minori, territori costieri nella fascia dei 300 metri dalla battigia, territori contermini ai laghi entro i 300 metri dalla linea di battigia, aree prospicienti fiumi, torrenti e corsi d’acqua nella fascia di 150 metri parchi o riserve nazionali o regionali, territori coperti da foreste e boschi percorsi o danneggiati dal fuoco e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, zone gravate da usi civici e di interesse archeologico. Intanto, mentre il Consiglio regionale era impegnato nella discussione in aula, è arrivato dal ministero dell’Ambiente il via libera al decreto sulle aree idonee. Il documento firmato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin insieme ai colleghi della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, verrà pubblicato a breve sulla Gazzetta ufficiale. Da quel momento la Regione avrà 180 giorni per individuare le aree idonee per ospitare le rinnovabili.

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Redazione