Cagliari. In una retrospettiva su Robert Capa si racconta la nascita del fotogiornalismo moderno

“Se non e’ venuta bene, significa che non eri abbastanza vicino” diceva Robert Capa, al secolo Endre Ernõ Friedmann (Budapest 1913–provincia di Thai Binh 1954). E lui, ebreo ungherese fuggito a Parigi prima dalla sua città e poi dalla Germania nazista, era uno che non temeva di andare troppo vicino ai soggetti che doveva fotografare, fossero essi dei grandi artisti o alcuni dei tanti scenari di guerra che ritrasse in prima linea, non ultimo quello che lo rese celebre, lo sbarco della truppe alleate in Normandia e quello in cui trovò la morte, l’Indocina.

Dal 31 maggio al 6 ottobre 2024, Cagliari ospita nei locali del Palazzo di Città una retrospettiva intitolata “Robert Capa. Fotografie 1932-1954“) dedicata al celebre reporter di guerra. E proprio in concomitanza con l’anniversario degli ottant’anni dello sbarco in Normandia avvenuto il 6 giugno del 1944, la mostra si apre con tre scatti del D-Day, drammatico evento documentato con coraggio dall’obiettivo della Contax di Capa in un reportage di cui, a causa di un errore dell’addetto all’asciugatura delle pellicole dopo lo sviluppo, sono sopravvissuti soltanto 11 fotogrammi.

Il palazzo di Citta’ ospita la retrospettiva su Robert Capa (foto S.Novellu)

Il percorso di visita spazia dagli scatti degli esordi a Parigi all’ampio reportage sulla Guerra Civile Spagnola (realizzato con a fianco la compagna Gerda Taro, che vi troverà la morte) e realizza un’altra icona del suo repertorio e dell’intera storia della fotografia, lo scatto che immortala la Morte del miliziano lealista “Taino”, ucciso sulla collina de Las Malaguenas, a Cerro Muriano (Cordoba) il 5 settembre 1936 (APPROFONDISCI). Sono gli anni in cui diventa collaboratore esterno della magazine americano Life.

Si prosegue con la Cina e il Giappone; l’avanzata delle truppe alleate fino a Berlino (dicembre del 1944); la liberazione dell’Italia al termine della Seconda Guerra Mondiale, con il celebre scatto del contadino siciliano che fornisce informazioni a un ufficiale americano sulla direzione presa dai tedeschi in fuga, nell’agosto del 1944; gli ultimi istanti di guerra a Londra e nella Parigi appena liberata dai nazisti (agosto ’44).

Lipsia 1955, rastrellamento delle truppe alleate (dettaglio)

Nel 1947, insieme a Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e William e Rita Vandivert, Capa fonda la celebre agenzia fotografica Magnum, allo scopo di tutelare il diritto d’autore sulle immagini dei propri associati e la proprietà dei negativi. È il Dopoguerra, la vita torna progressivamente alla normalità e Capa è sempre pronto a coglierne ogni aspetto: la moda, il cinema, con gli straordinari ritratti di John Huston e Humphrey Bogart, Ava Gardner, Anna Magnani e Ingrid Bergman, gli amici artisti, tra cui i ritratti iconici di Pablo Picasso e Henri Matisse.

Ma ciò che lo attrae è altro. Sospettato di far parte del partito comunista sin dai tempi della Guerra di Spagna, tra il 1947 e il 1948 – mentre si inizia a delineare alla cosiddetta “Guerra Fredda“- Capa parte alla volta della Russia dove fotografa Stalingrado straziata dai combattimenti, e Mosca; si sposta poi in Polonia, Ucraina, Georgia, Ungheria e Cecoslovacchia. Tra il 1948 e il 1950 documenta la nascita dello stato di Israele e, nel 1954, dopo alcune settimane in Giappone, inviato di Life parte al seguito delle truppe francesi per l’Indocina, dove trova la morte calpestando una mina su una collina nelle provincia di Thai Binh, il 25 maggio dello stesso anno.

Le sue immagini sono apparse sui principali magazine illustrati dell’epoca, da Life a Picture Post, consacrandolo come uno dei più grandi reporter di guerra di tutti i tempi e uno dei padri del fotogiornalismo moderno.

La mostra, voluta dal Comune e organizzata da Silvana Editoriale con il supporto della Fondazione di Sardegna e la cura di Marco Minuz, nasce proprio grazie alla collaborazione con l’Agenzia Magnum Photos di Parigi, che ha messo a disposizione le 110 fotografie esposte.

LEGGI ANCHE:

Mario Dondero: a proposito di Robert Capa

Share
Published by
Salvatore