Aumentano i suicidi in carcere: a Nuoro la denuncia degli avvocati della Camera penale

NUORO-  Sono il 18 per cento in più dei casi che si verificano nella società civile. Dato che per gli avvocati è da tradurre nell’inadeguatezza degli istituti penitenziari a garantire la rieducazione della pena e il trattamento umano dignitoso, secondo i dettami della Costituzione.

La garante dei detenuti Giovanna Serra (foto Pirisi)

La Camera penale di Nuoro questa mattina si è ritrovata ai piedi della gradinata del tribunale per ricordare quanto la situazione sia drammatica. Così come si va denunciando nelle altre sedi di tribunale, in tutta la nazione, sempre su iniziativa degli avvocati. Denuncia che punta soprattutto sull’effetto della diffusione dei numeri dei suicidi dietro le sbarre.

I NUMERI – Quest’anno si è già arrivati a quanto 39. L’anno scorso sono stati 70, mentre erano stati 85 nel 2022. Si decide per il gesto estremo di autolesionismo anche perché le condizioni in cui si deve scontare la pena sono particolarmente difficili. Per prima cosa per via del sovraffollamento: 61mila detenuti, mentre i posti nelle carceri sono per 51mila. Il presidente della Camera del foro di Nuoro, Giovanni Colli: «Tra le carenze quella nell’organico degli agenti, che sono i primi a interfacciarsi con i detenuti. Le celle sono sovraffollate, insufficienti le biblioteche e le opportunità di lavoro». Il carcere di “Badu ‘e Carros” rientra tra le, molte, realtà deficitarie della geografia penitenziaria nazionale. L’ha ricordato questa mattina l’avvocata Giovanna Serra, garante dei detenuti: «Se si guardano i numeri dei sucidi – ha detto – lo si potrebbe considerare come un’isola felice. Ma si tratta unicamente di fortuna – ha rimarcato – perché abbiamo tutte le deficienze note, date dall’assenza di un direttore a tempo pieno, così come di un comandante degli agenti. E, insieme, pochi spazi per la socializzazione e per poter svolgere un lavoro, anch’esso importante nella rieducazione». Problemi ribaditi dagli altri penalisti, via via intervenuti, in rappresentanza sempre della Camera penale e del Consiglio dell’Ordine. Tra i problemi evidenziati quello sanitario, per via della difficoltà per i detenuti di poter accedere alle cure. A maggior ragione quando si tratta di pazienti tossicodipendenti e psichici, ha ricordato Paola Marteddu, segretaria della Camera del foro nuorese, «che hanno maggiori difficoltà a gestire la condizione di detenzione e la pena detentiva». Dentro questi limiti di governo della popolazione carceraria e, ancor prima, dell’amministrazione della giustizia, l’insufficiente utilizzo delle pene alternative al carcere: «Lo Stato destina appena 500 milioni di euro, rispetto ai 10 miliardi impegnati per il settore della giustizia».

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Published by
Francesco Pirisi