NUORO – L’esecuzione del calco sul piede della statua del Redentore da parte del nuorese Michele Maria Canavesi studente all’Accademia delle Belle Arti di Carrara rappresenta un ulteriore atto dell’ importanza del nostro patrimonio storico, artistico, religioso.
Un’operazione svolta in questi giorni a seguito del consenso da parte del canonico della Cattedrale di Nuoro Don Giovanni Chessa. Un’operazione che è stata eseguita ovviamente in modo certosino senza arrecare nessun danno a una statua che rappresenta la profonda devozione dei nuoresi che si rinnova puntualmente ogni anno a fine agosto con la festa dedicata al Cristo Redentore.
IL REDENTORE – La statua del Redentore opera bronzea a cura dello scultore Vincenzo Jerace in occasione del Giubileo, quando Papa Leone XIII propose la costruzione dei monumenti al Cristo Redentore in ogni regione d’Italia. Fu fusa a Napoli, giunse in Sardegna suddivisa in varie parti, che furono trasportate sul Monte Ortobene con carri a buoi. Per finanziare l’opera si costituì un comitato promotore che rivolse un appello a sostegno dell’iniziativa. Una sottoscrizione fu aperta anche dal periodico “La Sardegna cattolica″ alla quale contribuì anche la Regina Margherita, anche Grazia Deledda invitò le donne sarde a raccogliere oggetti da usare per la lotteria. Nel febbraio 1900, lo scultore mandò un bozzetto in gesso: il lavoro fu esposto in cattedrale e, raccontano le cronache dell’epoca, incontrò il favore di un’immensa folla. Dopo quattro mesi di febbrile lavoro, l’opera fu conclusa. Inizialmente doveva essere inaugurata nel giugno 1901, ma la data venne posticipata per la morte della moglie di Jerace, Luisa Pompeati, avvenuta il 28 aprile precedente. Per onorarne la memoria, lo scultore incise sul palmo della mano aperta del Redentore: «A Luisa Jerace, morta mentre il suo Vincenzo la scolpiva». Riguardo ai tesori della nostra città, in questo periodo nel salone espositivo della Diocesi di Nuoro in piazza Vittorio Emanuele, è incorso la mostrai “I tesori della Cattedrale”. Si tratta di paramenti sacri, arredi e oggetti in argento massiccio conservati nella sagrestia del duomo di Nuoro: alcuni di questi provengono dall’antica Diocesi di Galtellì antecedente a quella nuorese.
F.Nieddu