A Nuoro si fa il punto sui progetti Erasmus per formare cittadini europei e giornalisti

Cento ventimila italiani sono stati coinvolti nel 2022 nei programmi di mobilità dell’Unione Europea. Tra loro soprattutto i giovani universitari protagonisti dei progetti Erasmus, nati nel 1987 per consentire scambio e formazione all’interno del vecchio continente.

L’ATTIVITÀ è stata illustrata tre giorni fa a Nuoro dai funzionari del settore Eurodesk, durante un corso per la formazione continua dei giornalisti. Lavori introdotti dal saluto del sindaco, Andrea Soddu, e del responsabile dell’ufficio locale Europe direct, Salvatore Boeddu. Una parentesi per tracciare un bilancio dei 37 anni di attività dell’Erasmus e parlare dei programmi in atto, che portano nuove competenze culturali e conoscenze umane. Notizie e informazioni arrivate con le comunicazioni dei funzionari Eurodesk (il settore per le politiche giovanili) Fabrizio Todde, Alessandro Scotto e Pietro Galluccio. Notizie collocate su un filo che va dalla seconda metà degli anni ’80 all’attualità. Tempo durante il quale i programmi della mobilità dell’Unione Europea hanno aggiunto ai progetti dei percorsi universitari i tirocini per chi già lavora (per esempio, nell’ambito alberghiero) e, soprattutto, i programmi di volontariato, a scopo umanitario. Coinvolti 36 paesi. Dunque, oltre lo stesso confine dei 27 membri Ue. Riguardo alla mobilità giovanile nel vecchio continente illustrati i numeri del 2022: un milione e 200mila partecipanti, nei progetti portati avanti da 73mila organizzazioni accreditate. Investiti 4 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’Italia, coinvolti, in quell’anno, 120mila giovani. Progetti all’interno del piano più generale che va dal 2019 al 2027, durante il quale la commissione europea spenderà 26 miliardi di euro. Attualità dei programmi per i giovani.

L’orientamento è di ridurre il numero di progetti, ma di renderli più ricchi di risorse. Tra le organizzazioni promotrici delle attività quelle italiane governano il 25 per cento dei bandi Ue. Presenza importante nei programmi Ue, dunque – hanno spiegato i funzionari Eurodesk – la cui ragione è anche nella necessità di supplire rispetto ai pochi fondi destinati dallo Stato italiano alle politiche giovanili.

LE AZIONI CHIAVE –   La prima è quella storica della mobilità universitaria, individuale, rafforzata con il trattato di Maastricht (1992), che ha fissato la nascita del settore per le politiche giovanili. Nell’azione “due” al centro l’organizzazione del progetto, che sulla base dei propri scopi sociali scegli i giovani operatori. I giovani e la loro formazione, comunque, rimangono al centro dell’attività complessiva, come emerge dalla lettura dell’azione “tre” degli stessi programmi Erasmus e delle attività del “corpo europeo di solidarietà”. Significativa anche la testimonianza del direttore nuorese, Boeddu, durante il corso per i giornalisti (e amministratori locali): «Il compito del nostro ufficio – ha detto – è di informare e formare rispetto alle politiche giovanili dell’Unione Europea. Nessuna propaganda – ha aggiunto – ma al contrario, soprattutto ultimamente, azioni tese a combattere le “fake news” (notizie false) sull’attività dell’Ue».

Francesco Pirisi

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