Una piazza sarda affollata di turisti e curiosi in una sera d’estate. L’attenzione del pubblico interamente rivolta ai componenti di un gruppo folk che si esibiscono con figure di ballo ricercate e studiate appositamente per essere guardate. Ma quanto di quello spettacolo riprende in forma genuina la tradizione del ballo sardo? Quanto l’abbigliamento dei “ballerini” è sovrapponibile a quello tradizionale? Ed è filologicamente corretto associare il concetto di ballo sardo a quello di spettacolo? Se ne parlerà a Nuoro sabato 20 aprile, a partire dalle 9, nel corso della tavola rotonda dal titolo “Il ballo e l’abbigliamento popolare: ritorno al passato con la consapevolezza del presente”. A organizzarlo presso l’Auditorium ISRE, l’Associazione Folkloristica Santu Predu di Nuoro, che inserisce l’evento nel novero dei festeggiamenti per il cinquantenario dalla fondazione.
Un momento di confronto – destinato in primis agli addetti ai lavori, ma fruibile anche alla platea più ampia degli appassionati – che intende gettare un cono di luce su cosa significhi fare folklore oggi. Sempre più associazioni, a partire da quelle del Nuorese, mostrano una crescente consapevolezza degli aspetti etnologici che contraddistinguono la cultura folk autentica del proprio territorio. Ne consegue che, nelle loro espressioni, si superi quel fenomeno di “folk revival” che dalla seconda metà del Novecento ha permesso la nascita di tante realtà contraddistinte da una visione più spettacolarizzante – e dunque meno sincera – delle tradizioni. Obiettivo dell’incontro – senza voler distinguere tra buoni e cattivi, ma con spirito orientato al desiderio di fare un po’ di chiarezza – è invitare il mondo associativo folklorico a riflettere sulla necessità di un’assunzione di responsabilità nella trasmissione delle più recenti interpretazioni del ballo e dell’abbigliamento, orientate a mettere al centro lo spettatore, e l’acquisizione di consapevolezza nel recuperare e dimostrare l’autenticità di quanto proposto.
Al convegno, moderato dalla giornalista Carlotta Lucato, prenderanno parte, in qualità di relatori, quattro nomi di riconosciuta autorevolezza che faranno luce sulle modalità attuali del fare folklore sotto le rispettive aree di competenza. A partire dal professor Marcello Marras, antropologo e direttore del Centro Servizi Culturali U.N.L.A. di Oristano, esperto pluridecennale di uso della musica, della danza e del Carnevale in Sardegna; Franca Rosa Contu, già responsabile del settore Musei dell’ISRE, massima esperta di abbigliamento tradizionale con particolare riferimento alla storia, alle tecniche sartoriali e al loro mutare nei secoli; la professoressa Alessandra Broccolini, docente di Antropologia Culturale e Antropologia del Territorio all’Università Sapienza di Roma, presidente della Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici; e Gavino Farina, consigliere del coordinamento regionale dell’Unione Folklorica Italiana con delega alla tutela delle tradizioni, già Presidente del gruppo folk “Tuffudesu” di Osilo, del quale è componente da oltre trent’anni.
A conclusione dell’evento, si terrà la proiezione – dopo la prima dello scorso ottobre, nel corso delle celebrazioni per i cinquant’anni dell’associazione – di “ASTRINGHIE – in Santu Predu ant pesau unu ballu”, il docufilm con cui l’artista audiovisiva Vittoria Soddu ripercorre i cinquant’anni del gruppo folk Santu Predu tra preziose immagini d’archivio e testimonianze del presente. Un lavoro che costituisce anche un importante spaccato di vita sociale dello storico rione nuorese di Santu Predu, da quando nel 1973, sotto la spinta di don Salvatore Floris, il gruppo venne a crearsi in modo del tutto spontaneo. Alla proiezione sarà presente la regista.
L’evento, organizzato in collaborazione con l’ISRE – Istituto Superiore Regionale Etnografico, vede il contributo della Fondazione di Sardegna e il patrocinio dell’Unione Folklorica Italiana e dell’Unione Folclorica Sarda.