Avevano un’anima le sculture surrealiste di Gianfranco Nonne, andato via in silenzio e improvvisamente nei giorni scorsi. Non viveva più a Nuoro ma qui aveva tanti amici che lo hanno ricordato via social.
Tra le opere più importanti che ha realizzato in città, una testa in bronzo di Grazia Deledda, esposta in occasione di una mostra del 2020, appositamente rappresentata con la testa grande – come ha affermato Nonne in una sua intervista dell’epoca – «La testa grande vuole riconoscere l’importanza della Deledda: non parla, pensa e crea»
LA BIOGRAFIA – Gianfranco Nonne ha conseguito il diploma all’istituto d’arte a Nuoro poi si trasferì a Milano dove visse trent’anni progettando mobili. Venticinque anni fa la scelta di lasciare l’Italia sebbene continuasse sempre ad avere un legame stretto con la Sardegna, per andare lontano, a Suduroy, isoletta dell’arcipelago delle Faroe, nell’oceano Atlantico, tra l’Islanda e la Norvegia, con governo che fa capo alla Danimarca, dove realizza il proprio sogno di vivere della sua arte. Mostre a Copenaghen, Roma, lavori importanti, ma poche esposizioni. “La scultura è sempre stata la mia passione”, ammette lui che il critico d’arte Giorgio Pellegrini definisce “barbaricino di nascita e vichingo d’adozione, salace e capace manipolatore di plastici onirici nonché chiarissimo adepto della gilda affollata e gagliarda dei surrealisti”. La ricerca di Nonne è intinta nelle opere e nel pensiero di Dalì, Freud, Breton. “Per surreale – spiega Pellegrini – s’intende un reale super-percepito, tale da trasportare autore e fruitore oltre le maglie della coscienza, sino alle radici stesse, irrazionali, della realtà, affondate nei territori dell’inconscio freudiano e della moltitudine dei suoi simboli”. Quel volto della Deledda è per lui, perciò, “supremo surrealismo, d’altissimo livello, quintessenziale e minimalista sino ad essere poeticamente laconico come un drastico canto a tenore”.
Mi dispiace moltissimo aver saputo del decesso, un gran buon uomo ed un grande scultore, riposa in pace .
Caramente Serafino Bini Mosso
Per alcuni mesi del 2002 lavorammo insieme in una falegnameria di Budoni, molto simpatico, educato e serio, parlava molto dei suoi trascorsi a Milano. Si parlava di arte, di musica. Ci incontrammo due anni dopo quando rientro’ in ferie e mi disse che si era trasferito nelle isole Far Oer e lì faceva il carpenterie. Mi dispiace molto che sia andato via, era una persona speciale. Riposi in pace, lascia un buon ricordo.