A quasi 40 anni dalla prima vista in Italia dell’attuale re Carlo d’Inghilterra, allora Principe di Galles e Lady Diana Spencer
Sembava una coppia apparentemente felice, quella che apparve sorridente sulla scaletta del mastodontico VC 10 della RAF, che alle 13:03 di quel luminoso mattino 19 aprile del 1985, toccò terra all’aeroporto di Olbia. Lui, Carlo, principe di Galles, futuro re d’Inghilterra, in un impeccabile abito nero di inconfondibile taglio inglese, lei, Lady Diana Spencer, in un leggero elegante abito color lavanda con cappellino dello stesso colore bordato di bianco. Furono l’allora sindaco di Olbia, Renato Careddu e il prefetto di Sassari, Giorgio Musio, a fare gli onori di casa ai regali ospiti appena misero piede in terra sarda, presentando loro la nutrita rappresentanza dello Stato, capeggiata dall’allora presidente del Senato Francesco Cossiga (che di li a poco, il 3 luglio 1985, sarebbe diventato presidente della Repubblica Italiana), l’on. Mario Melis, presidente della Giunta regionale sarda e l’on. Emanuele Sanna, presidente del Consiglio regionale della Sardegna. Dopo aver passato in rassegna un picchetto d’onore dell’Aeronautica Militare, con con banda musicale che esegui l’inno inglese, dopo un breve bagno di folla con circa duemila persone festanti, tra le quali molti bambini che sventolavano bandierine italiane e dell‘Union Jack, gli augusti ospiti raggiunsero Porto Rotondo per prendere parte al ricevimento organizzato in loro onore.
I festeggiamenti, voluti dal presidente Cossiga, prevedevano un pranzo di gala all’Hotel San Marco, dei conti Luigi e Nicolò Donà delle Rose, una esibizione folkloristica del gruppo di ballo “Città di Olbia” e una esibizione canora del “Coro Barbagia” di Nuoro. La scelta del coro barbaricino – fece presente Cossiga – era stata decisa in base al fatto che il coro nuorese, nel suo ricco repertorio prevedeva l’esecuzione dell’antico inno del Regno di Sardegna, Cunservet Deus su Re (Iddio conservi il Re) di Vittorio Angius e Giovanni Gonella (armonizzazione di Banneddu Ruiu); brano (come ebbe a dire lo stesso Cossiga): «particolarmente adatto ad omaggiare il futuro re d’Inghilterra». Venne fatto presente al sen. Cossiga, che l’inno del Regno di Sardegna, era un inno di espressione monarchica, quindi non in sintonia con i valori della Repubblica Italiana. «Certo – rispose il Presidente – , ma Cunservet Deus su Re rappresenta pur sempre un pezzo della nostra storia sarda, un pezzo del nostro passato che non va cancellato». Melis, dal canto suo avrebbe preferito l’esecuzione del brano Sardigna, l’inno composto nel 1919 dal musicista Lao Silesu e dal poeta Antioco Casula (Montanaru). Si optò per la scelta fatta da Cossiga. L’esecuzione del brano davanti ai regali ospiti, avvenne nella piazzetta antistante la “Spaghetteria” di Porto Rotondo. Dopo l’esecuzione canora, Cossiga (che aveva una grande padronanza della lingua inglese) ebbe un lungo colloquio con il principe Carlo, che gli confidò di essere rimasto molto colpito per le affinità da lui rilevate tra sardi e irlandesi e scozzesi, anche negli inni nazionali: come Cunservet Deus su Re, che nella metrica e nei contenuti gli ricordava tanto l’inno inglese (disambiguo) God save the King (Dio salvi il nostro graziosissimo Re).
Il brano del Coro Barbagia fu eseguito da: Gioacchino Scrugli (direttore), Vincenzo Corda, Matteo Scrugli, Virgilio Serra, Bastiano Manca, Gigi Porcu, Mario Salvadori, Michele Pintore, Giorgio Mustaro, Francesco Carobbi, Antonio Ledda, Gonario Podda, Giuseppe Salvadori, Giuseppe Pala, Gianfranco Pittalis, Francesco Corda, Giovanni Delussu e Gianni Pietri.
Dopo l’esibizione, Carlo e Diana ringraziarono personalmente tutti componenti del Coro Barbagia, mentre Cossiga (che si dichiarò un’appassionato del brano musicale) chiese di poter avere una copia dello spartito e una registrazione audio, allo scopo di farlo eseguire in seguito dalla banda musicale dei “Granatieri di Sardegna” a Roma. E l’occasione non tardò ad arrivare, quando di li a pochi mesi, Cossiga, ricoprendo la prestigiosa carica di Capo dello Stato fece inserire l’antico inno sardo nei brani di repertorio bandistico da eseguirsi in occasioni di manifestazioni ufficiali presso il palazzo del Quirinale. Un inno che a lui ricordava la sua Sardegna e a cui rimase particolarmente affezionato per tutto il periodo del suo mandato presidenziale. E fu appunto al termine del mandato presidenziale, il 28 aprile del 1992, che al suono delle note solenni e marziali di Cunservet Deus su Re Cossiga lasciò il Quirinale.
LE IMMAGINI DELL’ESIBIZIONE: