“Badu ‘e Carros”. Visita del sottosegretario Delmastro: “Nuovi agenti per garantire la sicurezza”

Il carcere di “Badu ‘e Carros” conserverà il ruolo di struttura di massima sicurezza, con detenuti comuni ed esponenti della malavita organizzata; questi ultimi soggetti al regime del 41-bis (il carcere duro) e sono previsti nuovi inserimenti nella polizia penitenziaria. Lo ha dichiarato il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, ieri in visita all’istituto di pena nuorese.

«Sono soddisfatto della visita durante la quale ho spiegato qual è l’impegno del governo a uomini e donne della polizia penitenziaria. Quest’anno assumeremo ulteriori 3800 agenti di polizia penitenziaria, che è un dato storicamente eclatante, mai visto nell’ultimo periodo. Abbiamo sbloccato, inoltre, 250 milioni di euro per  l’edilizia penitenziaria. Abbiamo saturato le piante organiche degli educatori cioè il comparto funzioni centrali preposto al trattamento. La teoria nostra è semplice: il trattamento è un segmento della sicurezza. Crediamo che per rimettere in sesto gli istituti penitenziari siano necessari numeri adeguati negli organici del corpo di polizia e degli educatori, oltre che un adeguamento delle dotazioni».

Sono emerse delle criticità nel carcere di Badu ‘e Carros?

«Le criticità sono quelle presenti in tutte le carceri d’Italia. Una carenza di organici  alla quale abbiamo iniziato a dare una riposta parziale con 10 assegnazioni che abbiamo fatto a luglio dal gruppo di agenti formati nel 181esimo corso. Ora ci saranno nuove assegnazioni grazie agli altri tre corsi che abbiamo messo in campo. Sempre a “Badu ‘e Carros” dovremmo fare in modo di far diventare titolare il direttore e il comandante delle guardie. Perché è dalla catena di comando, dal vertice, che si può ripristinare ordine, legalità e sicurezza in tutti gli istituti penitenziari d’Italia».

Complessivamente quanti nuovi agenti di custodia saranno inseriti?

«Dieci, ripeto, sono arrivati. La prospettiva è d’inserirne una quindicina al termine del 182esimo corso. Altrettanti ne arriveranno al termine del corso immediatamente successivo che abbiamo finanziato».

Cosa rappresenta “Badu ‘e Carros” per il ministero nel sistema nazionale degli istituti di pena?

«È sempre stato un fiore all’occhiello. Ha avuto una ferita, ultimamente, che tutti quanti conosciamo (l’evasione un anno fa di Raduano, boss della mafia, ndc). Questa ferita però non può fare dimenticare il lavoro straordinario di uomini e donne della polizia penitenziaria, prima, durante, e dopo quella vicenda.  Il carcere di Nuoro dunque deve ritornare a essere quel fiore all’occhiello dell’alta sicurezza e della vigilanza sul regime del 41-bis. Ne ha tutte le caratteristiche strutturali. Il personale presente ha tutte le competenze professionali affinché si torni a pensare e a essere certi che “Badu ‘e Carros” possa da subito riprendere il ruolo da esso sempre rivestito».

Un salto di qualità del carcere nuorese sia nel rapporto con la società esterna, sia per le opportunità di lavoro per i detenuti. Lo si può inserire tra le possibilità?

«Il lavoro è l’unico trattamento che io riconosco essere valido rispetto ad altre tipologie di trattamenti. Stiamo operando proprio per far ripartire anche l’apparato del trattamento, dove uno dei tasselli è quello degli educatori. Per la prima volta  nella storia della Repubblica italiana, le piante organiche degli educatori sono sature. Non era mai accaduto. Come Governo abbiamo, dunque, già messo le premesse. Dopodiché, inizieremo a lavorare in questa direzione».

Le altre professionalità, a iniziare da quelle sanitarie, sono sufficienti?

«I quadri degli operatori sanitari purtroppo non dipendono da noi ma  dalle Regioni, che hanno la competenza del settore. Mentre, ad esempio, nel campo dei contabili, abbiamo appena indetto un concorso per 170 professionisti. Perché, banalmente, un istituto penitenziario non funziona se non  è presente questa figura. Insomma, stiamo mettendo le pezze ad anni di abbandono dell’universo carcerario, stagioni in cui è anche cresciuto il sovraffollamento. Di contro, vi è stata una carenza di organico della polizia penitenziaria. Abbiamo assistito a tentativi di taluni di ripristinare gerarchie della criminalità all’interno degli istituti, pur se privati della libertà. La musica è cambiata. L’unica gerarchia che riconosciamo è quella della legalità, che è incarnata dagli uomini e dalle donne in divisa».

Francesco Pirisi

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