Nuoro. A un mese dalla scomparsa del professor Nino Piras il ricordo di una sua ex allieva:” Maestro prima di tutto di vita”

È stato il professore di migliaia di allievi che si sono succeduti prima nell’aula di Economia e poi di Giurisprudenza. Per tanti o meglio per i più è stato un maestro di vita. Il  13 dicembre è mancato all’età di 89 anni il professore Nino Piras. Residente a Pisa dal 1954, l’uomo  studioso e  avvocato illustre non ha mai dimenticato la sua Sardegna e la sua Nuoro.  Nel capoluogo barbaricino ha ancora parenti, amici e allievi che lo hanno ricordato il 13 gennaio a un mese dalla sua scomparsa.  Ha  portato in alto da sempre il buon nome dei sardi in silenzio e con la modestia che lo ha contraddistinto in vita: frequentò le elementari a Siniscola poi le medie e il liceo classico Asproni stabilendosi nella città della torre dopo aver superato brillantemente la prova d’ingresso per il Collegio Medico Giuridico della Scuola Normale. E a Pisa è sempre rimasto svolgendovi non solo la sua attività didattica, ma anche quella professionale: esperto di diritto societario e diritto bancario noto a livello internazionale ha fatto diventare Pisa un punto di riferimento importante per il diritto commerciale.

L’ex allieva Monica Mele ha scritto in occasione del trigesimo una lettera che lo ricorda e che riportiamo nelle pagine del nostro giornale perché descrive esattamente il professor Piras: uomo brillante docente e professionista di profondo spessore autorevole ma anche ironico e specialmente “geneticamente” sardo.

“Non vorrei che questo mio pensiero per il prof. Piras assumesse il tono e i contenuti di una vera e propria commemorazione: intanto perché non sono certa di essere all’altezza di un compito così grave e solenne, ma anche perché penso che tutte le persone qui presenti siano già a conoscenza della sua storia accademica, della sua statura intellettuale e del segno che egli ha lasciato nella cultura giuridica del nostro paese, tanto più che basterebbe una veloce lettura della bibliografia di qualsiasi manuale di diritto bancario per rendersi conto della importanza del suo lavoro di studioso. Vorrei invece che questo mio discorso avesse il senso di un vero e proprio ricordo. Del ricordo di una studentessa universitaria ventenne, che diversi anni fa (o forse tanti anni fa, anche se il tempo pare non essere passato) ebbe a farne la conoscenza nelll’ateneo di Pisa dove il Prof. Piras insegnava i fondamenti del diritto commerciale. I tempi erano diversi: il rapporto tra il docente e lo studente era assai più formale rispetto a quanto oggi non sia, e io non potrei millantare il vanto di aver avuto con lui relazioni di stretta familiarità. Ma credo che sia proprio per il rispetto formale dei rispettivi ruoli che allora caratterizzava il rapporto fra docente e studente, tra maestro e discepolo, che i sentimenti di stima e, vorrei dire, di reverenza che ancora mi porto appresso, diano la misura di quanto la caratura morale e culturale di una persona possano imprimersi nel carattere e nel pensiero dei suoi giovani discepoli. Non vorrei però aver dato l’impressione che il professor Piras fosse una persona burbera, distaccata e altezzosa: al contrario egli sapeva avvicinarsi ai suoi studenti con estrema delicatezza e con profonda umanità riuscendo, con queste sue doti, a trasformare quella che magari era al principio una sorta di timorosa soggezione, in un sentimento di vero rispetto e di sincera devozione. Anni dopo la mia esperienza universitaria, in occasione della nascita del mio primo figlio, Valerio, ebbi anche la gioia di ricevere un messaggio augurale proprio da parte del professor Piras che, non so come, aveva avuto la notizia della mia maternità e che mai e poi mai avrei potuto pensare autore, così come era preso da mille pensieri e da mille impegni, di un gesto di tale delicata cortesia, radicato in un rapporto ormai lontano nel tempo. Ebbene, quel biglietto di felicitazioni produsse in me le sensazioni che anni prima avrei provato per il superamento di un difficile esame universitario: promossa nel rapporto con il mio professore preferito che ancora si ricordava di me e che ancora nutriva nei miei confronti sentimenti di benevolenza e, forse, anche di affetto. All’inizio era il senso della sardità che fa parte del patrimonio genetico di tutti noi isolani che mi rendeva orgogliosa, anche di fronte ai miei colleghi studenti, di essere la conterranea di una figura così eminente ed autorevole in seno al corpo docente universitario, ma poi, quando finalmente ho cominciato a frequentare il suo corso, seguendone le lezioni e assorbendo i fondamenti della cultura giuridica che promanava dalle sue parole, ho avuto conferma del fatto che l’autorevolezza di una persona non è una semplice etichetta, ma è la conquista, talvolta faticosa, che deriva dal proprio costante e diuturno operare. Il professor Piras era autorevole non solo per il fatto di essere membro di quella ristretta élite di intellettuali che davano lustro all’università di Pisa, ma per essere detentore di un immenso patrimonio di sapere giuridico e, cosa rara, per la sua capacità di condividere con gli altri questa sua ricchezza. Le sue spiegazioni erano sempre lucide, dotate di un rigore quasi matematico, espresse con un linguaggio mai banale che aveva, però, la caratteristica e il merito di essere sempre coerente e comprensibile. Sapeva, e questa era una dote non comune, trattenere l’attenzione del suo pubblico per l’intera durata delle lezioni, e il fatto che alla fine gli interrogativi fossero pochi, non dipendeva dalla disattenzione degli astanti, ma dalla chiarezza e dalla esaustività del suo insegnamento. Quando, vicina alla conclusione del mio percorso universitario, ebbi l’esigenza di individuare il docente che mi avrebbe guidato nella redazione della tesi, la scelta mi venne quasi naturale, e anche se tra tante titubanze (perché la materia era complessa e il volermi rapportare alla dimensione intellettuale di una persona di così vasta cultura mi sembrava quasi un atto di superbia) mi rivolsi a lui. Il professor Piras mi informò di essere disponibile e mi convocò, per un primo colloquio, non presso la sede universitaria, ma presso il suo studio di avvocato sito nella via Sant’Andrea. Sopraffatta dal senso di privilegio che provavo per aver avuto la possibilità di essere seguita in questa ultima fatica universitaria dal mio docente preferito, mi recai all’incontro portando con me tre rose in segno di gratitudine per tanta disponibilità. Il professor Piras mi apostrofò con una espressione di bonario rimprovero: Signorina, mi disse, il galateo di Donna Letizia insegna che i fiori si regalano solo alle donne; agli uomini è consentito portarli in un’unica occasione … quando sono morti. Ebbene professore, lei aveva ragione anche in quella occasione, ma mi permetta ora, con la mestizia che sempre accompagna la perdita di una persona cara, di dedicare quelle tre rose a lei, al suo ricordo e alla sua memoria”

F.Nieddu

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Franceschino Nieddu