“La Sardegna ha chiuso un orribile 2023. Sono ancora nella memoria di tutti i lutti che l’hanno caratterizzato. Il nuovo anno, però, per il sistema carcerario isolano, si presenta ancora con troppi problemi irrisolti e con un numero di detenuti dentro gli Istituti di Sassari, Cagliari e Tempio oltre il numero regolamentare”. Lo afferma, in una nota, Maria Grazia Caligaris dell’associazione Socialismo Diritti Riforme Odv facendo osservare che “nell’arco di 12 mesi la situazione negli Istituti Penitenziari della Sardegna non è affatto migliorata. L’unico dato positivo è il cresciuto numero dei Direttori ma lo scarso numero di operatori e le gravi problematiche sanitarie non hanno cambiato le reali possibilità per una detenzione in cui il recupero sociale sia sempre garantita”. Resta il problema del sovraffollamento.
Nel complesso, in Sardegna ci sono 2.140 detenuti per 2.616 posti. A Cagliari-Uta sono 601 per 561 posti (29 donne e 112 stranieri); a Sassari-Bancali 472 per 454 (12 donne e 132 stranieri); a Tempio-Nuchis 176 per 170 (6 stranieri). “A pesare è soprattutto la carenza di personale penitenziario – osserva Caligaris – al punto che nella sezione femminile a Uta le 29 donne sono state sistemate in un solo piano dell’edificio e costrette ai letti a castello con 4 detenute quasi in ogni cella. Una condizione che sempre più spesso genera tensioni e insofferenza”.
“E’ leggermente migliorato il numero dei ristretti nelle Colonie Penali – prosegue Caligaris – attualmente sono 324 ma il divario rispetto ai posti disponibili 598 è sempre molto alto. La maggiore concentrazione si registra con il 68,8% di stranieri nella Colonia Penale di Mamone-Onanì. A Is Arenas sono il 67,9% mentre a Isili rappresentano il 60,6%. Significative anche le presenze a Sassari-Bancali 27,9% e Cagliari-Uta 18,6%. Complessivamente gli stranieri in Sardegna sono 519, il 24,2%, cioè quasi uno su 4″.
E come se questo non bastasse le carceri di Nuoro e Sassari sono ancora senza direttore.