Caseifici con i caratteri dell’industria 4.0 nell’Isola. L’iniziativa è del Dipartimento di ingegneria meccanica, chimica dei materiali dell’università di Cagliari. L’obiettivo è quello di aziende di trasformazione che attraverso la digitalizzazione migliorino le prestazioni produttive e riducano i costi aziendali. Il progetto è stato presentato questa mattina a Nuoro nella sede di Confindustria Sardegna centrale da Pier Francesco Orrù, docente dell’ateneo cagliaritano.
Presenti al tavolo, il vice-presidente degli industriali nuoresi, Lorenzo Sanna, il presidente del Consorzio di tutela del pecorino romano, Gianni Maoddi, insieme ai dirigenti della Coldiretti di Nuoro-Ogliastra, il presidente Leonardo Salis, e il direttore Alessandro Serra. Il progetto è già partito all’inizio dell’anno in corso e proseguirà nel 2024: «Abbiamo analizzato la condizione operativa di una dozzina di aziende di trasformazione – ha detto Orrù – tra le più grandi presenti nell’isola. Confrontando appunto il livello di digitalizzazione attuale – ha proseguito il docente cagliaritano – con quello che invece può essere in futuro , una volta messe in pratica questo nostro progetto.
LE CRITICITA‘ – Tra le criticità emerse il fatto che queste aziende abbiamo dei costi superiori a un discorso di economicità aziendale (equilibrare costi e entrate, ndc) e la carenza nella piazza di personale specializzato, a iniziare dai casari». Problemi, in particolare quelli a carico dei costi, che potranno trovare una risposta positiva proprio grazie alla messa a regime del piano di industria 4.0, che il dipartimento universitario di Cagliari porta avanti grazie a un finanziamento della Regione. Mentre per predisporre il modello – sul quale misurare la situazione delle singole aziende di trasformazione lattiero-casearia – è stata attivata una collaborazione con il Politecnico di Milano. Pier Francesco Orrù stamane è entrato nei dettagli spiegando, che «grazie all’utilizzo di opportuni algoritmi vengono elaborati i dati relativi all’azienda, attraverso i quali capire la situazione della stessa e verificare, in particolare, i costi, in modo da ridurli».
IL PROGETTO – Il progetto, dopo il primo “step”, che ha coinvolto 12 caseifici, proseguirà con l’analisi degli altri impianti sardi, dai più grandi a quelli artigianali. «Questi ultimi, in quanto oggi meno strutturati, sotto l’aspetto dell’utilizzo delle strumentazioni digitali – sono state ancora le parole di Orrù – hanno una maggiore possibilità di crescita in questo ambito, proprio con l’applicazione del nuove metodice. Altra cosa – ha detto ancora il docente – mettendo dentro grandi e piccole realtà di trasformazione, potremo avere un quadro più approfondito della situazione». Sull’importanza degli obiettivi si è soffermato il vice-presidente della Confindustria della Sardegna centrale, Sanna: «Oggi per le aziende agricole ridurre i costi è fondamentale. Per evitare che ci sia un abbandono delle campagne. I segnali non sono positivi – ha aggiunto – come dice il dato sulla produzione di latte ovino, nel 2022, che nell’isola è andato incontro a una riduzione delle quantità, mentre la Spagna, altra grande produttrice, le ha aumentate del 20 per cento». Tra gli operatori che hanno già espresso favore e adesione all’intervento Industria 4.0, per i caseifici, il Consorzio di tutela del pecorino romano, che nell’isola riunisce 11mila allevatori, con 36 dei 45 caseifici di trasformazione, la fetta più grossa del settore, a cui si aggiungono i trasformatori presenti tra Toscana (provincia di Grosseto) e Lazio. «Siamo favorevoli – ha affermato il presidente Maoddi – convinti della bontà degli obiettivi. Tra l’altro – ha aggiunto – le nostre aziende lavorano già in un’ottica di ottimizzazione dei risultati, grazie al confronto con le società di certificazione, che controllano i sistemi e le produzioni finali». Stesso favore dalla dirigenza della Coldiretti, e anche in questo caso determinata dalla necessità di abbattere i costi: «Un miglioramento dei fatturati delle aziende di allevamento – ha rimarcato il presidente Salis – per noi rappresenta la possibilità di migliorare la vita stessa de pastore. Oggi il suo impegno in azienda non conosce pause e riposi, proprio per la necessità di mantenere i conti in equilibrio, tra ricavi e costi».
Francesco Pirisi