È stata portata all’interno della Basilica di Santa Giustina la bara bianca coperta di rose bianche di Giulia Cecchettin. Il suo feretro è stato accolto dall’applauso sommesso delle migliaia di persone presenti sul sagrato. Dentro la chiesa erano oltre 1.200 persone per l’ultimo saluto alla studentessa, e per stringersi al papà Gino Cecchettin, ai fratelli Elena e Davide, alla nonna e agli zii di Giulia. Una cerimonia straziante e allo stesso tempo commovente: «Che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme contro la violenza, che la sua morte sia la spinta per cambiare». Questo l’auspicio di Gino Cecchettin durante il suo messaggio ai funerali della figlia Giulia vittima di femminicidio. «Mia figlia Giulia era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria, allegra e vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma», ha aggiunto.« Il femmincidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita donne, vittime di coloro che avrebbero dovuto amarle; invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi, fino a perdere la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo. Com’è può essere successo a Giulia ?». «Ci sono tante responsabilità – ha aggiunto – ma quella educativa coinvolge tutti. Mi rivolgo per primi agli uomini: per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere». «Cara Giulia è il momento di lasciarti andare, salutaci la mamma. Impareremo a danzare sotto la pioggia. Grazie per questi 22 anni».
Poi Gino Cecchettin una volta concluso il suo discorso è stato accolto da un lungo applauso al termine del funerale della figlia Giulia. Una volta arrivato al banco della prima fila, ha abbracciato e stretto forte i due figli.