La storia di Giulia Cecchetin non è così distante nemmeno dalle nostre realtà. Oggi, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, vogliamo condividere la testimonianza di una madre, ma anche di una donna, che vede la propria figlia, un altra giovane donna, spegnersi lentamente a causa del compagno. Un vortice che l’ha risucchiata piano piano ma dal quale, fortunatamente e grazie alla madre e alla sua famiglia, è riuscita a uscire.
La storia, scritta in forma di dialogo “tra madre e figlia”, l’abbiamo pubblicata integralmente così come ci è stata raccontata, con il nome del persecutore-violento scritto volutamente in minuscolo in quanto non è degno, come sottolinea la madre della giovane, di essere considerato né uomo né persona.
Dialoghi tra madre e figlia…
– Ciao figlia mì… Che c’è?
-niente Ma
-mi sembri di malumore
-ohi Ma… Mollami, non ho niente, buonanotte
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– Ciao Ma…
– ciao, come ami sei già a casa?
– lascia perdere….
– cioè? Non dovevi uscire con le tue amiche? Avevo capito che dovevate andare a ballare….
– ma… Lascia perdere…
– perché? Cosa è successo? Eri così carina, era da un po’ che non ti vedevo così “trassata” e bellissima amore mio…
Le carezzo i capelli e, come la abbraccio, comincia a piangere e le chiedo se ne vuole parlare:
– mario si è arrabbiato… è geloso, mi ha chiesto dove stavo andando vestita così? Se avevo intenzione di tradirlo, tutta truccata, … “cazzo sembri una troia”
– stai scherzando? Dimmi che stai scherzando!!!!
– vedi… Vedi… non posso dirti niente! Tu e le tue pari opportunità, il femminismo! Vedi mostri dappertutto…
– figlia mì… io non vedo mostri dappertutto ma quello che è successo è grave. Questi comportamenti, queste frasi non vanno bene
– eh vabbè … Anche io avrei dovuto dirglielo che uscivo da sola, con le mie amiche, e che lui non poteva venire.
– e beh certo…. ma cosa dici, che cazzo, gli dovevi chiedere il permesso? Ma stiamo scherzando? Poverino… Poteva uscire con i suoi amici, starsene a casa e per quanto mi riguarda anche andarsene affanculo!
– buonanotte Ma, lo sapevo… non dovevo dirti niente
– buonanotte Rosà… ma domani ne parliamo di questa situazione.
– ciao Ma
– ciao, che c’è? Perché hai quella faccia?
– niente!
– come niente? Stavi piangendo?
– Ma, non ho niente
– cazzo Rosà ….. ma è mai possibile che ogni volta che esci torni triste, in lacrime, nervosa?
– mario si è arrabbiato
– e oggi perché? Tanto è sempre arrabbiato questo stronzo…
– eravamo al bar con le mie amiche e c’erano anche due suoi amici ed è arrivato Luca
– dai Luca? È tornato? Mischinetto… stanco?
– si è tornato, aveva qualche giorno di ferie ma poi riparte
– e vabbè e quindi?
– quindi quando mi ha visto mi ha fatto un sacco di feste, cioè è il mio migliore amico…
– lo so, certo… quindi cosa non andava bene oggi a lord mario?
– eeee… niente…. Luca mi ha abbracciato…. bette tenero…. affettuoso… e mario si è incazzato
– ma lì? Al bar? Ha fatto una scenata? Davanti agli amici e alle tue amiche?
– eh si…. (scoprii solo più avanti che quel giorno volò uno schiaffo)
– Rosà cazzo, avete 18 anni, alla vostra età l’amore dovrebbe essere gioioso, spensierato, divertimento…. non è un rapporto sano tesò… è inutile che poi ti arrabbi con me perché ti dico le cose….. non va bene, non mi piace questo comportamento
– ma magari ha ragione. è innamorato ed è geloso… magari anche io ci sarei rimasta male se una sua amica…..
– immagino quante amiche abbia ‘sto coglione…
– uffff ma vedi come sei?
– Rosà…. a parte che la gelosia non ha proprio un senso, non stavi facendo niente di male, sei una ragazza solare, affettuosa, allegra… cioè secondo lui dovevi stringergli la mano? Boh io davvero non ti capisco…
– ma, tu non capisci
– ah o non capisco?
– si Ma… poi mi ha chiesto scusa… abbiamo litigato, dopo da soli, si è messo anche a piangere…
– allora si eh…. mi commuovo…. grrrr … o non so come fartelo capire, ogni giorno c’è qualcosa, se lo vedi perché lo vedi e quando non lo vedi riesce a farti male anche per telefono. Questo non è amore…
Pensavo e ripensavo, come faccio a farle capire che questo ragazzo ha qualcosa che non va, che non va bene per lei, veramente non va bene per nessuna ragazza. Per paura di amplificare quello che chiamo “effetto Romeo e Giulietta”, la storia dell’amore tormentato, decido di permettere a mia figlia di farlo venire a casa, ogni tanto… Volevo studiarlo da vicino, volevo sentirlo parlare, vedere come guardava mia figlia, cercare di captare la sensazione che mi avrebbe dato.
– Mamma oggi mario viene a pranzo, ok? Non dirgli niente eh?
– ok….
Gli avrei voluto servire pasta al cianuro ma gli servii gli spaghetti al sugo…
– Ciao Giovà (avevo dimenticato fossimo stati compagni di scuola)
– ciao mario, sedetevi, dai, è pronto
– Mamma questo sugo è buonissimo!!! Te l’ha dato nonna?
– no Rosà l’ho fatto io, oggi ero libera…. E rido
– … io il sugo lo faccio così … (e qua a raccontare il master chef)
– bravo cavoli… sai cucinare! Ti piace?
– si si preparo sempre anche a casa quando mamma è a lavoro (orgoglioso e gonfio che neanche Cannavacciuolo, e sottolineando a mia figlia che lei non sapeva cucinare)
In tv iniziò la sigla del TG e il soggetto comincia a commentare le notizie, soprattutto quelle riguardanti la politica, con un’aria tra il borioso e il saccente…. Mmm pensai, simpatico…
Dopo pranzo decidemmo di fare un gioco, noi tre, non andai neanche a fare il mio pisolino pomeridiano, volevo vederlo in un’altra situazione, niente…. purtroppo anche giocando veniva fuori il suo carattere di merda (secondo me) e lei invece lo guardava orgogliosa del grande sapere del suo amore.
Seguirono altri episodi simili, durante i quali il mio scazzo e la mia non più celabile antipatia veniva fuori. Un pomeriggio, erano in camera di mia figlia, li sentii discutere, abbassai il volume della tv e ascoltai… lui scese e andò via.
– Rosanna, non mi piace. Non mi piace e basta, che modi sono? Ma come cazzo si permette di parlarti così? Hai mai sentito me e tuo babbo rivolgerci la parola così? Hai mai sentito babbo trattarmi in questo modo? Non mi piace, basta, a casa non lo voglio più vedere.
– Rosy dove vai?
– sto uscendo
– così?
– così come? – vestita male, vai a cambiarti tesò, sei sempre con la tuta e non vai in palestra. Aggiustati, truccati, anche l’altro giorno non ti ho detto nulla ma… stavi uscendo con le tue amiche, loro tutte carine, truccate e tu? Sei così bella tesò, basta poco….
– vabbè tanto poi vado a casa di mario
– perché?
– esco un po’ con le mie amiche poi mi ha chiesto se vado da lui a dormire che è solo…
– ho capito ma… a parte che ti ho già detto che non mi va che vai sempre a casa sua e poi? Questi genitori non ci sono mai? … comunque…. Se stai uscendo con le tue amiche, vai e sistemati, stai con loro, divertiti!!!!
Niente, tutti i fine settimana lui, il soggetto, la segregava in casa sua, non uscivano, non incontravano amici però lui preparava tanti manicaretti! Arrivò l’estate e lui, il bravo ragazzo, trovò un lavoro per l’estate. Un lavoro stagionale da far invidia a Edward Cullen della saga di Twilight: custode notturno. Per circa un mese la costrinse a stare lì con lui, a fargli compagnia durante la notte, per dormire poi tutto il giorno, lontani da tutto e da tutti. A metà luglio lei sembrava un cadavere, non vedeva mai il sole, poco poco all’alba forse, non aveva ancora fatto un bagno al mare.
– scusa figlia mia ma a te piace il mare, ti piace andare in spiaggia, prendere il sole….
– Ma… lo voglio lasciare
Nelle mie orecchie quella frase suonò come “Ma ho vinto un milione di euro”, ma non volevo far trasparire la mia gioia e domandai:
– perché?
– perché basta, non ne posso più, non vuole mai uscire, non vediamo nessuno, dorme tutto il giorno o gioca alla playstation e io non guido, sono sempre rinchiusa.
Mia figlia non sembrava più lei, le si era spento anche il colorito.
– poi sai ma mi hanno offerto di fare la stagione a …
– davvero? Anche se è già luglio inoltrato?
– si, si, non trovano personale…..
– va bene amore mì, se vuoi lavorare vai, se vuoi stare a casa e cercare qualcosa qua va bene lo stesso. Va bene anche se non lavori in realtà.
– ma se vado tu vieni a trovarmi?
– secondo te? Certo che scendo, magari se avrai un giorno libero alla settimana, ci organizziamo e ci facciamo quelle belle giornate al mare, panino sotto l’ombrellone, magari porto giù anche Anna..
– ok allora accetto?
– si, chiama… non so… come siete rimasti d’accordo?
L’accompagnai, andammo a fare un po’ di spesa e la lasciai a vivere una nuova esperienza, sperando servisse ad allontanarla da lui, al quale aveva detto di volere un periodo di riflessione, non aveva il coraggio di dirgli che voleva proprio lasciarlo e sperava che farlo piano piano potesse essere meglio.
La bombardava di messaggi, di telefonate, anche mentre sapeva che stava lavorando e pretendeva che lei in pullman lo raggiungesse anche solo per un paio d’ore. Lei non è mai andata né lui, tanto innamorato è mai andato a trovarla.
Lavorando con un gruppo di giovani ragazze e ragazzi cominciò a rendersi conto di ciò che lui stava cercando di toglierle la libertà.
Durante le settimane che seguirono continuò a torturarla, cercava di farla sentire in colpa dicendole che era solo, che lei sì che si stava divertendo… intanto lei continuava a lavorare anche 16h al giorno e tutto ciò che mangiava lo vomitava… forse il nervoso e lo stress che lui le provocava. Seguirono minacce di suicidio, discese mie per cercare di rasserenarla e farle capire che era solo una tattica, solo minacce.
Ospite dell’hotel dove stava lavorando c’era un ragazzo che comincia a “corteggiarla”, lo so che è un termine antico ma intendo che il ragazzo la riempiva di complimenti, di attenzioni e premure che le erano praticamente sconosciute. Dopo qualche giorno di sguardi e messaggi accetta di uscirci a cena, per una sola volta, perché era troppo terrorizzata e succube del soggetto anche a distanza.
Arrivò settembre, Rosanna finisce la sua stagione e anche il soggetto che la raggiunge a … perché voleva chiarire, voleva parlare. Lei aveva chiesto al padre di andare a prenderla perché io ero fuori città.
Il padre li riporta in città, li lascia a casa da soli.
(Mai accettare l’incontro chiarificatore!!!! Mai da sole!)
Salgono in camera, non so se hanno parlato ma mentre lei va a farsi la doccia, lui comincia a frugare nel suo cellulare e trova la chat con la sua migliore amica e col ragazzo dell’hotel….
Uscita dal bagno, il soggetto le va incontro sbraitando, spacca con una testata e con dei pugni una porta, la prende per i capelli e la trascina in camera dove la picchia mentre la insulta con frasi ed epiteti di ogni genere, conditi da bestemmie.
Lei cerca di capire cosa gli sia preso, vede il cellulare… capisce. A niente è valso dirgli che non era successo nulla, dirgli che secondo lei non stavano più insieme. Lui si accende una sigaretta apposta per bruciarla, le sputa addosso, beve dell’acqua e la risputa. Lei rimane pietrificata, non riesce ad avere nessuna reazione, neanche di difesa.
Suonano i vicini, devono scendere le scale e lei in un nanosecondo realizza di far scendere prima lui, per paura che la buttasse giù dalla scala, lei apre facendo finta di nulla e dice che è tutto a posto.
Lui se ne va. Dopo 10 minuti, suonano alla porta, lei apre pensando fosse l’amica, il vicino, qualcuno, e invece è di nuovo lui, entra e la picchia ancora, lei si rannicchia e seguono calci, sputi e un’altra bruciatura con la sigaretta.
Se ne va.
Lei piange, è disperata, mi chiama, torno a casa, se avessi potuto avrei volato, non sa come dirlo a me, al padre, al fratello…
Ho voluto scrivere questi miei terribili ricordi e mentre scrivo piango, piango perché fa male.
È vero tra donne ci si comprende, tra amiche ci si aiuta ma il dolore che prova una madre nel vedere i segni, le bruciature, le lacrime di una figlia è qualcosa che mai nella mia vita avrei immaginato di poter sopportare. Vedere la mia giovane donna ferita, umiliata, con le cicatrici nel corpo e quelle che porterà nel suo cuore, nel suo animo fresco di diciottenne.
L’ho tenuta abbracciata per tante notti dopo questo fatto, aveva paura, non riusciva a dormire, aveva gli incubi.
I segnali c’erano, c’erano eccome. Venne fuori che già altre volte le aveva dato uno schiaffo, che altre volte l’aveva umiliata, denigrata da soli e in pubblico.
Lo so che a volte noi mamme siamo pesanti, pensiamo spesso di avere ragione su tutto ma ciò che desideriamo di più per i figli è vederli felici, sereni, vorremmo che vivessero la loro vita appieno, i loro amori con gioia e spensieratezza, con rispetto, con fiducia nell’altro/a.
Ascoltate le amiche se vi fanno notare dei segnali che voi non cogliete, perché abbagliate da ciò che pensate sia troppo amore, ascoltate le vostre madri se vedono i segnali che voi non volete vedere perché ve li ha fatti notare proprio lei!
Non abbiate paura di parlarne, rivolgetevi ad una persona di fiducia, ad un centro antiviolenza, ad una psicologa, non tenetevi dentro ciò che sta succedendo. Parlarne con persone qualificate è un passo importante, parlarne attiva l’oggettivazione del trauma, aiuta a vedere i fatti come dall’esterno.
Questa storia è finita bene, se così possiamo dire….
Poteva finire diversamente?
Poteva trasformarsi in tragedia?
Nell’ennesimo femminicidio?
Non lo so e preferisco non pensarci, preferisco vedere la mia bellissima figlia oggi, dopo il percorso fatto con la psicologa di un centro antiviolenza, che le ha permesso di riprendere la sua vita, di rifiorire, luminosa, solare, affettuosa e forte, si, è stata fortissima la mia bambina”.