La giudice monocratica del tribunale di Nuoro, Alessandra Ponti, ha trasmesso gli atti alla Procura affinché si proceda per omicidio volontario per la morte di Antonello Mereu, l’operaio di 24 anni di Dorgali, che il 13 marzo 2014 ha perso la vita in una cava di marmo a Orosei.
Sulla morte del giovane di Dorgali era già stato celebrato un processo per omicidio colposo per la violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro a carico di tre imputati – proprietario e due dipendenti della cava – ma ora a nove anni dei fatti è emersa un’altra verità: l’operaio sarebbe stato ucciso.
Nel corso del dibattimento i periti nominati dalla giudice – il medico legale Rita Celli e l’ingegnere Stefano Ferrigno – accertarono che non si trattò di un incidente sul lavoro ma di un delitto. Non è stata la verga volata mentre Mereu tagliava con il filo diamantato i blocchi di marmo a colpirlo al cranio e ucciderlo, ma un’aggressione con un oggetto appuntito, “un punteruolo o un cacciavite“.
In base a questa ipotesi, il giovane sarebbe stato sorpreso alle spalle dal suo assassino, e non lo avrebbe sentito arrivare a causa del forte rumore del macchinario che stava usando. La Procura invece aveva da subito imboccato la strada della morte bianca, chiedendo e ottenendo il rinvio a giudizio degli allora responsabili della ditta di Orosei: il titolare della società Giovanni Mele e i dipendenti Sergio Floris e Ignazio Masala. La perizia degli esperti ha messo la parola fine al processo per omicidio colposo e ha portato il giudice a trasmettere gli atti alla Procura affinché si proceda a un nuovo dibattimento, al momento contro ignoti, per omicidio volontario.