Kenneth Eugene Smith, detenuto americano di 58 anni, , sarà giustiziato attraverso l’inalazione di azoto puro, utilizzato per la prima volta e in maniera sperimentale. L’uomo è un sopravvissuto: già lo scorso anno era stato sottoposto a un tentativo di soppressione poi fallito. L’equipe incaricata dell’esecuzione non era riuscita a individuare le vene dove iniettare il veleno e Smith aveva trascorso più di quattro ore legato a una barella. Per questa ragione, stavolta si è deciso di praticare l’ipossia di azoto, procurando, dunque, la morte per soffocamento o asfissia: attraverso una maschera, il gas viene inalato e l’anidride carbonica espirata, i tessuti corporei iniziano ad avvertire la mancanza di ossigeno e nel giro di quattro-cinque minuti il soggetto potrebbe morire, secondo uno studio della East Central University. Le associazioni per i diritti umani, fra cui la Ong Equal Justice Initiative, sono insorte ritenendo questo metodo barbaro. Kenneth Eugene Smith era stato condannato a morte nel 1988 per aver ucciso su commissione e con diverse coltellate Elizabeth Dorlene Sennett, la moglie di un pastore della Wetside Church of Christ a Sheffield. La sentenza, che lo vedeva inizialmente condannato all’ergastolo, era stata poi convertita da un giudice in pena di morte.