Nel prossimo anno didattico la provincia di Nuoro avrà 10 istituti scolastici in meno. Questa la quota del taglio prevista per il territorio dentro la riduzione di 42 istituti a livello regionale, nell’annata 2024-2025. Il taglio è la conseguenza di nuovi parametri introdotti dallo Stato, con il decreto legge del giugno scorso, in attuazione della finanziaria 2023. Il problema per la provincia è quello antico. Ossia una popolazione che diminuisce. Mentre i parametri, al contrario, richiedono un numero di alunni più alto per tenere in piedi un’autonomia scolastica.
Numeri e problematiche affrontate questa mattina nella sala dello scientifico “Fermi”, a Nuoro, nella conferenza dei sindaci, insieme ai dirigenti scolastici e al commissario straordinario della Provincia, Costantino Tidu. Proprio quest’ultimo ha spiegato la situazione del settore e le scadenze: «La Regione Sardegna ha predisposto le linee guida, sulla base delle norme del decreto legge del governo, anche se poi non le condivide. Da parte nostra – ha ricordato Tidu – siamo obbligati a mandare entro il 18 settembre la proposta rispetto alle linee regionali stesse». Contro i tagli la soluzione proposta da Tidu ha una connotazione attendista: «Noi dovremmo approvare la proposta di piano – ha invitato – ma limitandoci a prendere in considerazione l’anno 2024-2025, e non le annate successive. Anche per tenere conto del cambio di asseto istituzionale che ci sarà nell’isola, per via del ripristino delle province regionali, tra cui quella dell’Ogliastra». Ma i problemi inizieranno da subito. L’unico anno scolastico fuori discussione è quello appena iniziato, dove la provincia di Nuoro ha potuto beneficiare degli “sconti”, nel numero degli alunni, decisi per via dell’emergenza Covid. Il prossimo anno sarà un tempo nuovo e più complicato per la scuola, da Siniscola a Macomer, da Bitti a Lanusei. L’ha spiegato il dirigente della Provincia, Giuseppe Zucca: «I vecchi parametri, per creare un’autonomia scolastica (il cosiddetto istituto comprensivo, ndc) avevano stabilito un minimo di 600 alunni, che nel caso di scuole di montagna potevano scendere a 400. Oggi – ha rimarcato Zucca – tutto ciò è cancellato dal decreto-legge del governo. L’autonomia la si potrà mantenere solamente a condizione che la scuola, con tutti i comuni messi insieme, arrivi a 961 allievi». Questa la regola di massima. Uno standard quantitativo che in provincia può vantare unicamente il liceo “Fermi” di Nuoro, che supera i 1000 iscritti. Il resto, dal secondo in classifica, l’istituto di Lanusei, a tutti gli altri presenti, hanno numeri talmente bassi da essere a rischio di chiusura. «Il problema – ha ripreso il commissario della Provincia, Tidu – è quello conosciuto. Ossia Comuni piccoli, in preda al decremento demografico, tra l’altro difficilmente raggiungibili, e dove si riduce chiaramente anche il numero degli alunni». Si prevede, quindi, un lavoro quasi scientifico, per salvare a partire dal prossimo anno una serie di autonomie di montagna. Questo attivando la possibilità, data dalla legge nazionale, di tenere in vita anche scuole sotto i 961 alunni, se altri istituti supportano la cifra complessiva provinciale, con numeri individuali oltre la quota-base o minima. L’altro parametro sarà quello dei dirigenti. Per la Sardegna ne sono stati previsti 220 e al loro numero sarà rapportato anche quello degli istituti autonomi in attività. È finito, infatti, anche il tempo delle reggenze, sempre per calcoli economici.
Gli aggiustamenti non riducono tuttavia la sofferenza ulteriore, alla quale la scuola nuorese sembra destinata ad andare incontro, in un territorio che già ha il primato regionale della dispersione scolastica. L’ha rimarcato Massimo De Pau, responsabile sardo dell’associazione nazionale dei presidi: «Le linee guida della Regione non hanno visione – ha denunciato – e risulteranno insostenibili per la provincia di Nuoro». Il lavoro di ricucitura di un sistema scolastico adeguato alla Sardegna e alle sue specificità geografiche e sociali, sarà incentrato proprio sul confronto con al Regione. Alla quale si chiede uno sforzo legislativo. Visto che lo Statuto speciale le consente di adattare alle proprie specifiche esigenze la materia della pubblica istruzione. Regione che a Nuoro è stata accusata di non avere definito prima una propria disciplina, e di essersi adeguata a quella statale, «che continua a trattare situazioni differente in modo uguale», ha denunciato Tidu.
Francesco Pirisi