ROMA (ITALPRESS) – Attività fisica e corretta alimentazione sono gli alleati migliori per prevenire l’ovaio policistico.
Il primo settembre si è celebrata la giornata internazionale della Pcos e l’associazione scientifica Egoi ha promosso un incontro con istituzioni, medici e ricercatori per far luce sui risultati fin qui raggiunti nella ricerca e per ridiscutere la necessità di rivedere i criteri diagnostici di una sindrome con un impatto sanitario importante e molto complessa.
“E’ una condizione clinica da considerare con grande attenzione per mettere in campo interventi efficaci e tempestivi”, le parole del ministro della Salute, Orazio Schillaci. “La sindrome dell’ovaio policistico – prosegue – comporta rilevanti effetti sulla salute della donna a livello ormonale, metabolico e riproduttivo. E’ la causa più frequente di infertilità per la donna in età riproduttiva e di alterazione metabolica nelle donne più avanti negli anni fino al diabete, specialmente nelle donne con concomitante obesità”.
Per il ministro della Salute “è indispensabile fornire informazioni appropriate a partire dai più giovani e accrescere la consapevolezza sull’impatto che gli stili di vita e una diagnosi precoce possono avere sull’andamento di tante patologie. In questo ambito è essenziale il ruolo dei medici di medicina generale, dei pediatri al contempo è fondamentale continuare ad investire sulla ricerca”.
La Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS) è una condizione endocrino-ginecologica che, in Italia, si stima interessi tra il 7 e il 15% delle donne in età fertile e rappresenta oggi la prima causa di infertilità femminile. Oltre ad ostacolare il desiderio di gravidanza e maternità, la presenza di cicli irregolari o assenti, insieme ad acne, aumento di peso, alopecia androgenetica e irsutismo inficiano pesantemente il benessere fisico e psicologico delle donne con un risvolto sociale importante. Inoltre, con il passare del tempo, per queste donne aumenta esponenzialmente anche il rischio cardiovascolare e metabolico, ponendo una reale sfida alla tutela della salute per una vasta parte della popolazione femminile.
“La sindrome dell’ovaio policistico è una patologia che interessa dal 7 al 15 per cento delle donne in età fertile e la diagnosi precoce è fondamentale, il primo step, il primo intervento è cambiare lo stile di vita di tipo alimentare” ha detto Vittorio Unfer, membro Egoi e professore di ginecologia “questo consente di agire precocemente su quella patologia che nasconde una predisposizione genetica ma non un trasmissione genetica, possiamo agire su alcuni fattori esterni come appunto lo stile di vita e l’alimentazione. Una tardiva diagnosi significa mettere a rischio la paziente”.
EGOI, Experts Group on Inositol in Basic and Clinical Research, è l’associazione internazionale che racchiude 45 esperti provenienti da 14 Paesi del mondo impegnati nella ricerca sugli inositoli e sul loro uso nella pratica clinica con la missione di contribuire alla tutela della salute.
Settembre è il mese dedicato alla Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS) e dalle 20 alle 24 il Colosseo l’1 settembre si è illuminato di verde acqua, colore sociale ufficiale del nastro che rappresenta la Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS), e tutte le donne che ne sono affette.
“La sindrome dell’ovaio policistico ha una forte base genetica, poligenica, che predispongono ad alterazioni del metabolismo degli zuccheri, alterazioni del metabolismo della produzione di ormoni maschili – ha spiegato Alessandra Graziottin, professore a.c, dipartimento ostetricia e ginecologia – ma soprattutto c’è un un malfunzionamento dell’ovaio per cui il ciclo è irregolare. La genetica predispone ma non è il destino, il nostro comportamento ci può aiutare a cambiare il destino”.
– foto xc3/Italpress –
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