Come era prevedibile il dibattito sulla presidenza dell’Unione dei Comuni si è spostato da Villa Salmon ai Media. Un comunicato firmato dai sindaci di Borore, Macomer, Sindia, Dualchi e Bolotana afferma che le mancate dimissioni del presidente Arca, con la motivazione della salvaguardia dell’interesse del territorio, offende la dignità di tutti i sindaci che, nessuno escluso, agiscono per gli interessi del territorio stesso. Secondo questi primi cittadii, il presidente Arca è aggrappato ad una Maggioranza che non esiste, visto che la richiesta di fiducia ha visto 5 voti a suo favore, compreso lui stesso, contro 5. Nel documento a firma dei sindaci di Borore, Macomer, Sindia, Dualchi e Bolotana, è sottolineato che Arca si troverà in Minoranza in giunta, dal momento che sono stati confermati il sindaco di Borore Ghisu e quello di Bolotana Manconi, che non sono a suo favore. Tutto questo, perché Arca ha rifiutato le proposte di mediazione avanzate dai sindaci di Sindia, Borore e Dualchi. E ancora, secondo i 5 sindaci, il territorio soffre di grandi difficoltà, fatto che impone a tutti l’obbligo e la necessità di un impegno forte, determinato ed unitario nella programmazione di interventi che favoriscano le condizioni di rilancio delle prospettive di sviluppo e non di oziose e strumentali discussioni. Questo secondo la rosa dei primi cittadini che ha “sfiduciato” il Presidente Arca. La situazione, a questo punto, sembrerebbe ingessata. A ben guardare però è possibile che le cose possano essere non inamovibili.
Nella votazione per la Giunta, infatti, il sindaco di Borore ha riportato 6 voti, il sindaco di Bolotana 5 e 4 voti Muroni primo cittadino di Dualchi, anche lui contro la fiducia ad Arca. Il che significherebbe che esistono posizioni intermedie. Il territorio dell’Unione dei Comuni del Marghine che, al lato della sua costituzione, nel 2016, contava 25.300 abitanti, ora ne conta poco più di 20.000, con una perdita del 10,6% della popolazione. L’indice di vecchiaia è altissimo ed giovani vanno via, soprattutto i laureati. La chiusura delle grandi industrie tessili ha determinato disoccupazione, mentre risulta ancora irrisolta la vicenda del Consorzio Industriale di Tossilo. A questo si aggiunge la scomparsa di molti servizi, tra cui quella, molto grave, dei medici di base. Tutto questo con una inflazione galoppante, per non parlare della crisi climatica e problema energetico. Ce n’è abbastanza per mettere fretta a chi deve provvedere, tra cui l’Unione dei Comuni in prima fila.
Pier Gavino Vacca