Fare trekking sull’Ortobene. Dieci modi diversi per visitare il Monte dei nuoresi

di Sonia Meloni

NUORO – Quando si parla del monte Ortobene ai nuoresi brillano gli occhi. Per loro l’Ortobene è il Monte per antonomasia: dolce a vedersi ma di roccia solida e ostinata come lo spirito e il cuore dei suoi abitanti. Fonte d’ispirazione per artisti, scrittori e poeti. Nell’Ortobene sono ancora visibili, per chi sa osservare bene nel fitto della boscaglia, i segni di antropizzazione risalenti al tempo in cui esso era abitato stabilmente da pastori, carbonai e tagliapietre. Non mancano i siti archeologici, quelli che un tempo erano i rifugi dei banditi e altre vecchie strutture.

Oggi l’Ortobene è un’oasi faunistica. Nonostante la presenza di innumerevoli terreni  privati, i pastori sono rappresentati da una sola famiglia che ancora opera a Sedda Ortai, intorno a Sa Conca Manna, la celebre “Casa nella roccia”.

In questo contesto naturale si può praticare il trekking semplice o in modo tecnico. Severino Prina e Massimiliano Mele, esperti escursionisti e profondi conoscitori dell’Ortobene hanno realizzato una guida apposita, I Sentieri dell’Ortobene, nella quale sono stati selezionati i dieci sentieri più emblematici per scoprire i segreti della montagna ma anche relazionarsi al meglio con le comunità locali. La descrizione degli itinerari è accompagnata da informazioni che illustrano la vita agropastorale di un tempo, del lavoro dei carbonai e dei tagliapietre. Svela come raggiungere la maggior parte dei siti d’interesse naturalistico e storico molti dei quali oggi quasi dimenticati. Racconta di antiche leggende e riporta alla luce la toponomastica originale. I due autori rimarcano come l’idea della guida nasca per creare una rete sentieristica che oggi forse sta iniziando a esserci per volere dell’attuale amministrazione comunale in sinergia con l’Agenzia Forestas.

Per fascino e suggestione il Monte merita a tutti gli effetti di diventare una destinazione ambita per escursionisti, arrampicatori, bikers, runners o semplicemente per chi ama la vita all’aria aperta. Ci sono sentieri semplici e sentieri più complicati, il contesto Ortobene offre tante alternative che sono state descritte da Massimiliano Mele e Severino Prina in una guida alla portata di tutti che può essere uno strumento mediante il quale l’escursionista potrà scoprire i segreti della montagna ma anche la cultura, e il modo di vivere della comunità locale profondamente legate a questa montagna. L’Ortobene soddisfa le esigenze sia del curioso, che vuole scoprire il monte a piccoli passi, sia dell’esperto nella progressione tecnica, che utilizza quindi attrezzature alpinistiche. I sentieri descritti nella guida sono riportati per grado e difficoltà crescente: si parte dalla semplice passeggiata alla scoperta delle domus de Janas di Borbore (Sas Birghines), fino ai più difficili percorsi avventura di Pala ‘e Casteddu e Mamudine.

Quando ci si incammina nell’Ortobene bisogna prendere coscienza delle caratteristiche e della difficoltà del sentiero che si sta per affrontare perché anche le piccole montagne possono nascondere grandi insidie. Chi si appresta a fare trekking in questa area montuosa (ma è una regola che vale in generale nel vademecum dell’escursionismo), deve tenere a mente una regola: quando si affronta un percorso nei diversi periodi dell’anno, bisogna tenersi a debita distanza dalle zone in cui nidificano le specie protette.

SEVERINO PRINA E MASSIMILIANO MELE CI RACCONTANO I SENTIERI SULL’ORTOBENE


Ecco nel dettaglio alcuni dei percorsi più noti e battuti

LA SOLITUDINE, BORBORE, MURRONE – La scoperta dell’Ortobene inizia esattamente dal parcheggio posto dietro la chiesetta della Solitudine. Questa rappresenta una passeggiata simbolo per i nuoresi: la più rapida e comoda via di fuga dai rumori della città per poi immergersi gradualmente nella natura e i suoi suoni, in uno scenario sempre più suggestivo. Si tratta di un trekking alla portata di tutti e che permette di scoprire due luoghi simbolo: la fontana e le domus del janas (la casa delle fate) di Borbore o meglio Sas Birghines (le vergini). Nell’estate del 1943 in questi luoghi trovarono rifugio sotto le rocce e all’interno delle cavità scavate nella pietra molte famigli di sfollati nuoresi per timore di eventuali bombardamenti che per fortuna non avvennero. La parte finale del percorso si sviluppa in discesa e segue il tracciato del percorso 101. Tutta la località è nota con il toponimo di Murrone.

“SU CAMINI BEZZU“. IL CAMMINO DEI PELLEGRINI. IL SENTIERO – L’escursione ricalca alcune tratte che costituivano il lungo caminu ‘e carru (ossia la vecchia carrarrecia che consentiva di raggiungere la cima del Monte prima della realizzazione dell’attuale strada asfaltata e che nel 1901 venne utilizzata per trasportare la statua del Rendentore alla cima dell’Ortobene. Poi c’è il cammino dei pellegrini dove sono ubicate le 14 croci della via Crucis che furono posizionate nel 1908 tra la chiesa della Solitudine e la bronzea statua del Redentore, simbolo della città di Nuoro. E infine il Sentiero 101, l’unico dei tre ad essere ad essere inconfondibile in quanto contrassegnato dal Club Alpino Italiano e da Forestas con con segnaletica verticale e segnavia bianco rossi. I tre differenti percorsi a volte coincidono a volte corrono paralleli, si avvicendano, si intersecano e si sfiorano adornati da roveti, boschi e lunghi muretti a secco.

IL PRIMO SENTIERO SEGNATO DEL MONTE ORTOBENE – Il viaggio nella Montagna dei “nuoresi” si conclude con il primo sentiero segnato del Monte Orotbene. Dalla famosa fontana de Sa Radichina ha inizio il percorso realizzato dal comune di Nuoro in collaborazione con l’Ente foreste della Sardegna e successivamente adottato dal F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano). Si tratta di un breve ma piacevole itinerario, un giro ad anello adatto a tutti, percorribile comodamente in senso orario e antioriario in circa un’ora di cammino e ben segnalato tramite segni di vernice bianca e rossa. Il percorso fa tappa in diversi luoghi suggestivi quali: Sos Nodos de cottonatos, Sas Concas de Passibale, Punta Passibile. In questo contesto si può apprezzare il suono dei campanacci delle capre degli ovili de Sa Conca Manna dove opera ancora la famiglia Salvietti, che accompagna l’escursionista fino alla fontana de Sa Radichina, punto dove ha avuto inizio il breve percorso di trekking.

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna – Assessorato al Turismo, Artigianato e Commercio

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