di Salvatore Novellu
NUORO – Il polo museale nuorese è il cuore pulsante dell’Atene Sarda: un patrimonio storico-artistico e culturale che ogni anno attrae flussi turistici importanti, dalla Penisola e dai principali paesi europei. Se nel suo complesso nel Nuorese hanno sede ben 40 luoghi della cultura, dislocati in 17 comuni, e il Capoluogo barbaricino ne può vantare almeno cinque di primaria importanza ovvero il Museo del Costume, il Museo Deleddiano, il Museo Archeologico, il MAN e Spazio Ilisso. E i numeri parlano chiaro: nel primo semestre del 2023, il solo Etnografico ha fatto registrare 19mila visitatori mentre il museo Deleddiano 10mila, numeri in crescita esponenziale rispetto al 2022, che se sfruttati a dovere potrebbero garantire alla città un indotto ragguardevole alla città.
MUSEO DEL COSTUME – Fulcro della cultura e delle tradizioni popolari della Sardegna, il Museo del Costume sorge in cima al colle di Sant’Onofrio, in una struttura ideata nel 1957 dall’architetto Antoni Simon Mossa nelle forme di un villaggio sardo ideale. Dal 1972, insieme alla Casa natale di Grazia Deledda, anch’essa nel Capoluogo barbaricino, e alla Collezione Cocco (ospitata nei locali della cittadella dei Musei a Cagliari), l’Etnografico fa parte dell’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico) ed è stato oggetto di un ampliamento da parte della Regione per ospitare in maniera adeguata gli oltre sei mila pezzi delle varie raccolte. Quello che si intraprende attraversando le dieci sale che compongono il Museo è un vero e proprio viaggio nelle tradizioni e nella cultura popolare della nostra Isola: dal lavoro, declinato in tutti i suoi vari aspetti, alla vita quotidiana, passando per le feste religiose e i riti pagani e propiziatori. Ogni aspetto del vivere quotidiano della Sardegna è documentato con un ricco repertorio di arredi, attrezzi da lavoro, strumenti della cultura popolare e relativi capi di abbigliamento. Tra i punti forti del Museo la sala dedicata al Pane, elemento fondante della cultura contadina, cibo sacro delle feste religiose e base dell’alimentazione della civiltà agropastorale sarda, e quella dedicata agli Abiti tradizionali della Sardegna, declinati nelle molteplici varianti locali e ambientati in suggestive scenografie e corredati da vetrine in cui è esposto un’ampio repertorio di copricapi, corpetti, camice, fazzoletti, gioielli e oggetti devozionali quali rosari, reliquiari, medaglie, croci, orecchini, pendenti, anelli, collane, bottoni e spille. Le Maschere Tradizionali del Carnevale barbaricino chiudono il precorso di visita, in uno spazio accessibile dal cortile interno, in cui Thurpos e Eritaju di Orotelli, Boes, Merdules e Filonzana di Ottana, Mamuthones e Issohadores di Mamoiada e Bundu di Orani, campeggiano la scena insieme a un ricco campionario di strumenti musicali tradizionali della Sardegna: tamburi, triangoli, fisarmoniche, organetti, sonagli, corni e launeddas.
MUSEO REGIONALE DELLA CERAMICA SARDA – A breve, sempre l’ISRE, inaugurerà il Museo Regionale della Ceramica Sarda, che inizialmente si concentrerà nel rappresentare la ceramica artistica a partire dal primo 900 sardo, a iniziare dal nuorese Francesco Ciusa fino ai maestri delle scuole d’arte e ai primi ceramisti storici dei più prestigiosi centri dell’isola.
MUSEO DELEDDIANO – Nel cuore dello storico rione di San Pietro, nel 1871 vide i natali la scrittrice premio Nobel Grazia Deledda, lungo la via che oggi è a lei intitolata. Quella in cui abitò fino alle proprie nozze, avvenute nel 1900, è una tipica casa padronale composta da una decina di stanze ripartite su tre livelli, con un ampio cortile di pertinenza cinto da alte mura. Tra il 1997 e il 2000 fu rivisitata secondo le suggestioni derivanti dal romanzo autobiografico Cosima, allo scopo di creare un centro di cultura nel cuore della città, esattamente nell’ambiente vissuto dalla scrittrice da giovane e soggetto di buona parte dei suoi romanzi. Acquistato dal Comune nel 1968, nel 1979 fu ceduto all’Istituto Superiore Regionale Etnografico che nel 1983 ne fece un vero e proprio museo, grazie anche a una generosa donazione di materiale documentario da parte della famiglia Madesani-Deledda.
Al piano terra i sono la grande cucina, con accesso al grande cortile, il salotto e lo studio, che ripropongono quelli della residenza romana della Deledda. Al secondo piano è allestita la stanza dedicata al Premio Nobel, con la medaglia e il diploma, e le immagini del suo conferimento. In un’altra stanza sono esposte opere di artisti nuoresi suoi contemporanei, corredate da brevi apparati e immagini d’epoca: Francesco Ciusa, Antonio Ballero, Giacinto Satta, Sebastiano Satta, Priamo Gallisay, Pasquale Dessanay, ovvero coloro che fecero guadagnare a Nuoro l’epiteto di Atene dei Sardi. In un altro ambiente trova spazio la dispensa con tutte le provviste per la famiglia che vengono sostituite seguendo la stagionalità. Al terzo livello, infine, c’è la stanza da letto, con lo scrittoio, vari cimeli e carte originali del Nobel e la finestra che guarda all’Ortobene. Nell’ultima sala, infine, denominata “Stanza della memoria”, è raccolto un ricco corpus di documenti, oggetti personali, libri, fotografie e ricordi vari della Deledda.
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE GIORGIO ASPRONI – Ubicato nel centro storico cittadino, l’Archeologico è un importante riferimento culturale per il territorio e per l’intra regione. La ricca collezione di reperti archeologici e paleontologici provenienti dal Nuorese racconta la storia dei territori della Barbagia e dell’Ogliastra, dalle loro origini all’età medievale. L’edificio che ospita la sede del Museo è uno dei più importanti palazzi ottocenteschi della città di Nuoro. La struttura in stile neoclassico, appartenuta al grande intellettuale e politico sardo Giorgio Asproni, si apre su un grande giardino, in cui ha sede anche l’ingresso principale del museo. La collezione propone un ampio repertorio che va dalle testimonianze di vertebrati del Monte Tuttavista e della Grotta Corbeddu ai reperti del Paleolitico e del Neolitico. Seguono i materiali riconducibili alle culture dell’età del Rame (Filigosa, Abealzu, Monte Claro, del vaso Campaniforme e di Bonnanaro, a cui si data lo scheletro di Sisaia, ritrovato nell’omonima grotta). Poi si passa ai reperti di epoca nuragica, dall’età del Bronzo a quella del Ferro, provenienti da siti quali Su Tempiesu a Orune e Sa Sedda ‘e Sos Carros a Oliena (di quest’ultima è riproposta una ricostruzione completa in cui sono inseriti i reperti originali). Il percorso espositivo termina con l’età medievale, attestata dagli oggetti provenienti dal Castello della Fava a Posada. Attualmente il museo è interessato da un importante progetto di valorizzazione architettonica che, grazie a innovative tecnologie multimediali, permetterà la messa a punto di un percorso di visita in cui la rilettura degli apparati didattici si legherà a innovative formule di comunicazione, visualizzazioni immersive e ricostruzioni architettoniche 3D.
MAN – Uno dei maggiori poli d’attrazione culturale nuoresi è costituito dal MAN, acronimo di Museo d’Arte provincia di Nuoro. Inaugurato nel 1999 e ubicato a due passi dal Corso Garibaldi, il salotto buono della città, lungo la via che conduce alla piazza Sebastiano Satta, il MAN ha sede in un edificio del XIX secolo su tre livelli, un tempo sede dell’Istituzione Provinciale. In uno spazio di oltre 600 metri quadri è ospitata una parte dell’importante collezione permanente di opere dei maggiori artisti sardi del XX secolo, cui si affiancano periodicamente una serie di esposizioni temporanee, tematiche e storiche, incentrate su pittura, scultura e fotografia. Il primo nucleo della collezione permanente del MAN nasce dall’accorpamento di alcune raccolte pubbliche appartenute alla Provincia, al Comune, all’Ente provinciale per il Turismo e alla Camera di Commercio. La raccolta si è poi arricchita di nuove acquisizioni. Nel 2004 il museo acquisisce autonomia gestionale e si struttura come Istituzione senza personalità giuridica, entrando a fare parte dell’Associazione nazionale dei musei d’arte contemporanea.
SPAZIO ILISSO – Inaugurato nel dicembre del 2019 dalla casa editrice nuorese Ilisso, Spazio Ilisso differisce dai precedenti musei per il fatto di essere a creazione e gestione totalmente privata. Il museo è stato pensato e costruito per celebrare l’attività ultra trentennale della casa editrice nel campo dell’arte in Sardegna, parallelamente al restauro conservativo del pregevole edificio storico che lo ospita, quella che dai nuoresi è conosciuta come Casa Papandrea, dal nome dei precedenti proprietari. Si tratta di un’ampia casa padronale, composta da due corpi di fabbrica, il primo risalente agli inizi dell’800 e il secondo, in stile Liberty, ai primi del ’900, ripartiti entrambi su due livelli e raccordati da un ampio giardino a corte con pozzo; la struttura, dopo l’attento restauro filologico è essa stessa degna di essere visitata in quanto suggestivo manufatto architettonico. In un’ala del piano terra e nello stesso giardino, è esposta una parte della collezione permanente di scultura dei grandi artisti sardi del Novecento: Francesco Ciusa, Costantino Nivola, Salvatore Fancello, Maria Lai, Eugenio Tavolara, Gavino Tilocca e Pinuccio Sciola. L’idea, per citare Giò Ponti, è quella dell’arte nella casa, ovvero di riproporre l’arte in piccoli spazi abitativi, a ricordare che l’arte nasce per le persone e per rendere più armonioso il vivere gli spazi dell’abitare. Il resto del piano terra e quello superiore, invece, sono dedicati alle esposizioni temporanee.
Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna – Assessorato al Turismo, Artigianato e Commercio
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