Addio all’architetto Paolo Portoghesi. Negli anni ’90 dovette rinunciare all’incarico del Piano Urbanistico Comunale di Nuoro

La recente scomparsa, lo scorso 30 maggio, di Paolo Portoghesi, architetto, urbanista, storico e critico dell’architettura, ha rappresentato l’ennesimo colpo d’arresto al dibattito mai sedato, soprattutto in Italia, fra modernità e passato. Arresto che ebbe i suoi inizi già a partire dai primi anni ’90 in Europa, con la scomparsa prematura di James Stirling e poi, con l’improvvisa morte, avvenuta nel ’97, di Aldo Rossi. Quest’ultimo senza dubbio, l’architetto italiano più talentuoso degli ultimi cinquant’anni del secolo scorso, primo architetto italiano a vincere il Premio Pritzker, paragonabile al Premio Nobel per l’architettura.

“Noi – scrive in una nota Gianni Dettori, consigliere comunale di Italia in Comune – , generazione di studenti di architettura di oltre trent’anni fa, ci nutrimmo in parte, di quel dibattito alimentato dalle diatribe, dai progetti, dalle realizzazioni, dei protagonisti della ‘Tendenza italiana’ e di tutti i gruppi romani, da Portoghesi a Purini, sino a toccare le questioni di “metodo”
proposte dai muratoriani, Marconi e Caniggia.

Paolo Portoghesi è stato fra i critici più attivi nei confronti del movimento moderno, motivandone il superamento degli stessi modelli, attraverso le sue numerose pubblicazioni. Gli studi sulla sua Roma Barocca ci hanno fatto innamorare di un momento
storico per l’urbanistica che vede la città come scena teatrale e spettacolo a cielo aperto.

Paolo Portoghesi è noto localmente alla città di Nuoro, per essere stato incaricato nei primi anni ’90 alla redazione del Piano Urbanistico Comunale. Le criticità emerse fin da subito, soprattutto di ordine politico, lo costrinsero a lasciare l’incarico. Il Piano fu approvato più tardi, ma con promessa di rimetterci mano prima possibile. Problematiche legate ai vincoli del quartiere Sant’Onofrio, di Preda Istrada a parti di città imbrigliate da una pianificazione sommaria e mai ripresa in mano, pesano come un macigno per lo sviluppo del capoluogo. La chiusura di numerosi edifici a funzione specialistica come Musei, Luoghi per lo spettacolo, Università, Consorzio Agrario, Banca d’Italia, l’assenza totale di Servizi per il Turismo, di Servizi igienici pubblici (oggi la priorità pare sia il Concorso per il “Logo” della città), aggravano la situazione.

Ci si aggiunge inoltre l’abbandono abitativo del nucleo matrice di San Pietro (che si traduce in degrado) poiché non incentivato. La regione di Testimonzos che attende una risoluzione (ho lasciato in eredità a fine mandato numerosi incontri con i portatori d’interesse per quest’area), Sa Corra Cherbina e tutti questi aspetti irrisolti, rendono ancor più fallimentare l’azione pianificatoria e quindi lo sviluppo urbano.

Insomma, la rinuncia di Paolo Portoghesi ad occuparsi del capoluogo, appare oggi più che mai comprensibile”.

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Published by
Salvatore