La Sanità pubblica rischia il crac: servono 5miliardi per riattivarla

Se la Sanità pubblica vorrà evitare il rischio di un default è necessario che il Governo metta mano al portafogli con una iniezione di fondi miliardaria tale da rimpinguare le casse delle Regioni, svuotate dagli esborsi sostenuti per fare fronte, prima all’emergenza Covid e poi ai rincari dei costi energetici. E senza dimenticare di riportare a un buon livello il Fondo Sanitario Nazionale rimettendo indietro le lancette, quanto meno al 2020 quando il suo rapporto con il Pil era al 7,5%. A indicare la strada per evitare guai è l’assessore alle Politiche per la Salute dell’Emilia-Romagna e coordinatore della commissione Salute delle Regioni Raffaele Donini  che rilancia la palla nel campo dell’Esecutivo.  Se la Sanità pubblica vorrà evitare il rischio di un default è necessario che il Governo metta mano al portafogli con una iniezione di fondi miliardaria tale da rimpinguare le casse delle Regioni che rilancia la palla nel campo dell’Esecutivo.
«Per evitare il crac – argomenta parlando su Rai News 24 – serve innanzitutto la consapevolezza politica di far tornare la Sanità centrale rispetto all’agenda del Governo e di tutti i partiti che oggi si confrontano in Parlamento. Poi – inizia a fare i conti – servono almeno 5 miliardi: 3,8 di spese Covid non rimborsate alle Regioni nel 2021 e che ancora gravano sui nostri bilanci e 1,4 per i costi energetici non rimborsati per il 2022» perché la loro impennata “ha colpito prevalentemente le Regioni che hanno una Sanità pubblica molto diffusa e molto estesa sul territorio”. «Quindi, messa sul piatto la ragguardevole cifra, la strada verso la salvezza della sanità universalistica passa, a giudizio di Donini, per l’aumento del Fondo Sanitario Nazionale che porti l’Italia a quanto era nel 2020», cioè a quando il Fondo era pari «al 7,5% del Pil. Sarebbero circa 4 miliardi all’anno almeno in cinque anni, da qui al 2027 – osserva – per raggiungere quello che eravamo nel 2020: oggi stiamo scivolando pericolosamente da qui al 2025 al 6% del Pil». Cosa da evitare assolutamente per l’assessore emiliano-romagnolo tanto che la sua Regione ha già pronta una  «proposta di legge che avanzeremo entro l’estate, al massimo a settembre» e che giudica proprio il sostegno per le spese per il Covid e i costi energetici non rimborsati e l’adeguamento del fondo sanitario, come punti  “indispensabili. È una proposta di legge che come Emilia-Romagna avanzeremo – assicura – e speriamo che altre Regioni ci possano accompagnare” su questa strada che «prevede anche l’eliminazione di questo odiosissimo tetto di spesa al personale dipendente che oggi si somma al fatto che già non ci sono medici e infermieri a sufficienza e in più molte Regioni hanno anche il limite di poterli assumere».

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Sonia