«I peccati si confessano in confessionale, vengono assolti e si riceve anche una sanzione nella segretezza del sacramento. Ma i reati sono un’altra cosa. Ma la pedofilia non è solo un peccato: è un reato che deve essere denunciato, senza se e senza ma, a voce alta con nitidezza. Ringrazio il Signore per avermi aiutato e la comunità per avermi accettato». Così padre Paolo Contini ha concluso la sua prima messa, domenica, nella parrocchia della Beata Vergine Immacolata di Ghilarza.
Il sacerdote ha rivelato in una chat di fedeli di aver subito abusi sessuali quando frequentava il seminario minore dei francescani. Le sue parole al termine della celebrazione, riprese dai quotidiani locali, hanno avuto l’effetto di ottenere un lungo applauso da parte dei fedeli in chiesa.
«Avevo 14 anni quando l’incubo ebbe inizio – racconta padre Contini – e per anni ho dovuto subire inaudite violenze. In seguito alla mia prima denuncia, il pedofilo è stato “condannato” a due o tre mesi da trascorrere in Terra Santa. Al suo ritorno, la sua diocesi lo ha promosso parroco di una parrocchia balneare, dove ogni anno transitano migliaia di bambini».
Nel frattempo l’arcivescovo di Oristano, monsignor Roberto Carboni, in una nota, fa sapere che «il sacerdote a cui si attribuiscono gli abusi non è un sacerdote dell’Arcidiocesi di Oristano ma di un’altra diocesi della Sardegna. Padre Contini, a suo tempo, è stato da me accolto, ascoltato con attenzione e incoraggiato a formalizzare la sua segnalazione-denuncia; quindi, mi sono messo in comunicazione, così come prevede il Vademecum della Congregazione per questi casi (n.22) – spiega -con il vescovo dell’altra diocesi dove vive il sacerdote segnalato, a cui si attribuiscono gli abusi. È iniziato così, secondo le Linee guida del Servizio Protezione Minori e il Vademecum del Dicastero per la Dottrina della fede, l’iter previsto in questi casi. Il Dicastero della Dottrina della Fede – osserva – ha fatto le sue valutazioni sul caso e sui documenti presentati e ha ritenuto, in prima istanza, di archiviare il caso, sia per il tempo trascorso dai fatti (circa 30 anni) sia per altre considerazioni sulla documentazione. Padre Contini non ha accolto il Decreto del Dicastero e ha valutato non congrue le pene canoniche che sono state date al sacerdote segnalato e ha voluto impugnare la sentenza. La Congregazione ha accolto il suo ricorso e ha deciso di istruire un nuovo processo che verrà celebrato prossimamente», conclude il vescovo.
Comunque il sacerdote sottolinea di non aver mai perso la fede. «La mia non è una battaglia contro la Chiesa. Amo la Chiesa, la servo convintamente e voglio continuare a servirla fino all’ultimo giorno della mia vita terrena. La Chiesa è un corpo sano in cui possono sorgere cellule cancerogene: i pedofili».
Il Sacerdote ha annunciato che inizierà un processo penale nel quale sarà impegnato con “anima e cuore”.