OTTANA – Da oltre quattro anni, ormai, un’area che quest’anno potrebbe sfiorare i 100mila ettari del territorio di 26 comuni della Sardegna Centrale è sotto assedio delle cavallette. Allevatori e agricoltori sono in ginocchio e, a oggi, non hanno visto un centesimo di ristori per i danni subiti alle coltivazioni e, di riflesso agli allevamenti, dal momento che gran parte delle colture sono volte alla produzione di foraggio e di mangimi. Per non parlare delle produzioni orticole, praticamente azzerate.
GLI ALLEVATORI – E mentre la Regione si affanna a snocciolare i dati sull’impegno profuso nella lotta alle locuste, al numero di uomini in campo (oltre 200) per la localizzazione dei punti di schiusa delle uova e dell’irrorazione degli insetticidi (sono 40 i mezzi in campo), gli agricoltori, esclusi da ogni tipo di tavolo tecnico e dalle strategie da adottare, assistono impotenti al tracollo delle proprie attività.
Abbiamo sentito in proposito alcuni operatori della zona che, persa ormai la pazienza, rilevano con fredda lucidità «l’incapacità delle forze in campo ad affrontare il problema e l’improvvisazione di chi le gestisce, che anno dopo anno stanno portando alla rovina un intero territorio»
«Nonostante i proclami – si sfoga uno degli allevatori intervistati -, anche quest’anno si sono mossi in ritardo. Si doveva intervenire a settembre invece hanno atteso marzo per muoversi. I terreni andavano arati già in autunno, invece loro non vogliono, perché dicono che in questo modo si distrugge la flora autoctona. Poi ci sono di mezzo anche tutti i vincoli per le aziende che operano nel biologico. Ma se questo è il problema, sarebbe stato comunque utile arare i terreni “lavorabili”, almeno li si sarebbe arginato il fenomeno, non sarebbe stato risolto ma almeno ridotto in parte. Invece, la Regione e gli enti preposti, hanno preferito far finta di nulla e in oltre quattro anni hanno fatto si che l’invasione dilagasse e divenisse ormai ingestibile. È evidente che dietro tutto questo ci sono troppi interessi economici da salvaguardare».
«Quest’anno – spiega un vicino di terreno – non ho seminato il mais con cui producevo il mangime per le mie pecore e le mie mucche, quello che resta del foraggio, poi, falciato in anticipo per paura che le cavallette divorassero anche quello, non basterà e dovrò comprarne da fuori, così come dovrò comprare il mangime. Non posso fare nemmeno l’orto, che avrebbe aiutato non poco l’economia della mia famiglia, perché verrebbe divorato prima ancora di produrre. Però i dirigenti di Argea e Laore ci dicono di avere pazienza, che “d’altronde nemmeno le zanzare sono state ancora debellate”. Vorrei vedere loro se, come noi, si trovassero a far mancare il pane alle loro famiglie, ma loro sono tranquilli, a fine mese a loro non viene certo meno stipendio».
«Non ci hanno mai ascoltato e continuano a non ascoltarci – sbotta un altro agricoltore – dicono che non serve arare i terreni, però quando arrivano qua pretendono di passare solo in quelli arati, perché è più facile… poi irrorano gli insetticidi, ma solo sulle strade, sulle cunette e intorno ai terreni. E il resto della superficie, quello dove per passare ti devi farti largo tra le sterpaglie? Quello lo lasciano in pasto alle locuste… Noi questo punto non vogliamo indennizzi – provoca – che tanto non arriveranno o se arriveranno arriveranno quando avremo fatto i bagagli e saremo andati via da qua, vogliamo che venga risolto il problema. Temiamo che si ripeta quanto accaduto per la lingua blu o altre piaghe del genere, che a causa degli incentivi non si vedeva mai la fine.
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Sulla questione interviene anche Rita Zaru, sindaco di Noragugume che denuncia: «Se non abbattiamo le cavallette prima che volino arriveranno nei centri abitati ponendo un problema di ordine sanitario. Abbiamo solo 10 giorni di tempo e le macchine irroratrici di disinfestante fanno circa 40 interventi al giorno, ma ce ne vorrebbero almeno 80. Come sindaco cerco di placare gli animi ma gli allevatori sono esasperati, è a rischio la tenuta sociale: ancora non hanno visto 1 euro di ristori e si prefigura un’altra disfatta».
“Anziché partire in autunno con la movimentazione delle terre, unico strumento efficace per combattere le locuste, si è intervenuti ancora una volta in ritardo – incalza Alessandro Serra, direttore Coldiretti Nuoro-Ogliastra – la Regione ci ha riempito di studi di settore totalmente inefficaci quando noi dicevamo dall’inizio che con 8 o 10 milioni di euro investiti sull’aratura del 60% del terreno, avremmo potuto parlare di altri numeri. La Regione pensi a erogare i ristori subito perché in 5 anni i lavoratori non hanno visto quasi niente”.
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