Un pubblico numeroso ha partecipato al convegno promosso dal Comitato per la difesa della Sanità Pubblica nell’Oristanese, tenutosi venerdì 5 maggio nella sala consiliare del Comune al palazzo degli Scolopi di Oristano. Presenti cittadini, pazienti con le associazioni, operatori sanitari, amministratori locali. «La malattia non aspetta – si è detto – più passa il tempo e più nostri pazienti e amici ci lasciano, spesso quando facciamo notare i tempi lunghi delle liste di attesa ci viene risposto, “Vi curiamo gratis, andate in America″. Molti di noi per assistere un famigliare malato hanno dovuto rinunciare al lavoro». «Occorre anche un supporto, aiuto ai famigliari dei pazienti, perché un malato in casa grave, fragile o disabile ha bisogno di assistenza continua, non sempre siamo in grado di intervenire».
Un paziente autistico, sempre presente alla manifestazione e alle varie iniziative ha affermato: «Dobbiamo organizzare più spesso manifestazioni di fronte alla Regione, come abbiamo fatto altre volte, ma prima dobbiamo partire dalla sensibilizzazione dei territori. Per noi autistici la chiusura del reparto a Cagliari è un dramma».
Un grido di aiuto, rivolto l’anno scorso anche a Nuoro, nell’incontro con il sottosegretario Costa e l’ex assessore Nieddu che si ripete, nell’indifferenza totale delle istituzioni e della politica che ancora oggi non hanno risolto la situazione.
Sono stati confrontati i servizi sanitari del Nord con quelli del Sud Italia e evidenziato come nel Settentrione sia presente maggiore efficienza, mentre in Meridione e in Sardegna esistono numerose distorsioni: c’è una disparità, occorre sapere come il servizio sanitario viene finanziato. I medici di base non sono sufficienti, spesso devono assistere pazienti di cinque o sette paesi, sono stati burocratizzati e viene meno l’umanizzazione nel rapporto con gli assistiti. Primari e dirigenti medici ospedalieri devono far rientrare i conti, anch’essi diventano burocrati, questa è la conseguenza della mancanza del turnover.
Abbiamo assistito alla chiusura di alcuni reparti dell’ospedale di Oristano, al depotenziamento di altrettanti a Nuoro, mentre diventano più efficienti gli ospedali di Cagliari e Sassari, senza considerare la situazione delle zone interne, nel centro Sardegna, dove la pandemia ha aggravato l’inefficienza dei servizi.
Non sono mancati riferimenti alla riforma sull’autonomia differenziata, alle conseguenze sul servizio sanitario nell’Isola, i territori e comuni sono in sofferenza per mancanza di strutture sanitarie, la situazione si scontra con la Costituzione, che sancisce il diritto alla salute come priorità fondamentale, non commerciale e si estende a tutti, il diritto all’uguaglianza: tutti i cittadini sono uguali e hanno gli stessi diritti anche alle cure mediche. Con l’autonomia differenziata verrebbe meno questo diritto, si crea nel nostro paese una frantumazione e una disparità tra regioni e territori, si indeboliscono i ceti meno abbienti perché alle regioni del Nord Italia arriveranno più finanziamenti per i servizi sociali.
La sanità privata deve integrare quella pubblica, mentre invece la sostituisce, coi molti finanziamenti de riceve, come il Mater Olbia, occorre puntare sulla competenza e professionalità nel pubblico, dove non c’è un progetto a lunga scadenza si lavora sull’emergenza.
È stato rivolto, infine, un appello ai politici, sindaci, in sostegno alle battaglie dei territori, per un loro intervento affinché il diritto alla salute venga rispettato e garantito.
F.Nieddu